Maggiorazione del costo del lavoro: nuove regole fiscali per il 2025

Con la circolare n. 1 del 20 gennaio 2025, l’Agenzia delle Entrate ha fornito chiarimenti applicativi di grande rilievo in merito alla maggiorazione del costo del lavoro introdotta dalla riforma fiscale per favorire l’incremento dell’occupazione stabile. Si tratta di un’agevolazione che, pur inserendosi in un quadro normativo già complesso di incentivi all’assunzione, mira a rafforzare l’attrattività del lavoro dipendente e a favorire la transizione da contratti a termine a contratti a tempo indeterminato. Ambito soggettivo e oggettivo del beneficio La maggiorazione riguarda i datori di lavoro titolari di reddito d’impresa che realizzano incrementi occupazionali o procedono a stabilizzazioni contrattuali. L’agevolazione consiste in una deduzione maggiorata del costo del lavoro, ai fini della determinazione del reddito imponibile. Rientrano nel beneficio sia le nuove assunzioni a tempo indeterminato, sia le trasformazioni di rapporti a termine in rapporti stabili, con particolare attenzione ai giovani under 36 e alle donne, categorie per le quali la norma prevede specifici coefficienti di maggiorazione . Requisito dell’incremento occupazionale La circolare ribadisce che la maggiorazione spetta solo in presenza di un incremento netto dell’occupazione, calcolato come differenza tra la forza lavoro a tempo indeterminato alla fine del periodo d’imposta e quella media del periodo precedente. La condizione deve essere verificata su base annuale e documentata con precisione, poiché eventuali riduzioni del personale a tempo indeterminato incidono negativamente sulla spettanza del beneficio. L’Agenzia precisa inoltre che non rilevano i rapporti di lavoro cessati per pensionamento o dimissioni volontarie, mentre assumono rilievo i licenziamenti economici e disciplinari . Stabilizzazioni contrattuali e cumulo con altri incentivi Uno dei passaggi più innovativi riguarda la disciplina delle stabilizzazioni contrattuali: la deduzione spetta anche in caso di trasformazione di rapporti di lavoro a termine, purché la nuova posizione a tempo indeterminato contribuisca all’incremento netto dell’organico. Quanto al cumulo con altri incentivi (es. sgravi contributivi), la circolare chiarisce che la maggiorazione del costo del lavoro ha natura fiscale e, pertanto, può coesistere con benefici di natura previdenziale, purché non si superino i limiti derivanti dalle regole europee sugli aiuti di Stato a carattere de minimis . Aspetti documentali e controlli Sul piano operativo, l’Agenzia sottolinea l’importanza della documentazione probatoria: i datori di lavoro devono conservare prospetti analitici delle nuove assunzioni e delle trasformazioni, corredati da contratti, comunicazioni obbligatorie al Centro per l’impiego e buste paga. I controlli potranno essere effettuati sia in sede di verifica fiscale ordinaria sia tramite incrocio con le banche dati del Ministero del Lavoro e dell’INPS. La circolare preannuncia una particolare attenzione al rischio di utilizzo distorto della misura, ad esempio mediante assunzioni fittizie o licenziamenti seguiti da riassunzioni. La misura, pur presentando un profilo tecnico di deduzione fiscale, ha evidenti riflessi giuslavoristici e macroeconomici. Da un lato, responsabilizza i datori di lavoro ad incrementare realmente l’occupazione, dall’altro richiede ai professionisti (consulenti del lavoro, avvocati e fiscalisti) un’attenta attività di compliance normativa, sia per la corretta fruizione del beneficio sia per evitare recuperi e sanzioni in fase di controllo. L’interazione con gli altri regimi agevolativi e con il diritto UE sugli aiuti di Stato impone, inoltre, un costante monitoraggio interpretativo.

Maggiorazione del costo del lavoro: nuove regole fiscali per il 2025

Focus su incremento occupazionale, stabilizzazioni e rapporti con gli altri incentivi

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