Dopo l’approvazione lo scorso 12 marzo da parte del Parlamento europeo anche l’Ecofin nella riunione del 12 aprile ha dato il via libera alla Energy Performance of Buildings Directive. Nei giorni precedenti gli ambasciatori degli Stati membri presso la Ue, riuniti nel Comitato permanente dei Paesi membri (Coreper) avevano fornito il proprio primo assenso al testo. La direttiva verrà ora pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea ed entrerà in vigore decorsi venti giorni dalla sua pubblicazione. I singoli Stati membri dovranno adeguarsi alla disciplina comunitaria entro due anni. La legislazione sulla prestazione energetica degli edifici è direttamente in linea con gli obiettivi e le proposte della Conferenza sul futuro dell'Europa (CoFE), volti a migliorare l'indipendenza energetica e la sostenibilità dell'UE. Come viene sottolineato lo scopo della revisione della precedente disciplina sulla prestazione energetica nell'edilizia è di ridurre progressivamente le emissioni di gas serra e i consumi energetici nel settore edilizio entro il 2030 e pervenire alla neutralità climatica entro il 2050. Tra gli obiettivi figurano anche la ristrutturazione di un maggior numero di edifici con le prestazioni peggiori e una migliore diffusione delle informazioni sul rendimento energetico. Qual è l’iter evolutivo della direttiva Case green In un veloce riepilogo dell’evoluzione normativa viene ricordato sul sito della Commissione europea come la prima Direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia (UE/2010/31) è stata modificata nel 2018 come parte del Clean energy for all Europeans package. Si voleva così introdurre nuovi elementi e mandare un “segnale politico forte” sulla volontà europea di efficientare e modernizzare il settore delle costruzioni. Nell’ottobre del 2020 la Commissione europea ha presentato la propria Renovation Wave strategy nell’ambito del Green Deal europeo che contiene un piano di azione con proposte regolatorie e misure finanziarie per rafforzare le ristrutturazioni edilizie. Lo sviluppo del pacchetto del Green Deal europeo (Fit for 55) presentato nel luglio del 2021 enfatizza ulteriormente l’importanza delle ristrutturazioni edilizie e suggerisce anche un social climate fund per supportare i cittadini più vulnerabili e le piccole aziende nella transizione verde comprendendo anche attraverso la ristrutturazione degli edifici, riscaldamento e raffreddamento puliti e integrazione di più energie rinnovabili. La Commissione ha pubblicato la sua proposta di revisione della EPBD il 15 dicembre 2021 cercando di aggiornare il quadro normativo esistente per riflettere un’ambizione più elevata e un bisogno più urgente di azione climatica e sociale. Secondo la Commissione europea, gli edifici dell'Unione europea sono responsabili del 40% dei consumi energetici e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra. Il piano REPowerEU, adottato nel maggio 2022, ha ulteriormente evidenziato la necessità di affrontare il problema del patrimonio edilizio dell’UE per ridurre la dipendenza dell’Europa da fonti energetiche straniere. Il 7 dicembre 2023 il trilogo (Commissione, Parlamento e Consiglio) ha raggiunto un accordo provvisorio sulla revisione, che è stato sottoposto al processo di adozione formale all’inizio del 2024. Nel testo di compromesso si sono ammorbidite parte delle richieste iniziali della Commissione europea per fornire risposta alle critiche di alcuni Paesi soprattutto per quanto riguarda la parte relativa ai finanziamenti e agli standard minimi di prestazione energetica. Cosa si prevede la direttiva Case green Secondo la nuova normativa, tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2030. Inoltre, i nuovi edifici occupati o di proprietà delle autorità pubbliche dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028. Gli Stati membri potranno tenere conto, nel calcolare le emissioni, del potenziale impatto sul riscaldamento globale del corso del ciclo di vita di un edificio, inclusi la produzione e lo smaltimento dei prodotti da costruzione utilizzati per realizzarlo. Per gli edifici residenziali, i Paesi membri dovranno adottare misure per garantire una riduzione dell'energia primaria media utilizzata di almeno il 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035. In base alla nuova direttiva, gli Stati membri dovranno inoltre ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033, introducendo requisiti minimi di prestazione energetica. Rispetto a quella che era la previsione originaria della Commissione il parametro da utilizzare sarà la media dei consumi e non più quindi la classe di efficienza dei singoli immobili. Se tecnicamente ed economicamente fattibile, i Paesi membri dovranno garantire l'installazione progressiva di impianti solari negli edifici pubblici e non residenziali, in funzione delle loro dimensioni, e in tutti i nuovi edifici residenziali entro il 2030. Ciascuno Stato dovrà poi spiegare come si intende predisporre misure vincolanti per decarbonizzare i sistemi di riscaldamento eliminando, gradualmente, i combustibili fossili nel riscaldamento e nel raffreddamento entro il 2040. A partire dal 2025, sarà vietata la concessione di sovvenzioni alle caldaie autonome a combustibili fossili. Saranno ancora possibili incentivi finanziari per i sistemi di riscaldamento che usano una quantità significativa di energia rinnovabile, come quelli che combinano una caldaia con un impianto solare termico o una pompa di calore. Viene ancora evidenziato come la nuova normativa non si applica agli edifici agricoli e agli edifici storici, e i Paesi membri possono decidere di escludere anche gli edifici protetti per il particolare valore architettonico o storico, gli edifici temporanei, le chiese e i luoghi di culto.