Partita Iva e regime forfetario: chi sono gli esclusi (e cosa fare per rientrare)

La Manovra 2020 renderà la vita più difficile alle Partite Iva? Secondo quanto previsto dalle novità per il 2020 infatti aumentano le tasse e le restrizioni per chi può usufruire del regime forfetario. Saranno esclusi i dipendenti e i pensionati con un reddito superiore a 30 mila euro e chi ha speso più di 20 mila euro lordi per la retribuzione del personale. Una platea di autonomi, professionisti e imprenditori che dal 1° gennaio devono emettere fattura elettronica con Iva. Chi potrebbe abbandonare Secondo una stima fatta dall'Osservatorio statistico dei Consulenti del Lavoro a dover rinunciare al regime forfetario nel 2020 dovrebbero essere circa 10 mila lavoratori che hanno aperto la partita Iva nel 2019 per i vantaggi della flat tax. Una scelta spesso presa da chi aveva un reddito da lavoro dipendente o assimilato sopra i 30 mila euro. Proprio le categorie che con le modifiche introdotte dalla Manovra 2020 dovranno rinunciare al regime forfetario. Scendendo nei dettagli, secondo quanto evidenziato dall'Osservatorio a essere colpiti maggiormente saranno circa 3,5 mila neo iscritti con più di 65 anni (con l'intento di arrotondare la pensione) e circa 4 mila autonomi di età compresa tra i 51 e 65 anni con redditi superiori ai 30 mila euro l’anno (che avevano aperto la partita Iva per arrotondare). Cosa cambia per le partite Iva Ma quali sono nel dettaglio le modifiche che interesseranno le partite Iva con un volume d'affari che non supera i 65 mila euro. Se fino al 31 dicembre 2019 chi rimaneva al di sotto di questa soglia poteva pagare al fisco le tasse con una percentuale del 15% – o del 5% in caso di startup – dal 2020 non sarà più possibile per tutti. Le modifiche approvate in Parlamento infatti introducono, per esempio, il limite di 20 mila euro di spese sostenute per dipendenti e collaboratori. Non si potranno più sommare inoltre i redditi di lavoro dipendente, la pensione e assimilati per un importo superiore a 30 mila euro. Un regime contabile decisamente meno agevolato di prima, anche se destinato a fasce considerate deboli di imprenditori e professionisti. La scelta del Governo di modificare il regime forfetario è dovuta alla volontà di limitare un regime contabile giudicato molto più vantaggioso rispetto all'Irpef. Il problema si pone nel momento in cui parte dei ricavi destinati a «tornare» sotto l'Irpef con le modifiche prevista dalla Manovra 2020 potrebbero scomparire, finendo nel sommerso. Allo stesso modo non è possibile essere certi del fatto che nessuno abbia barato per poter rientrare nel regime forfetario. Un problema cui si intende ovviare con i sempre più stringenti controlli sulla flat tax. Perché queste novità Secondo l’Osservatorio statistico dei Consulenti del Lavoro sarebbero 10 mila le partite Iva che rischiano di chiudere a seguito delle scelte fatte dal governo che, di fatto, avviano l’addio al «regime forfetario», una delle misure maggiormente utilizzate da professionisti e imprese per svolgere la propria attività senza il peso gravo di una tassazione e un’imposizione fiscale altissima. Lo studio dell’Osservatorio Statistico del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro ha dunque valutato l’impatto di queste novità e, in particolare, degli effetti sulle modifiche al regime della soglia, che vincola l’applicabilità all’assenza di un reddito da lavoro dipendente e assimilato di 30 mila euro. Dall’analisi risulta che sono circa 10 mila i lavoratori con redditi da lavoro o da pensione che non avranno più convenienza quest’anno a svolgere un’attività autonoma. In particolare, desisteranno dall’arrotondare la pensione circa 3,5 mila neo iscritti over 65 e dall’incrementare i propri guadagni circa 4mila autonomi fra i 51 e 65 anni con redditi superiori ai 30 mila euro l’anno. Chi non è compreso In sostanza, per ricapitolare chi verrà escluso dalla flat tax, ricordiamo chi ha percepito più di 30 mila euro lordi di reddito da lavoro dipendente o assimilato, se il rapporto di lavoro non è terminato, così come chi ha pagato più di 20 mila euro per retribuire i lavoratori (familiari inclusi) e i collaboratori a progetto. Non potranno usufruire del regime forfetario anche coloro che ha conseguito ricavi per più di 65 mila euro nel 2019, quanti hanno avuto controllo diretto o indiretto di una Srl nel 2019 che svolga attività simile alla sua e ha percepito ricavi che costituiscono componenti negativi di reddito per la Srl partecipata. Infine, verranno esclusi quelli che hanno percepito guadagni per più del 50% da coloro che erano stati i loro datori di lavoro nel periodo compreso tra il 2017 e il 2019 (o da persone che possono essere riconducibili agli ex datori). Chi può usufruire del regime forfetario Potranno servirsene, invece, coloro che hanno percepito un reddito da lavoratore dipendente superiore a 30 mila euro nel 2019 ma che si sono dimessi o sono stati licenziati. Sono compresi anche coloro che nel 2018 hanno usufruito del regime forfetario e che nel 2019 sono passati al regime ordinario, chi si è trovato a possedere quote di Snc o Sas (che sono poi state cedute o donate nel corso dell'anno) o chi partecipa a società semplici (a meno che non generino redditi di lavoro autonomi).

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