TIA: per il sopralluogo dei verificatori basta il consenso del contribuente

In tema di TIA, i dipendenti comunali o il personale operante a convenzione accedono all'immobile del contribuente col consenso espresso o tacito (supposto) del medesimo, con la conseguenza che essi non hanno bisogno di autorizzazione specifica da parte del Sindaco, e l'eventuale preavviso corrisponde a ragioni di mera opportunità o cortesia, sicché la sua mancanza non determina l'invalidità della procedura, tipizzata dal consenso dell'interessato. Lo ha ribadito la Corte di Cassazione con la sentenza n. 21063 del 7 agosto 2019. IL FATTO Il caso trae origine da una sentenza con cui la Ctr della Liguria ha respinto l'appello proposto da un avvocato contro la decisione di primo grado che aveva, a sua volta, rigettato l'impugnazione del legale avverso una fattura emessa nei suoi confronti dalla concessionaria del servizio di gestione dei rifiuti per il pagamento della Tia 2006 in relazione ai locali adibiti a suo studio professionale. La Ctr ha ritenuto infondati i motivi di gravame che lamentavano l'omessa, preventiva comunicazione dell'accesso dei verificatori venuti a misurare la superficie dei locali, rilevando che il contribuente non aveva fornito alcuna prova atta a smentire l'accertamento del primo giudice, secondo il quale era stato egli stesso ad autorizzare l'accesso per iscritto, mentre ha dichiarato inammissibili, l'uno per difetto di specificità e l'altro per violazione del divieto dei nova in appello, le doglianze volte, rispettivamente, a contestare la correttezza della misurazione eseguita e la debenza dell'Iva sulla fattura. LA DECISIONE DELLA CORTE DI CASSAZIONE La Corte di Cassazione ha confermato la correttezza dell'operato da parte della Ctr. Invero, ad avviso degli Ermellini legittimamente quest'ultima ha ritenuto che, avendo la Ctp accertato che il contribuente aveva prestato il proprio consenso all'accesso per iscritto, fosse onere dello stesso fornire in appello prova atta a smentire tale accertamento. Inoltre, il mancato preavviso al contribuente almeno cinque giorni prima della verifica, costituisce vizio procedurale non sanzionato a pena di nullità dell'accertamento. Causa di nullità dell'atto possono essere solo quelle irregolarità così sanzionate dalla legge o, in difetto di una specifica comminatoria, quelle gravemente lesive di specifici diritti o garanzie nei confronti del contribuente da impedire qualsivoglia effetto da parte dell'atto cui sottostanno. Nella specie, peraltro, i giudici tributari hanno ritenuto superata la mancanza dell'avviso dal successivo consenso prestato dal contribuente all'accesso; conclusione condivisa dalla Cassazione, posto che l'attività amministrativa di accertamento in tema di tributi, pur dovendo svolgersi nel rispetto delle previste cautele per evitare arbitri e violazione dei diritti fondamentali del contribuente, non è retta dal principio del contraddittorio. Invero, come già ripetutamente affermato dalla Suprema Corte, i dipendenti comunali o il personale operante a convenzione accedono all'immobile del contribuente col consenso espresso o tacito (supposto) del medesimo, con la conseguenza che essi non hanno bisogno di autorizzazione specifica da parte del Sindaco, e l'eventuale preavviso corrisponde a ragioni di mera opportunità o cortesia, sicché la sua mancanza non determina l'invalidità della procedura, tipizzata dal consenso dell'interessato (Cass. n. 131230/09, 4568/010). Infine, la Cassazione chiarisce che nel processo tributario d'appello, la nuova difesa del contribuente, ove non sia riconducibile all'originaria "causa petendi" e si fondi su fatti diversi da quelli dedotti in primo grado, che ampliano l'indagine giudiziaria ed allargano la materia del contendere, si traduce in un motivo aggiunto e, dunque, in una nuova domanda, vietata ai sensi degli artt. 24 e 57 del d.lgs. 31 dicembre 1992, n. 546 (Cass. nn. 13742/015, 27562/2018). Nella specie, pertanto, la Ctr ha correttamente ritenuto che la questione concernente l'inapplicabilità dell'Iva alla Tia, proposta per la prima volta in appello, si risolvesse in una nuova censura all'atto impositivo, che doveva essere fatta valere col ricorso introduttivo del giudizio.

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