Il Consiglio dei Ministri del 20 giugno ha approvato il decreto legge elaborato dai Ministri delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, e dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin sulle materie prime critiche di interesse strategico. La notizia del varo del provvedimento era stata anticipata la settimana scorsa nell’ambito di una interrogazione in Commissione Attività Produttive alla Camera dei Deputati ed il decreto è stato condiviso con le Regioni interessate ed è volto a rispondere in modo uniforme alle richieste che provengono dall'Unione europea con particolare riferimento al Regolamento (UE) n. 2024/1252 (Critical Raw Materials Act) entrato in vigore il 23 maggio 2024. Si adegua così la normativa nazionale al quadro comunitario con la finalità di realizzare gli obiettivi previsti nel regolamento UE (che, come è stato ricordato in conferenza stampa è direttamente esecutivo ragion per cui si è utilizzato lo strumento giuridico del decreto) per consentire all’Europa di essere sempre più autonoma sulle materie prime che servono alla tecnologia green e alla tecnologia digitale, cioé a vincere la sfida della duplice transizione in cui si è impegnati in prima linea anche con il piano Transizione 5.0 che fornirà alle imprese un sostegno importante per innovare la loro attività produttiva ed essere più competitivi. Si tratta di un nuovo approccio di sistema all'approvvigionamento delle materie prime strategiche, si rimarca. Perché le materie prime critiche sono strategiche Va ricordato, così come evidenziato sul sito del MASE (Ministero Ambiente e della Sicurezza Energetica), come le materie prime critiche sono quelle di importanza economica caratterizzate da alto rischio di fornitura. Molte "materie prime critiche" sono essenziali per lo sviluppo di settori strategici quali le energie rinnovabili, la mobilità elettrica, le tecnologie digitali e dunque fondamentali per attuare la transizione ecologica ed energetica, sviluppando al contempo innovative filiere industriali nazionali. Va ancora evidenziata la vulnerabilità delle catene del valore legata alla dipendenza dalle forniture di Paesi terzi e ai rischi che le tensioni geopolitiche in atto possano indebolire l’accesso a consolidate catene di fornitura extra UE. I fabbisogni di materie prime critiche per la produzione di motori elettrici, batterie, accumulatori, elettrolizzatori, turbine eoliche, chips, pannelli fotovoltaici, si rimarca, aumenteranno notevolmente nei prossimi anni. É anche da evidenziarsi come nel nostro Paese nel maggio del 2023 sia stato attivato il “Tavolo nazionale per le materie critiche” promosso nel nuovo format dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy e dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, con tutti gli attori pubblici e privati, per compenetrare le esigenze del sistema produttivo con gli obiettivi del rispetto ambientale, in una strategia Paese che determini anche le scelte europee e occidentali per l’autonomia strategica. L’ Italia, nel settembre 2023, ha poi aderito alla Minerals Security Partnership, iniziativa lanciata a giugno dall’Amministrazione Usa per promuovere l’estrazione etica e rafforzare le partnership tra Paesi “amici” lungo le catene di approvvigionamento del settore Cosa prevede il regolamento UE Critical Raw Materials Act Il Regolamento (UE) n. 2024/1252 istituisce un quadro teso a garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime critiche. Gli obiettivi sono quelli di aumentare e diversificare l'approvvigionamento di materie prime critiche dell'UE, rafforzare la circolarità, compreso il riciclaggio e sostenere la ricerca e l'innovazione in materia di efficienza delle risorse e sviluppo di sostituti. Come sottolinea un recente approfondimento di Assonime, questo provvedimento si inserisce nell’ambito di una più ampia e articolata strategia della Commissione volta a contrastare l’attuale sovraesposizione dell’industria europea al rischio di interruzioni dell’approvvigionamento e per ridurre, più in generale, le dipendenze strategiche da Paesi terzi (la Cina fornisce il 100% dell'approvvigionamento di elementi delle terre rare pesanti nell'UE, la Turchia fornisce il 98% dell'approvvigionamento di boro dell'UE, il Sud Africa fornisce il 71% del fabbisogno di platino dell'UE) contribuendo alla creazione di un contesto normativo favorevole alla competitività del sistema economico europeo, nonché ad aumentare la produzione di tecnologie chiave a emissioni zero per consolidare le catene di approvvigionamento di energia pulita. Rientrano nell’ambito di questa strategia di politica industriale europea, tra gli altri, anche il Regolamento sull’industria a zero emissioni nette (Net Zero Industry Act, NZIA), adottato il 27 maggio 2024, e il Regolamento relativo alle batterie e ai rifiuti di batterie (Regolamento (UE) 2023/1542), che trova applicazione dal 18 febbraio 2024. Si distingue tra materie prime strategiche e critiche, evidenzia ancora la Nota di Assonime. Le materie prime strategiche (17) sono input fondamentali per la realizzazione di beni ad alto contenuto tecnologico di largo consumo che, oltre al loro valore d’uso, hanno una funzione centrale nel conseguimento di obiettivi cruciali della politica industriale dell’Unione europea (principalmente la doppia transizione, verde e digitale). Molte materie prime strategiche sono necessarie per la produzione di smartphone, tablet, e computer; impieghi significativi di questi input sono necessari anche nell’industria della difesa e dell’aerospazio, nella produzione di elettrolizzatori, pannelli solari, turbine. Oltre alle materie prime strategiche, l’elenco delle materie prime critiche (34) ricomprende le materie prime che assumono grande importanza per l’intera economia dell’Unione, per le