Equo compenso, Confprofessioni: dal Tar Lazio la risposta ai dubbi dell’Anac
Il presidente Stella richiama la recente sentenza dei giudici amministrativi laziali per ribadire che la legge 49/2023 non è in contrasto con i principi concorrenziali del diritto europeo e si deve applicare anche ai servizi di architettura e di ingegneria
«La disciplina sull’equo compenso si applica anche ai servizi di architettura e di ingegneria ed è compatibile con i principi di libera concorrenza stabiliti dal codice dei contratti pubblici. È quanto afferma una recentissima sentenza del Tar Lazio (n. 8580 del 30 aprile 2024) che chiude definitivamente la questione sollevata dall’Anac sulla presunta incompatibilità della legge 49/2023 nelle procedure di affidamento dei servizi di progettazione». Così il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, interviene per mettere la parola fine alle polemiche suscitate dalla nota inviata lo scorso aprile dall’Autorità anticorruzione alla Cabina di Regia per il Codice dei contratti pubblici presso la presidenza del Consiglio e ai ministeri dell’Economia e delle Infrastrutture.
«Dopo il Tar del Veneto, anche il Tar del Lazio sottolinea chiaramente che non esiste alcun contrasto tra la legge dell’equo compenso e la libertà di stabilimento o il diritto di prestare servizi in regime di concorrenzialità pervisti dalle normative europee» chiarisce Stella. «Siamo di fronte a continui tentativi di delegittimare una legge dello Stato, nata per tutelare i liberi professionisti nei rapporti con i contraenti forti del mercato e con la Pubblica amministrazione, in virtù di un’asserita incompatibilità della disciplina dell’equo compenso con il principio di libera concorrenza stabilito dal Codice dei contratti», aggiunge Stella. «L’Anac confonde equo compenso e tariffe, sostenendo che la rimozione di quest’ultime favorirebbe i giovani, ma i dati dimostrano che la forbice reddituale tra professionisti senior e giovani si è ampliata proprio dopo l’abolizione delle tariffe».
«Come hanno fatto notare i giudici amministrativi laziali, la disciplina sull’equo compenso, oltre a riconoscere un’adeguata remunerazione per le prestazioni rese dal professionista, contribuisce a evitare che il libero confronto competitivo comprometta gli standard professionali e la qualità dei servizi da rendere a favore della pubblica amministrazione», conclude Stella. «Crediamo dunque che la sentenza del Tar Lazio sia la risposta migliore alla richiesta di un intervento interpretativo richiesto dall’Anac per consentire una corretta e uniforme applicazione dell’equo compenso a tutela di tutti i professionisti, soprattutto i più giovani».