Valgono anche per le società sottoposte a misure interdittive antimafia i consueti spazi di impugnazione?

Con la sentenza n. 46898 del 19 novembre 2019, le sezioni Unite penali della Corte di Cassazione hanno dato risposta al quesito “se contro il provvedimento con cui il tribunale, competente per le misure di prevenzione, neghi l'applicazione del controllo giudiziario richiesto ex art. 34 bis, comma 6. D.Lgs. 6 settembre 2011 n. 159, dall’impresa destinataria di una interdittiva antimafia, sia proponibile il ricorso per cassazione”. IL FATTO I giudici di legittimità della IV sezione erano stati chiamati ad esaminare un caso nel quale il Tribunale aveva rigettato l'istanza del legale rappresentante di una società, finalizzata all’applicazione alla società della misura di prevenzione del controllo giudiziario ex art. 34-bis D.Lgs. n. 159/2011 (introdotto dall'art. 11 legge 17 ottobre 2017 n. 161) a seguito della avvenuta emissione di una informazione antimafia a carattere Va premesso che ai sensi dell’art. 34 bis del Codice Antimafia “le imprese destinatarie di informazione antimafia interdittiva ai sensi dell'articolo 84, comma 4, che abbiano proposto l'impugnazione del relativo provvedimento del prefetto, possono richiedere al tribunale competente per le misure di prevenzione l'applicazione del controllo giudiziario di cui alla lettera b) del comma 2 del presente articolo. Il tribunale, sentiti il procuratore distrettuale competente e gli altri soggetti interessati, nelle forme di cui all'articolo 127 c.p.p., accoglie la richiesta, ove ne ricorrano i presupposti. Il precedente comma 2 prevede che il controllo giudiziario è adottato dal tribunale per un periodo non inferiore a un anno e non superiore a tre anni. Con il provvedimento che lo dispone, il tribunale può: b) nominare un giudice delegato e un amministratore giudiziario, il quale riferisce periodicamente, almeno bimestralmente, gli esiti dell'attività di controllo al giudice delegato e al pubblico ministero. Nella propria requisitoria il Procuratore Generale, pur riconoscendo la ricorribilità in cassazione della decisione impugnata per il richiamo all'art. 127, comma 7, c.p.p. contenuto nell'art. 34-bis D.Lgs. n. 159/2011, aveva osservato che l'ammissione al controllo giudiziario per una impresa destinataria di una 'interdizione prefettizia' non fosse automatico. Il Collegio aveva tuttavia osservato che il ricorso ponesse la questione preliminare di decidere se contro il provvedimento con cui il tribunale, competente per le misure di prevenzione, neghi l'applicazione del controllo giudiziario richiesto ex art. 34-bis, comma 6, D.Lgs. 6 settembre 2011, n. 159, dall'impresa destinataria di una interdittiva antimafia, sia proponibile il ricorso per cassazione. La giurisprudenza precedente Un primo orientamento ammetteva la ricorribilità per cassazione sostenendo che i soggetti interessati potrebbero proporre ricorso per cassazione secondo il procedimento di carattere generale previsto dall'art. 127, comma 7, c.p.p., atteso che tale disposizione risulta richiamata dall’articolo 34 bis in esame (il tribunale, sentiti il procuratore distrettuale competente e gli altri soggetti interessati, nelle forme di cui all'articolo 127 c.p.p.). Una diversa interpretazione, invece, escludeva ogni impugnabilità ritenendo che il richiamo all'art. 127 c.p.p. contenuto nell'art. 34-bis, comma 6, D.Lgs. n. 159/2011 riguardi solo la forma partecipata del procedimento e non può estendersi ai mezzi di impugnazione per i quali vale il principio di tassatività ex art. 568, comma 1, c.p.p. Osservando ulteriormente che il provvedimento ex art. 34 bis, comma 6, D.Lgs. n. 159/2011, non incide sulla libertà personale, nè concerne l'esercizio di diritti di rango costituzionale. Nella propria ordinanza di rimessione il Collegio ricorda inoltre come andasse ulteriormente valutato l'approccio interpretativo che non esclude a priori l'appellabilità di provvedimenti in materia di misure di prevenzione diversi da quelli per i quali l'art. 27, comma 2, D.Lgs. n. 159/2001, rinviando all'art. 10 dello stesso decreto, prevede la possibilità di proporre ricorso alla Corte di appello anche nel merito. In considerazione di quanto sopra la sezione aveva ritenuto doveroso, ex art. 618 c.p.p., rimettere, con ordinanza del 15 maggio 2018, depositata il 3 giugno 2019, n. 24661, il ricorso alle Sezioni unite affinchè queste si pronunciassero sulla seguente questione: “se contro il provvedimento con cui il tribunale, competente per le misure di prevenzione, neghi l'applicazione del controllo giudiziario richiesto ex art. 34 bis, comma 6. D.Lgs. 6 settembre 2011 n. 159, dall’impresa destinataria di una interdittiva antimafia, sia proponibile il ricorso per cassazione.” Esigenza condivisa dal Primo Presidente Aggiunto, che, con decreto del 5 giugno 2019 aveva conseguentemente fissato l’udienza del 18 luglio 2019, poi spostata al 26 settembre 2019, per la soluzione della questione. LA DECISIONE DELLA CORTE DI CASSAZIONE A SEZIONI UNITE Le Sezioni Unite hanno ritenuto che entrambe le opzioni interpretative di cui sopra presentassero limiti che le rendono inadatte a fornire al problema una risposta complessiva appagante sul piano logico