Pubblica Amministrazione inerte: accoglimento del silenzio-assenso autodichiarato dal privato

Le imprese possono autodichiarare l’accoglimento con il silenzio assenso di una istanza alla PA. È uno stratagemma offerto agli operatori economici dal decreto Semplificazioni (D.L. n. 77/2021, art. 62) per minimizzare, ma non eliminare, le incertezze che il silenzio assenso lascia dietro sé. I limiti del ricorso al silenzio-assenso Il silenzio-assenso, che di fatto dimostra sempre una inefficienza delle pubbliche amministrazioni, è sempre un’arma a doppio taglio. Da un lato, sicuramente, l’impresa non deve aspettare un provvedimento espresso, in quanto è sufficiente che decorra il termine previsto dalle singole norme e, nel silenzio della pubblica amministrazione, l’istanza deve considerarsi accolta. Dall’altro lato, però, non avere un provvedimento espresso implica non avere un documento da esibire per provare che l’istanza è stata effettivamente valutata e accolta e, quindi, il possesso di una autorizzazione, di una licenza, di un permesso e così via. Il silenzio-assenso produce certezza dei tempi e incertezza probatoria della situazione giuridica assentita. La novità del decreto Semplificazioni Il decreto Semplificazioni, al citato art. 62, interviene a minimizzare questi profili di dubbio probatorio. Nei casi di formazione del silenzio-assenso, dunque, si prevede innanzi tutto l’obbligo per l’amministrazione di rilasciare in via telematica, su richiesta del privato, un’attestazione dell’intervenuto accoglimento della domanda entro dieci giorni dalla richiesta. Quindi, una volta chiusa la fase del silenzio-assenso, per soddisfare l’esigenza probatoria, l’impresa può, innanzi tutto rivolgersi all’amministrazione competente, rimasta inerte, e chiedere un documento in cui l’ente pubblico attesti che la domanda è stata accolta con il meccanismo del silenzio-assenso. L’ente pubblico ha dieci giorni di tempo per rispondere. Si tratta di un’appendice procedimentale tesa a diradare l’incertezza sul piano documentale. Peraltro, è da stimare presumibile che l’ente, rimasto già silente sulla domanda principale, difficilmente si attivi per rispondere esplicitamente sulla domanda accessoria. Se il silenzio perdura anche in questo lasso di dieci giorni, scatta un fai-da-te di secondo livello. Nel dettaglio della norma, decorso inutilmente il termine, l’attestazione dell’amministrazione può essere sostituita da una autodichiarazione del privato. Questo sarà l’esito nella stragrande maggioranza dei casi, considerato l’aspetto di assunzione di responsabilità. È evidente, infatti, che l’ente pubblico sarà portato a decentrare sull’impresa, addossando alla responsabilità di quest’ultima, anche l’onere di dichiarare che si è perfezionato il meccanismo del silenzio-assenso. Come esplicitato nella relazione illustrativa, la finalità della norma è “consentire la piena operatività e il rafforzamento dell’efficacia del silenzio assenso” riconoscendo il diritto dell’interessato ad un’attestazione che ne dimostri l’avvenuta formazione. Da un punto di vista tecnico-normativo è introdotto un nuovo comma 2-bis all’articolo 20 della legge 241/1990, ovvero la norma sul silenzio assenso. I limiti della riforma In via generale il silenzio-assenso, che è visto come modalità di semplificazione amministrativa, ha alcuni limiti di efficacia: non opera, infatti, per gli atti e i procedimenti finalizzati alla tutela del patrimonio culturale e paesaggistico e dell’ambiente, a quelli rilasciati dalle amministrazioni preposte alla difesa nazionale, alla pubblica sicurezza, all’immigrazione, alla salute e alla pubblica incolumità, ai casi in cui la normativa comunitaria impone l’adozione di provvedimenti amministrativi formali, ai casi in cui la legge qualifica il silenzio dell’amministrazione come rigetto dell’istanza, nonché agli atti e procedimenti individuati con appositi D.P.C.M. adottati su proposta del Ministro per la funzione pubblica, di concerto con i ministri competenti. In materia un elenco dei casi di silenzio-assenso è contenuto nel D.Lgs. n. 222/2016, la cui tabella A elenca le attività e dei procedimenti nei settori del commercio e delle attività assimilabili, dell'edilizia e dell'ambiente (per un totale di 246 attività/procedimenti). Per ciascun procedimento o attività, la tabella indica il regime amministrativo applicabile (autorizzazione, silenzio assenso, SCIA, SCIA unica, SCIA condizionata, comunicazione). Una riforma che funziona a metà In un’ottica procedimentale, nei casi in cui ha piena efficacia, il silenzio-assenso equivale a un provvedimento finale di accoglimento della domanda. In quanto tale (e cioè in quanto provvedimento dell’amministrazione) l’amministrazione potrebbe anche annullarlo o revocarlo, utilizzando l’istituto dell’autotutela amministrativa. Negli stessi atti parlamentari si riconosce che il silenzio-assenso non dà totale certezza all’impresa in merito alla valutazione compiuta da parte dell’amministrazione: può darsi che l’amministrazione sia stata solo lenta e non abbia completato l’istruttoria e non siano perfezionati tutti i requisiti per ottenere un determinato beneficio, cosa che consentirebbe all’amministrazione di intervenire in via di autotutela. Il meccanismo disegnato dal decreto Semplificazioni vuole ridurre il margine di precarietà, con una prima messa in mora dell’amministrazione, cui si chiede di dichiarare che il provvedimento silente è sostanzialmente corretto, consolidando così la certezza giuridica dell’impresa. Si tratta, però, di un sollecito facilmente eludibile con una rinnovata inerzia. Con il nuovo comma 2-bis l’impresa può reagire anche a questa seconda fase di silenzio, anche se ciò viene fatto addossando all’impresa stessa il gravame di stendere una dichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà, a pena di responsabilità penali per le false dichiarazioni.

Pubblica Amministrazione inerte: accoglimento del silenzio-assenso autodichiarato dal privato

Nei casi in cui il silenzio dell'amministrazione equivale a provvedimento di accoglimento, l'amministrazione è tenuta, su richiesta del privato, a rilasciare, in via telematica, un'attestazione circa il decorso dei termini del procedimento e pertanto dell'intervenuto accoglimento della domanda

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