Occupazione, l’impatto dell’IA non spaventa gli italiani
Secondo un sondaggio condotto dall’Istituto Piepoli, solo 1 italiano su 4 preferirebbe rivolgersi a un professionista generato dall’IA piuttosto che a un Consulente “reale”
Nel Belpaese c’è ottimismo rispetto al futuro del lavoro. Secondo un sondaggio demoscopico condotto dall’Istituto Piepoli sull’apporto che l’intelligenza artificiale può dare al proprio lavoro, solo 1 italiano su 3 (35%) pensa che questa possa alleggerire le attività più dispendiose e solo 1 su 4 (28%) opterebbe per le consulenze fornite da un professionista generato dall’IA al posto di un vero Consulente.
Ben il 61% degli intervistati, inoltre, ritiene necessaria una regolamentazione del lavoro gestito con questa nuova tecnologia, rispetto alla quale sarebbe utile seguire (per il 56% del campione) corsi di formazione che educhino all’utilizzo. A chiederlo sono soprattutto i giovani tra i 18 e i 34 anni (66%).
Inoltre, il 24% degli italiani intervistati ritiene che nei prossimi sei mesi il numero delle persone occupate aumenterà e il 50% considera stabili livelli retributivi e potere d’acquisto.
Solleticati, poi, sull’offerta economica, 8 italiani su 10 (77%) preferiscono avere un’occupazione regolare piuttosto che una in nero, anche se una fetta del campione intervistato (17%) sarebbe disposta, a fronte della stessa tipologia di attività lavorativa, ad accettare un lavoro irregolare se retribuito maggiormente.
Tra gli altri aspetti analizzati dall’Istituto Piepoli anche quello relativo agli incidenti sul lavoro: il 51% si ritiene più che informato sulle misure di prevenzione agli incidenti sul lavoro contro un 36% poco informato, che nella maggior parte dei casi risiede al Sud e ha più di 54 anni. Una scarsa informazione che, in parte, dipende anche dalle imprese, che per il 39% dei soggetti intervistati dedicano poca attenzione al tema.