e sistematico. Per la sua risposta la Corte ha ricordato che la giurisprudenza di legittimità, aderendo ad un rilevante filone dottrinario, ha fatto ricorso, quando si è trattato di sopperire ad una lacuna o a una deficienza del sistema in relazione ad un caso analogo nella materia delle impugnazioni, al principio della interpretazione analogica, in ossequio all'art. 12 delle preleggi. Il fatto dal quale la decisione ha mosso è che l'intervento sull'originario art. 34, comma 7, D.Lgs. n. 159/2011 ha creato un nuovo scompenso, sul terreno dei "casi analoghi", perché prevedendo l'appellabilità della confisca emessa all'atto della revoca della amministrazione giudiziaria, vi ha aggiunto, per simmetria, anche l'appellabilità del controllo giudiziario che rappresentava, con la confisca, l'altro possibile sbocco della situazione conclusa con la revoca. Una volta cioè, che con la successiva legge n. 161 del 2017, il testo dell'art. 34, comma 7, è rifluito nel nuovo art. 34, comma 6, e che, contestualmente è stato disciplinato autonomamente l'istituto del controllo giudiziario introducendo il nuovo art. 34-bis, è balzata all'evidenza la incongruenza dell'accostamento di una previsione differenziata della impugnabilità di decisioni su oggetti del tutto assimilabili: il controllo giudiziario apparirebbe, cioè, appellabile se emesso all'esito della procedura della amministrazione giudiziaria e non impugnabile se emesso in modo autonomo da quella. Va osservato nella materia, che sebbene il tribunale non ha un potere di sindacato sulla legittimità della interdittiva antimafia adottata dal prefetto, stante la evidente autonomia delle due giurisdizioni, è anche vero che l'intera gamma delle situazioni richiamate dall'art. 34-bis, comma 6, D.Lgs. 159/2011 è devoluta alla sua cognizione, dovendosi esso esprimere non solo sulla applicabilità del controllo giudiziario "di cui alla lett. b) dell'articolo citato, cioè quello che prevede la nomina del giudice delegato e dell'amministratore giudiziario con poteri di controllo, ma dovendo esso anche verificare il ricorso dei relativi presupposti, e cioè l’occasionalità della agevolazione ai soggetti mafiosi. Si tratta di una serie di controlli e accertamenti penetranti sulla vita e sulla qualità della gestione della impresa, che si affianca alla denuncia di infiltrazione mafiosa operata dal prefetto, e che la parte privata può avere interesse a contrastare anche con elementi di fatto acquisiti successivamente alla udienza camerale. La decisione ricorda come, con l’intervento del 2017, il legislatore non ha delineato un elenco tassativo quanto piuttosto ha perseguito la finalità di un tendenziale completamento del catalogo di provvedimenti impugnabili in base al criterio del caso analogo. Si è cioè ampliato e integrato il novero dei provvedimenti in tema di sequestro, confisca e cauzione impugnabili in maniera omogenea, trattandosi di provvedimenti volti a realizzare situazioni ablative assimilabili e dunque da presidiare con identico mezzo di impugnazione. Le Sezioni unite affermano, pertanto, che le decisioni del tribunale sulle richieste in tema di controllo giudiziario, al pari di quelle sulla ammissione alla amministrazione giudiziaria, legate con le prime in un unico sotto-sistema, debbano andare soggette al mezzo di impugnazione generale. In considerazione di quanto sopra è stato affermato il seguente principio di diritto: il provvedimento con cui il tribunale competente per le misure di prevenzione neghi l'applicazione del controllo giudiziario richiesto ex art. 34-bis, comma 6, del D.Lgs. 6 settembre 2011, n. 159, è impugnabile con ricorso alla Corte di appello anche per il merito. I PRECEDENTI GIURISPRUDENZIALI Cass. pen. sez. V, sentenza 20 luglio 2018 n 34526 In materia di misure di prevenzione, il provvedimento di rigetto della richiesta di controllo giudiziario formulata dall'impresa destinataria dell'informazione antimafia interdittiva, ai sensi dell'art. 34-bis, comma 6, D.Lgs. n.159 del 2011, è impugnabile con ricorso per cassazione ex art. 127, comma 7, c.p.p. Cass. pen. sez. VI, sentenza 14 giugno 2019 n. 26342 In materia di misure di prevenzione, il provvedimento di rigetto della richiesta di controllo giudiziario formulata dall'impresa destinataria dell'informazione antimafia interdittiva ai sensi dell'art. 34-bis, comma 6, D.Lgs. n. 159 del 2011 non è impugnabile con ricorso per cassazione ex art. 127, comma 7, c.p.p., in quanto il rinvio a detta norma non implica la completa ricezione del modello procedimentale ivi descritto, compreso il ricorso in sede di legittimità, ma riguarda la sola regola di svolgimento dell'udienza camerale e non trova applicazione l'art. 111 Cost., atteso che il provvedimento non incide sulla libertà personale e non ha carattere di definitività.

Valgono anche per le società sottoposte a misure interdittive antimafia i consueti spazi di impugnazione?

Il provvedimento con cui il tribunale competente per le misure di prevenzione neghi l'applicazione del controllo giudiziario richiesto ex art. 34-bis, comma 6, del D.Lgs. 6 settembre 2011, n. 159, è impugnabile con ricorso alla Corte di appello anche per il merito

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