Valida la notifica all’indirizzo indicato nella dichiarazione

In materia di accertamento tributario, nel caso di difformità tra la residenza anagrafica e quella indicata nella dichiarazione dei redditi, è valida la notificazione dell’avviso perfezionatasi presso quest’ultimo indirizzo. Questo, in breve, il principio di diritto ribadito dalla Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 19699 del 22 luglio 2019, ove si specifica che l’indicazione del Comune di domicilio fiscale e dell’indirizzo, da parte del contribuente, deve essere effettuata in buona fede e nel rispetto del principio di affidamento. IL FATTO Un contribuente proponeva ricorso alla Commissione tributaria provinciale di Frosinone contro la comunicazione preventiva di iscrizione ipotecaria per imposte relative all’anno 2008 eccependo, tra l’altro, la mancata rituale notifica dell’atto di accertamento prodromico, che l’ufficio asseriva avvenuta nel 2014. La pronuncia di prime cure, sfavorevole alla parte privata, veniva confermata dal Collegio tributario regionale del Lazio. Nel ricorso per cassazione, per quanto di più specifico interesse in questa sede, l’istante censurava la statuizione della Ctr secondo cui, in presenza di incoerenza tra l’indirizzo indicato nella dichiarazione dei redditi e quello riportato nell’anagrafe comunale, fosse corretta la notifica presso il recapito inserito in dichiarazione. LA DECISIONE DELLA CORTE DI CASSAZIONE La Corte ha disatteso il motivo in questione nonché l’ulteriore doglianza sollevata nel ricorso e, rigettando l’impugnazione, ha condannato il ricorrente anche alla rifusione a favore dell’Agenzia delle spese di lite. I giudici di nomofilachìa hanno in particolare ricordato che, in tema di accertamento tributario, nel caso di difformità tra la residenza anagrafica e quella indicata nella dichiarazione dei redditi, “è valida la notificazione dell’avviso perfezionatasi presso quest’ultimo indirizzo, atteso che l’indicazione del Comune di domicilio fiscale e dell’indirizzo, da parte del contribuente, ai sensi dell’art. 58, comma 4, d.P.R. n. 600 del 1973, va effettuata in buona fede e nel rispetto del principio di affidamento”. Nella specie, si legge ancora nella pronuncia in commento, la correttezza del procedimento notificatorio e delle argomentazioni sviluppate al riguardo dal giudice regionale, derivava dall’applicazione del riferito principio di diritto e altresì dalla circostanza non contestata che l’indirizzo presso cui la notifica dell’avviso di accertamento era stata eseguita era stato esposto dall’interessato anche nelle dichiarazioni dei redditi degli anni, 2013 e 2015, rispettivamente precedente e successivo a quello della notifica stessa. Osservazioni Tra le varie regole previste dall’articolo 60 del Dpr n. 600/1973 in materia di notificazione di atti tributari vi è quella prevista dal primo comma, lettera c), ai sensi del quale, “salvo il caso di consegna dell’atto o dell’avviso in mani proprie, la notificazione deve essere fatta nel domicilio fiscale del destinatario”. L’articolo 58 dello stesso Dpr, a sua volta, dopo aver stabilito che agli effetti dell’applicazione delle imposte “ogni soggetto si intende domiciliato in un comune dello Stato” prevede tra l’altro che le persone fisiche residenti nel territorio dello Stato “hanno il domicilio fiscale nel comune nella cui anagrafe sono iscritte”, mentre quelle non residenti “hanno il domicilio fiscale nel comune in cui si è prodotto il reddito o, se il reddito è prodotto in più comuni, nel comune in cui si è prodotto il reddito più elevato”. In linea generale, quindi, il luogo fisico presso cui la notificazione deve essere eseguita si determina in ragione delle risultanze anagrafiche che riguardano il contribuente destinatario dell’atto. Esiste peraltro un consolidato orientamento di legittimità secondo cui, ai fini delle notificazioni, la residenza effettiva prevale sulle risultanze anagrafiche, le quali rivestono un valore meramente presuntivo e possono essere superate dalla prova contraria (della diversa effettiva residenza del destinatario), desumibile da qualsiasi fonte di convincimento (tra le molteplici, Cassazione, pronunce nn. 8629 e 6924 del 2019, e nn. 25603, 22056, 8052 e 1362 del 2018). In questi casi, quando le risultanze della relata dimostrino, anche attraverso presunzioni, che la notificazione dell’atto tributario è stata effettuata in un luogo, diverso dal recapito anagrafico ma comunque qualificabile come residenza “effettiva” del destinatario, la validità della notificazione non può essere inficiata dalla semplice certificazione che indichi una diversa residenza anagrafica, dovendo piuttosto essere fornita la prova della insussistenza di ogni collegamento con l’indirizzo presso il quale la notifica che si contesta è stata eseguita. Analogamente, per il caso in cui l’interessato abbia indicato nella dichiarazione dei redditi un recapito diverso da quello risultante dai registri anagrafici, la Corte suprema è ferma nel ritenere che la variazione del domicilio fiscale, comunicata nella dichiarazione annuale dei redditi, “costituisce atto idoneo a rendere noto all'Amministrazione il nuovo domicilio non solo ai fini delle notificazioni, ma anche ai fini della legittimazione a procedere, che spetta all'ufficio nella cui circoscrizione il contribuente ha indicato il nuovo domicilio” (Cassazione, pronunce nn. 12905/2019 e 8747/2018). Nelle medesime decisioni, la Corte fa riferimento alla regola della buona fede e al rispetto “del principio dell’affidamento che deve informare la condotta di entrambi i soggetti del rapporto tributario”. Anche l’odierna ordinanza, quindi, conferma una regula iuris oramai costante, che appare ispirata anche ai principi della legge n. 212/2000 (“Statuto del contribuente”) la quale, non a caso, all’articolo 10, sancisce che i rapporti tra contribuente e Amministrazione finanziaria “sono improntati al principio della collaborazione e della buona fede”. È proprio per coerenza con questi principi che, quindi, deve ritenersi corretta una notificazione effettuata presso un recapito coincidente con quello palesato dal contribuente all’Amministrazione, ancorché eventualmente diverso da quello risultante dai pubblici registri anagrafici.

Valida la notifica all’indirizzo indicato nella dichiarazione

Soltanto la prova della insussistenza di ogni collegamento tra l’effettiva residenza del destinatario dell’atto e il luogo della consegna del plico può annullare l’efficacia della procedura

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