Prove documentali contro il Fisco: la data deve essere certa

Gli atti privi di data certa non sono opponibili al fisco, come è desumibile anche dall'art. 2704 del codice civile. Lo ha ribadito la Corte di Cassazione con l'ordinanza n. 22045 del 13 ottobre 2020. IL FATTO Una srl riceveva avviso di accertamento ai fini Irpeg, Irap ed Iva per l'anno di imposta 2004 con il quale veniva contestata l'omessa dichiarazione di maggiori ricavi a seguito della rideterminazione applicando la percentuale di ricarico del 23%, la mancata dichiarazione di Iva a debito, l'illegittima detrazione di costi per carburante e del costo relativo ad un'autovettura Lamborghini, ritenuto non inerente. La società impugnava il suddetto avviso e la CTP di Lecce annullava l'accertamento, confermando solo la indeducibilità dei costi per schede carburante. L'ufficio proponeva appello, e la società si costituiva proponendo appello incidentale. La CTR della Puglia rigettava l'appello dell'ufficio, mentre accoglieva l'appello incidentale della società. Nel ricorso per cassazione, l'ufficio ha censurato la decisione della CTR per essersi basata su un documento privo di data certa mentre avrebbe dovuto presumere l'uso non aziendale del mezzo. LA DECISIONE DELLA CORTE DI CASSAZIONE La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso. Invero, la Suprema Corte (sez. V, n. 7621 del 2017) ha già avuto modo di affermare che gli atti privi di data certa non sono opponibili al fisco, come è desumibile anche dall'art. 2704 c.c. Nel caso di specie, oltretutto, non vi era stato alcun mezzo di prova per desumere la data certa. Eppure, la CTR aveva attribuito valore quasi determinante a questo documento per desumerne la natura di "merce aziendale" del bene.

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