Reddito di cittadinanza: da Confprofessioni dubbi su coordinamento tra Stato, Regioni e Comuni
In audizione in Commissione Lavoro del Senato, il presidente Gaetano Stella sollecita il coinvolgimento delle parti sociali nelle politiche attive e di sostegno al reddito. «Rilanciare gli sportelli del lavoro autonomo nei centri per l'impiego»
«Le misure di sostegno al reddito e di contrasto alla povertà possono certamente rappresentare una spinta alla crescita del Paese, ma la loro efficacia dipende essenzialmente dalla capacità di coordinamento tra Stato, Regioni e Comuni, sulla quale nutriamo forti dubbi». In audizione davanti alla Commissione Lavoro del Senato, il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, mette in evidenza i punti critici del decreto sul reddito di cittadinanza: governance, politiche attive e incentivi all’occupazione.
«In Italia il coordinamento tra i livelli strategici di intervento nella gestione delle politiche attive e delle misure di lotta alla povertà e alla disoccupazione è risultato sempre inefficace», sottolinea Confprofessioni. «Ancora oggi c’è una oggettiva esigenza di integrazione tra soggetti coinvolti nei vari piani per evitare quella torre di Babele, alla quale il decreto sul reddito di cittadinanza non dà risposte chiare».
«Occorre quindi un ripensamento delle politiche attive e di sostegno al reddito e all’inclusione, coinvolgendo a pieno titolo le parti sociali che sono l’espressione delle realtà produttive che operano nei singoli territori» sostiene Stella, che indica la strada per la semplificazione e il dialogo tra istituzioni e mondo del lavoro. «Basterebbe, per esempio, attivare gli sportelli del lavoro autonomo all’interno dei centri per l’impiego, come previsto dal Jobs act sul lavoro autonomo, la cui gestione può anche essere affidata alle associazioni di categoria, con l’attribuzione di una molteplicità di compiti».
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