quali esiste un rischio elevato di perturbazione dell’approvvigionamento suscettibile di falsare la concorrenza e di frammentare il mercato interno. Negli elenchi allegati al CRMA sono riportate le materie prime strategiche e le materie prime critiche, elenchi che saranno riaggiornati entro il 24 maggio 2027. Il Regolamento fissa una serie di obiettivi per il 2030: - almeno il 10% del consumo annuo dell’Ue deve provenire da estrazioni all’interno dell’UE; - almeno il 40% del consumo annuo dell'UE deve provenire da trasformazione all'interno dell'UE; - almeno il 25% del consumo annuo dell'UE deve provenire da riciclaggio interno; - non più del 65% del consumo annuo dell'Unione di ciascuna materia prima strategica in qualsiasi fase pertinente della trasformazione può provenire da un unico paese terzo. Cosa prevede il decreto sulle materie prime critiche di interesse strategico Il decreto definisce, nelle more di una disciplina organica del settore delle materie prime critiche, misure urgenti finalizzate a garantire un approvvigionamento urgente, sicuro e sostenibile delle materie prime critiche considerate “strategiche”. Come è stato illustrato in conferenza stampa dopo il Consiglio dei Ministri il provvedimento da una parte analizza la domanda e i fabbisogni del Paese grazie ad attività di monitoraggio delle catene di approvvigionamento e dall'altra incentiva l'offerta di materie prime. Con queste finalità viene avviato un programma nazionale di esplorazione, vengono semplificate le procedure autorizzative e rafforzato e indirizzato il Fondo Nazionale del Made in Italy, che ha una dotazione iniziale di un miliardo di euro come previsto nel disegno di legge sul Made in Italy. Infine, il decreto si pone anche l'obiettivo di elaborare sistemi di monitoraggio in caso di perturbazione dell'approvvigionamento. Procedendo ad un maggior livello di dettaglio si dispone che quando è presentata presso la Commissione UE una domanda di riconoscimento del carattere strategico di un progetto di estrazione, trasformazione o riciclo delle materie prime strategiche, da attuarsi sul territorio nazionale, il Comitato interministeriale per la transizione ecologica (CITE) si pronuncia sulla sussistenza di eventuali motivi ostativi entro 60 giorni dalla trasmissione del progetto da parte della Commissione UE, sentita la Regione interessata dal progetto. Il rifiuto di riconoscimento può essere opposto, nell’ambito del procedimento instaurato dal promotore presso la Commissione UE, solo se dall’esame della domanda presentata dal promotore emerge un concreto rischio per la sicurezza nazionale, ovvero risulta che gli acquirenti dei prodotti del progetto potenziali non si trovano in tutto o in parte in Italia o che gli effetti sulla disponibilità di materie prime strategiche per gli utilizzatori a valle sono nulli per l’Italia. Si istituiscono poi presso il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica il Punto unico nazionale di contatto e termini massimi per il rilascio delle autorizzazioni di coltivazione di giacimenti di materie prime critiche strategiche e presso il Ministero delle imprese e del made in Italy il Punto unico nazionale di contatto e termini massimi per il rilascio delle autorizzazioni ai progetti di riciclo e trasformazione. Sempre presso il Mimit è istituito il Comitato tecnico permanente materie prime critiche e strategiche che svolge compiti di monitoraggio economico, tecnico e strategico delle catene di approvvigionamento di materie prime critiche e strategiche e delle esigenze di approvvigionamento delle aziende, anche al fine di prevenire, segnalare e gestire eventuali crisi di approvvigionamento di materie prime critiche e strategiche e coordinamento e monitoraggio del livello delle eventuali scorte disponibili per ciascuna materia prima strategica a livello aggregato, e del relativo livello di sicurezza. Il Comitato tecnico ha il compito di orientare, facilitare e agevolare i promotori dei progetti durante le attività riguardanti tutte le diverse fasi della catena del valore, ossia la ricerca, l'estrazione, la trasformazione e il riciclo, anche curando i rapporti con le Amministrazioni coinvolte in modo da migliorare l'efficienza e la trasparenza della procedura di rilascio. Si adeguano poi le royalties dal momento che per le concessioni minerarie rilasciate, aventi a oggetto l’estrazione delle materie prime critiche il titolare della concessione corrisponde annualmente il valore di un'aliquota del prodotto pari ad una percentuale compresa tra il 5 % e il 7% in favore dello Stato e della Regione ove il giacimento insiste. Le somme versate in favore dello Stato confluiscono nel Fondo per sostenere investimenti nella filiera delle materie prime critiche strategiche per la Nazione. Le somme versate in favore della Regione confluiscono in un Fondo istituito presso il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, finalizzato a riconoscere misure compensative in favore delle comunità e dei territori locali. Si stabiliscono poi norme per il recupero di risorse minerarie dai rifiuti estrattivi e si dispone che l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale - Servizio Geologico d’Italia elabori il Programma Nazionale di Esplorazione, sulla base di specifici obiettivi, indicazioni e tempistiche stabilite dal Comitato tecnico di cui all’articolo una convenzione stipulata con il Ministero delle imprese e del Made in Italy e il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica. Si istituisce ancora il Registro delle aziende e delle catene del valore strategico e si modifica il Fondo nazionale del Made in Italy per stimolare la crescita e il rilancio delle attività di trasformazione ed estrazione delle materie prime critiche per il rafforzamento delle catene di approvvigionamento.