Nuovo bonus mamme: integrazione al reddito (40 euro) per lavoratrici con due o più figli

L'orientamento espresso dalla circolare INPS n. 139 del 28 ottobre 2025 chiarisce la disciplina e i requisiti di accesso al c.d. nuovo bonus mamme, introducendo un'integrazione al reddito di 40 euro mensili per le lavoratrici madri, con l'obiettivo di coprire parzialmente il posticipo dell'esonero contributivo parziale per il 2025. Il punto di maggiore rilievo è la netta distinzione tra le beneficiarie in relazione al numero di figli e alla tipologia contrattuale. In sintesi: madri con due figli (il più piccolo under 10): possono accedere al bonus a prescindere dal rapporto di lavoro (determinato o indeterminato), purché il reddito da lavoro non superi i 40.000 euro; madri con tre o più figli (il più piccolo under 18): non hanno diritto al nuovo bonus mamme se sono titolari di un rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato. La ratio risiede nell'accesso prioritario all'esonero totale dei contributi IVS (100%) previsto dall'art. 1, comma 180, della Legge di Bilancio 2024 (L. 213/2023). Il bonus spetta solo nei mesi (o frazioni) non coincidenti con la vigenza di un rapporto a tempo indeterminato; irrilevanza Fiscale e ISEE: l'integrazione di 40 euro mensili è specificatamente definita come non imponibile ai fini fiscali e contributivi e non concorre alla determinazione del reddito complessivo (TUIR, art. 8) né rileva ai fini ISEE. L'INPS, pertanto, con questa circolare, non solo illustra la disciplina del D.L. 95/2025, ma ne definisce l'applicazione pratica, gestendo il potenziale overlap tra il nuovo beneficio e l'esonero contributivo IVS preesistente, in un'ottica di esclusività delle misure per le lavoratrici a tempo indeterminato con tre o più figli. Quadro normativo e la genesi del beneficio Il nuovo bonus mamme è stato istituito dall'articolo 6, comma 2, del decreto-legge 30 giugno 2025, n. 95, convertito con modificazioni dalla legge 8 agosto 2025, n. 118. L'intervento normativo nasce in un contesto di riorganizzazione delle misure di sostegno alla maternità: l'articolo 6, comma 1, del D.L. 95/2025 ha posticipato al 2026 l'esonero contributivo parziale per le donne lavoratrici con due o più figli, che era inizialmente previsto per il 2025 dalla Legge di Bilancio 2025 (art. 1, comma 219, L. 207/2024). Il nuovo bonus mamme è l'integrazione al reddito introdotta per l'anno 2025 per compensare tale differimento. 2. Requisiti soggettivi e oggettivi Il beneficio è circoscritto alle lavoratrici madri, dipendenti (pubbliche o private, esclusi i rapporti di lavoro domestico) o autonome, iscritte a gestioni previdenziali obbligatorie autonome (incluse Casse professionali e Gestione separata). I requisiti fondamentali sono: Numero di figli e limite di età: due figli: fino al mese di compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo; tre o più figli: fino al mese di compimento del diciottesimo anno di età del figlio più piccolo; il requisito del numero dei figli (compresi adottati o in affidamento preadottivo) deve sussistere al 1° gennaio 2025 o perfezionarsi entro il 31 dicembre 2025. Reddito da lavoro: non superiore a 40.000 euro su base annua per l'anno 2025. Vigenza del rapporto/attività: il diritto sussiste per ogni mese o frazione di mese di vigenza del rapporto di lavoro (esclusi i periodi di sospensione) o di effettiva attività lavorativa autonoma. Incompatibilità contrattuale per le madri con tre o più figli Come già anticipato, la circolare sottolinea una cruciale condizione di esclusione: per le madri con tre o più figli, il nuovo bonus mamme non è riconosciuto nei mesi in cui sia vigente, anche in parte, un rapporto di lavoro a tempo indeterminato. Questa esclusione è motivata dal fatto che tali lavoratrici beneficiano già, in quei periodi, dell'esonero totale dei contributi previdenziali IVS (100% della quota a loro carico), introdotto dall'art. 1, comma 180, della Legge di Bilancio 2024 (L. 213/2023). L'INPS precisa che anche i contratti di apprendistato rientrano nella nozione di lavoro a tempo indeterminato ai fini di questa incompatibilità. Assetto e modalità di erogazione La misura del nuovo bonus mamme è pari a 40 euro mensili. L'erogazione è prevista in unica soluzione nel mese di dicembre 2025, compatibilmente con la data di presentazione della domanda. Per le domande presentate in tempo non utile, l'erogazione avverrà entro il mese di febbraio 2026 e, comunque, non oltre il 31 gennaio 2026. L'importo massimo complessivo è di 12 mensilità. Domanda e tempistiche Il beneficio è erogato dall'INPS a domanda. Le istanze devono essere presentate entro il 9 dicembre 2025. Per le lavoratrici che perfezionano i requisiti successivamente (es. per nascita o adozione), la domanda può essere presentata entro il 31 gennaio 2026. La domanda va presentata tramite i consueti canali INPS: Sito istituzionale (con SPID, CIE, CNS o eIDAS); Contact Center Multicanale; Istituti di patronato. Adempimenti della richiedente In sede di domanda, la lavoratrice è tenuta a dichiarare, sotto la propria responsabilità (ai sensi del D.P.R. n. 445/2000): il possesso dei requisiti relativi al numero dei figli e alla loro età; la sussistenza di un rapporto di lavoro dipendente (non domestico) o autonomo iscritto a gestione obbligatoria; per le madri con tre o più figli, l'assenza di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato nei mesi richiesti; che la somma dei redditi da lavoro per il 2025 non sia superiore a 40.000 euro. In caso di mancanza del codice fiscale dei figli, è richiesta l'allegazione di specifica documentazione anagrafica o di filiazione, con diverse modalità a seconda che il Paese di provenienza sia UE, aderente alla Convenzione dell'Aja o meno. Profili fiscali e ISEE La circolare ribadisce, in linea con il dettato normativo, che la somma di 40 euro mensili erogata a titolo di nuovo bonus mamme ha un regime di esenzione totale: esclusione dalla base imponibile fiscale: non concorre alla determinazione del reddito complessivo (IRPEF) ai sensi dell'articolo 8 del TUIR (D.P.R. 917/1986); esclusione dalla base imponibile contributiva; irrilevanza ISEE: non rileva ai fini della determinazione dell'Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE), in base al regolamento di cui al D.P.C.M. 159/2013. Questa caratteristica ne consolida la natura di prestazione assistenziale a sostegno della genitorialità, mantenendola al di fuori dei calcoli reddituali rilevanti per la maggior parte delle prestazioni sociali.

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