Sequestro al manager legittimo solo se provato il reimpiego del profitto da evasione

Nei confronti degli amministratori di una società si può procedere al sequestro finalizzato alla confisca per equivalente oppure alla confisca diretta del profitto del reato a condizione, però, che se ne dimostri il passaggio nella disponibilità degli amministratori. Lo ha ribadito la Corte di Cassazione con la sentenza n. 45538 dell'8 novembre 2019. IL FATTO Il caso trae origine da una ordinanza con cui il Tribunale di Gorizia ha confermato in larga parte il decreto di sequestro preventivo, disposto a fini di confisca dal PM in sede e convalidato dal GIP, di somme di denaro contante e di titoli di investimento nei confronti di un amministratore e di un rappresentante di diritto e/o di fatto di una S.r.l. Il Tribunale ha osservato che a dispetto dell'annullamento disposto dalla Corte di legittimità sul tema dei limiti temporali di applicazione del sequestro per equivalente, quello eseguito nei confronti degli indagati era in realtà un sequestro diretto, riguardante somme di denaro rinvenute su conti correnti o titoli di investimento intestati ai medesimi Il Tribunale ha, pertanto, concluso per l'irrilevanza del tema del tempus commissi delicti concernente l'applicabilità della confisca per equivalente e del sequestro preventivo alla stessa finalizzato in relazione all'epoca di entrata in vigore della legge n. 190 del 2012 che ha modificato l'art. 322-ter comma 1 sec. parte cod. pen., trovando nella specie applicazione la prima parte del comma 1 della previsione normativa; il Tribunale ha, invece, disposto il dissequestro e la restituzione all'avente diritto di titoli di investimento acquistati nel 2006 e quindi in epoca anteriore rispetto a quelle di commissione del reato. Avverso l'ordinanza hanno proposto ricorso per cassazione gli indagati sostenendo che il Tribunale, pur qualificando il sequestro eseguito come diretto e non per equivalente, avesse erroneamente interpretato il principio, legittimandolo nei confronti di soggetti diversi dal diretto percettore del profitto (le società commerciali) ed in assenza di prova del nesso di derivazione da quest'ultimo, presumendo che le somme sequestrate dagli indagati fossero comunque provenienti dalle attività delle società. Deducono per contro che deve essere affermato il principio che in caso di reati che abbiano portato un profitto illecito ad una persona giuridica, il sequestro diretto è solo quello avente ad oggetto denaro o beni fungibili che siano nella disponibilità della persona giuridica stessa oppure che siano nella disponibilità di altre persone, a condizione che sia tracciabile il processo di trasformazione del profitto del reato. LA DECISIONE DELLA CORTE DI CASSAZIONE La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso. Invero, nel caso di reati che abbiano generato un profitto illecito a favore di una determinata persona giuridica, com'è quello in esame qualificato dal Tribunale sotto forma di indebito risparmio di contributi previdenziali INPS consumato mediante presentazione di false auto certificazioni all'ente previdenziale, il sequestro diretto è quello avente ad oggetto il denaro o beni fungibili ricadenti nella disponibilità immediata della persona giuridica stessa o anche di terze persone, a condizione, tuttavia, che sia tracciabile in questo caso il processo di trasformazione del profitto stesso. Quando è la persona giuridica a risultare formalmente beneficiaria del profitto del reato, derivante da condotta ascrivibile al suo legale rappresentante, cosi come avviene in reati di analoga struttura come quelli di natura tributaria "il sequestro preventivo funzionale alla confisca, nei confronti della società, è possibile solo sui beni su cui disporre la confisca diretta, previa individuazione del profitto del reato; in mancanza, è possibile il sequestro per equivalente dei beni dell'imputato" (Sez. 3, sent. n. 43816 del 01/12/2016, dep. 22/09/2017, Di Florio). Secondo i principi che informano l'ordinamento penale, è la persona fisica che commette materialmente il reato ma se lo commette in favore di una persona giuridica è questa a beneficiare del profitto, sicché il sequestro diretto è quello eseguito nei confronti di quest'ultima, mentre il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente nei confronti dell'amministratore "può essere disposto nei confronti dello stesso solo quando, all'esito di una valutazione allo stato degli atti sullo stato patrimoniale della persona giuridica, risulti impossibile il sequestro diretto del profitto del reato nei confronti dell'ente che ha tratto vantaggio dalla commissione del reato" (Sez. 4, sent. n. 10418 del 24/01/2018, Rubino). Nei confronti degli amministratori della società si può, dunque, procedere al sequestro finalizzato alla confisca per equivalente oppure alla confisca diretta del profitto del reato a condizione, però, che se ne dimostri il passaggio nella disponibilità degli amministratori.

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