Il trattamento di fine rapporto (TFR) nel sistema di previdenza complementare italiano rappresenta una fondamentale e consistente fonte di finanziamento dei fondi pensione alla luce delle previsioni normative e della contrattazione collettiva. Secondo i dati della COVIP, nel 2023, sono stati versati nelle forme previdenziali 7,8 miliardi di euro e dall’avvio della riforma, nel 2007, 97,3 miliardi di euro, il 22,2% del totale. In una possibile revisione dell’architettura delle scelte per rilanciare il contributo che i fondi pensione possono dare a un sistema multipilastro, potrebbe essere riproposto un nuovo periodo a valenza generalizzata di silenzio assenso, attualmente operativo per i soli nuovi assunti, con nuove riflessioni sul conferimento del TFR ai fondi pensione. Tra i diversi profili di attenzione vi è quello finanziario, in considerazione del fatto che il trasferimento del trattamento di fine rapporto a previdenza complementare comporta la rinuncia alla rivalutazione legale ex art. 2120, c.c., investendolo nei mercati finanziari. Sull’attuale previsione normativa sono in corso riflessioni su possibil innovazioni da introdurre. Fondi pensione: rendimenti nel I trimestre 2024 È utile riportare in premessa, alla luce delle recenti rilevazioni della Autorità di Vigilanza, i rendimenti aggiornati al I trimestre 2024 registrati dalle forme pensionistiche, che sono in media positivi, con valori più elevati per le gestioni con una maggiore esposizione azionaria. La notizia è sicuramente positiva, sia in sé che dal punto di vista percettivo, considerando il “vulnus” psicologico che si è avuto nel risparmiatore previdenziale nel 2022, anno in cui i fondi pensione negoziali avevano avuto rendimenti negativi del 9,8%, i fondi pensione aperti del 10,7%, i piani individuali di previdenza dell’11,5%, con la rivalutazione legale del trattamento di fine rapporto, autentico “benchmark ombra” presente nell’immaginario collettivo del lavoratore dipendente, invece dell’8,3%, in considerazione del fatto che l’inflazione era stata pari all’11,3%. Così come hanno osservato gli studiosi di finanza comportamentale, esiste un forte sentimento di “avversione alle perdite”, per cui il risparmiatore soffre più intensamente per le perdite rispetto a quanto sia soddisfatto per i guadagni, per cui la debacle del 2022 ha “pesato” in maniera particolarmente rilevante nell’immaginario collettivo degli aderenti ai fondi pensione. Tornando alle performance ora rese note dalla COVIP nel I trimestre del 2024 per i comparti azionari, si riscontrano rendimenti medi pari al 4,9% nei fondi negoziali, al 6,2% nei fondi aperti e al 7,5% nei PIP. Nelle linee bilanciate, i risultati sono in media pari al 2,4% nei fondi negoziali, al 3,2% nei fondi aperti e al 4% nei PIP; rendimenti medi vicini allo zero o di poco superiori si rilevano per i comparti obbligazionari e garantiti. Valutando i rendimenti su orizzonti temporali più coerenti con le finalità del risparmio previdenziale, nel periodo che ai dieci anni da inizio 2014 a fine 2023 aggiunge anche i primi tre mesi del 2024, i rendimenti medi annui composti delle linee a maggiore contenuto azionario si collocano intorno al 4,5-5% per tutte le tipologie di forme pensionistiche; per le linee bilanciate, i rendimenti medi sono compresi tra il 2% e il 3%. Le linee garantite e quelle obbligazionarie mostrano invece rendimenti medi vicini allo zero o di poco superiori; le gestioni separate di ramo I dei PIP, che contabilizzano le attività al costo storico e non al valore di mercato, ottengono un rendimento dell’1,8%. Nello stesso periodo, la rivalutazione del TFR è risultata pari al 2,4%. Osservando la distribuzione dei risultati dei singoli comparti tra le diverse tipologie di forma pensionistica e le diverse linee di investimento, prosegue la COVIP, tutti i comparti azionari e anche una buona parte dei bilanciati mostrano rendimenti più elevati rispetto agli altri e al TFR. Normativa vigente: riflessioni in atto L’art. 8, comma 9, del D.Lgs. n. 252/2005, stabilisce che gli statuti e i regolamenti delle forme pensionistiche complementari prevedano, in caso di conferimento tacito del TFR, l’investimento di queste somme nella linea a contenuto più prudenziale, in maniera da garantire la restituzione del capitale e rendimenti comparabili, nei limiti previsti dalla normativa statale e comunitaria, al tasso di