Def, Commercialisti: “Ora interventi per il ceto medio”
La categoria professionale in audizione parlamentare propone di modulare, in funzione delle risorse disponibili, un ampliamento del secondo scaglione di reddito, quello con aliquota al 35%, da 50 mila a 70 mila euro
“Siamo consapevoli che la situazione attuale non consente molti margini di manovra. Nella speranza che gli sforzi profusi dal governo consentano un miglioramento del quadro macroeconomico in corso d’anno, riteniamo di fondamentale importanza il rifinanziamento di interventi, già previsti per l’anno in corso, quali il taglio del cuneo fiscale a favore dei lavoratori dipendenti con redditi fino a 35 mila euro, la riduzione dell’Irpef per i contribuenti con redditi fino a 28 mila euro nonché la super-deduzione per le nuove assunzioni di lavoratori dipendenti a tempo indeterminato. Inoltre, compatibilmente con le ulteriori risorse eventualmente disponibili, le misure fiscali che riteniamo prioritarie riguardano interventi a favori del ceto medio e i bonus edilizi”.
È quanto affermato oggi dal Consiglio nazionale dei commercialisti nel corso di un’audizione parlamentare sul DEF. La delegazione dei professionisti, composta dalla Consigliera nazionale Rosa D’Angiolella e da Pasquale Saggese, coordinatore dell’area fiscalità della Fondazione nazionale della categoria, ha anche affermato di ritenere “necessari anche una più stabile e duratura politica di incentivazione dei nuovi investimenti di imprese e professionisti nonché, più in generale, il completamento della fase di attuazione della riforma fiscale che rappresenta, senza dubbio, uno snodo fondamentale per migliorare l’attrattività e la competitività del nostro Paese”.
In tema di aliquote Irpef, D’Angiolella ha sostenuto che “un eventuale intervento a favore del ceto medio, da modulare in funzione delle risorse disponibili, potrebbe interessare un ampliamento del secondo scaglione di reddito, quello con aliquota al 35%, da 50 mila a 70 mila euro”. “Tale misura – ha spiegato – risulterebbe neutra rispetto alle varie tipologie di reddito e, pertanto, rispetterebbe il principio di equità orizzontale. L’intervento avrebbe certamente un costo, ma sarebbe comunque contenuto entro un limite massimo di 160 euro per contribuente (pari alla riduzione di imposta dell’8% su un massimo di 20 mila euro), per cui è certamente da preferire rispetto a un’eventuale riduzione dell’aliquota del 43%, che avrebbe costi decisamente più elevati, in quanto a beneficiare della minore aliquota sarebbe in tal caso l’intera quota di reddito eccedente i 50 mila euro anziché soltanto quella da 50 mila a 70 mila euro. L’intervento, inoltre, potrebbe essere graduato nel tempo, incrementando la soglia massima dello scaglione di reddito a cui applicare il 35%, via via che le risorse si rendano disponibili”.
Sui bonus edilizi, D’Angiolella ha sottolineato come “la fine della stagione del Superbonus al 110% a vantaggio di tutti è certamente condivisibile, ma la critica preconcetta per meccanismi tecnici quali lo sconto in fattura e la cessione del credito d’imposta non appare condivisibile. Pare ragionevole ipotizzare – ha aggiunto – un utilizzo ulteriore delle risorse del PNRR per una loro riproposizione mirata alla riqualificazione degli edifici scarsamente performanti sotto il profilo dell’efficienza energetica e a beneficio delle fasce di contribuenti meno abbienti”.