rivalutazione del TFR. Le direttive generali alle forme pensionistiche complementari, adottate dalla COVIP con Delibera del 28 giugno 2006, chiariscono poi che il termine garanzia deve essere inteso come un effettivo impegno ad assicurare con certezza il risultato della restituzione integrale del capitale, al netto di qualsiasi onere, entro un lasso di tempo predeterminato e/o al realizzarsi di determinati eventi. De iure condendo, la COVIP evidenzia l’opportunità di interrogarsi sull’attualità della scelta operata nel 2005, che individuava la cosiddetta linea di default per il conferimento del TFR da parte dei lavoratori silenti in una linea assistita da una garanzia comparabile al tasso di rivalutazione del TFR. In particolare, si rimarca come la linea garantita è caratterizzata da una componente azionaria quasi nulla, componente azionaria che è invece più coerente con le aspettative di rischio-rendimento di un investimento di medio-lungo periodo. La collocazione in una linea garantita dei flussi contributivi dei lavoratori silenti, specie di età più giovane, pertanto, determina una perdita di opportunità in termini di redditività, ipotecando anche pesantemente il risultato a scadenza. A quanto detto, si aggiunge che alla fine del 2023 risultava aver scelto una linea garantita il 37,1% degli iscritti totali. Si tratta non solo di iscritti silenti ma anche, e prevalentemente, di persone che esplicitamente hanno scelto di versare contributi a linee più conservative e che, con ogni probabilità, non hanno modificato nel tempo la propria scelta. Tale significativa circostanza induce a riflettere anche sul ruolo che la linea di default può giocare quale elemento che implicitamente indirizza le scelte di partecipazione, assumendo in sé un valore “informativo” in termini di “adeguatezza/sicurezza” per gli iscritti e dunque presunta ottimale. Al riguardo, un’analisi condotta da COVIP nel 2023 circa le determinanti delle scelte di investimento degli iscritti, ha esaminato, tra l’altro, se il questionario di autovalutazione che l’Autorità ha introdotto nel 2017 per i nuovi iscritti ai fondi con la finalità di fornire un orientamento circa le scelte di investimento, basato anche sull’orizzonte temporale di riferimento, abbia sortito effetti di qualche significatività. Ne è emerso che la somministrazione del questionario ha avuto un ruolo nell’orientare la scelta della linea di investimento a favore di quelle più dinamiche. Possibile ruolo del life-cycle La proposta è quella di evolvere dall’attuale previsione di una linea garantita a una linea di default di tipo life-cycle, che avrebbe tra i diversi profili di vantaggio anche l’effetto di allocazione delle risorse dei fondi pensione, inducendo maggiori investimenti di tipo azionario e, per tale strada, faciliterebbe il sostegno dei fondi pensione alle imprese produttive. Va ricordato come nel life-cycle l’asset allocation è tipicamente caratterizzata da un’esposizione in titoli azionari che inizialmente è più elevata, riducendosi, progressivamente e automaticamente, nel tempo, con l’avvicinarsi del momento del pensionamento. “Leggendo” l’attuale offerta di mercato nel corso del 2023, due fondi pensione negoziali (Perseo Sirio e Pegaso) hanno ampliato la propria offerta di investimento, in entrambi i casi strutturata in 5 comparti, introducendo l’adesione a un percorso life-cycle che si attiva di default in caso di mancata scelta da parte dell’aderente. Salgono così complessivamente a 5 le forme pensionistiche negoziali che offrono l’adesione a percorsi life-cycle: Perseo Sirio e Pegaso si aggiungono a Solidarietà Veneto, Telemaco e Previmoda. Inoltre, un fondo (Fondareo), che aveva un’offerta di investimento limitata a 3 comparti, ha aggiunto 3 profili di investimento caratterizzati da combinazioni fisse nel tempo di 2 dei comparti già in essere. Ulteriori due forme pensionistiche hanno avviato nei primi mesi del 2024 l’iter di approvazione delle modifiche statutarie per introdurre nei propri ordinamenti analoghe opzioni di investimento. Sono poi 9 i fondi pensione aperti che offrono il life-cycle, con un numero di posizioni in essere pari a 386.000 (il 32% delle posizioni di tali fondi pensione), mentre sono 18 i PIP che prevedono percorsi di tipo life-cycle. In 4 casi è possibile per l’aderente scegliere tra diversi profili che presentano un livello di esposizione azionaria differente.