A gennaio 2020 gli importi delle pensioni erogate dagli enti previdenziali subiranno la perequazione automatica rispetto all’inflazione, vale a dire la rivalutazione dell’importo in base all’andamento del costo della vita come rilevato da ISTAT che, per determinare tale aumento, ricorre all’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, rilevato a fine anno, tenendo conto dei primi 9 mesi dell’anno, per poi essere conguagliato definitivamente nel corso del primo trimestre dell’anno successivo. Tale rivalutazione si realizza, dunque, applicando all’importo della pensione un tasso che, per il 2020, in base a quanto determinato dal Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze dello scorso 15 novembre, sarà pari allo 0,40%. Conguaglio 2019 e rivalutazione 2020 Con la circolare n. 147 del 2019, l’INPS ha già fornito dettagli e chiarimenti sulla rivalutazione definitiva delle pensioni erogate nel 2019 e sulla rivalutazione che verrà applicata sui trattamenti pensionistici nel corso del 2020. Per quanto riguarda l’anno che volge al termine, non è previsto alcun conguaglio di fine anno in favore dei pensionati, dal momento che sono state confermate le percentuali di rivalutazione del 2019, fissate definitivamente all’1,1%, lo stesso valore stabilito lo scorso anno dal Ministero. Nella circolare n. 147/2019, l’INPS ha specificato le modalità con le quali verrà applicata la rivalutazione alle diverse fasce di reddito, così come sono state individuate dall’Istituto medesimo. Il riferimento per calcolare le modalità di applicazione della rivalutazione è dato da quello che INPS ha individuato un importo minimo del trattamento pensionistico per lavoratori dipendenti e autonomi per il 2020 pari a 515,07 euro lordi mensili, in aumento rispetto ai 513,01 euro del 2019. A beneficiare della rivalutazione delle pensioni saranno tutte le prestazioni economiche riconosciute dall’INPS, dunque pensioni dirette, vale a dire pensione di vecchiaia, anzianità e anticipata, indirette, come le pensioni ai superstiti, e le prestazioni di assistenza, quali assegno sociale, pensione d’invalidità e di inabilità. Novità della legge di Bilancio 2020 Alla luce di quanto contenuto nella legge di Bilancio 2020, il nuovo meccanismo porta a 6 il numero delle fasce progressive di rivalutazione dell’importo dei trattamenti pensionistici, rispetto alle 7 previste dalla legge di Bilancio 2019 (legge n. 145/2018) che dovevano rimanere in vigore fino al 2021, stabilendo l’adeguamento all’inflazione del 100% per gli assegni fino a 4 volte il minimo del trattamento INPS (pari a 2.052,04 euro lordi mensili per il 2019 e a 2.060,21 per il 2020). Si avrebbe, dunque, un innalzamento della prima fascia entro cui l’aumento sarebbe dello 0,40% pieno. Nel 2019, difatti, il 100% veniva garantito solamente in favore dei titolari di assegno pensionistico fino a 3 volte il valore minimo, vale a dire 1.539,03 euro nel 2019 e 1.545,21 nel 2020. Viene dunque “eliminata” la fascia di aumento pari al 97%, prevista dalla legge di Bilancio 2019 per gli assegni il cui importo è compreso tra le tre e le quattro volte il trattamento minimo, mentre rimarrebbero analoghe a quanto previsto attualmente le altre fasce di riferimento per la determinazione della percentuale di applicazione del tasso di rivalutazione. Difatti per gli importi superiori a 4 volte e fino a 5 volte il minimo sarà garantito il 77% dell’adeguamento, misura che scenderà al 52% per quelle tra 5 e 6 volte il trattamento minimo. La rivalutazione verrà, nuovamente, riconosciuta in misura inferiore al 50% per le pensioni con importi più alti, precisamente al 47% per quelle tra 6 e 8 volte il trattamento minimo, al 45% per quelle tra 8 e 9 volte e al 40% per gli importi superiori a 9 volte la pensione minima INPS. Chi ne beneficerà (o quasi) Di fatto, l’impatto principale delle differenze rispetto ai sette scaglioni vigenti fino al 31 dicembre 2019, si riscontrerà per coloro che sono titolari di assegni pensionistici di importo tra le 3 e le 4 volte il trattamento minimo, i quali passeranno da 97% al 100% di applicazione del tasso di rivalutazione. Questi, i cui assegni pensionistici sono compresi nella fascia da 1.539,03 a 2.052,04 euro lordi mensili nel 2019 e da 1.545,21 a 2.060,21 euro lordi mensili nel 2020, beneficeranno di un aumento dello 0,40% pieno rispetto a quanto previsto dalla legge di Bilancio dello scorso anno che avrebbe riconosciuto lo 0,39%, con un indice di perequazione del 97%. Va comunque tenuto presente che si tratta nei fatti di una differenza quasi irrilevante, con un incremento che rimane comunque al di sotto di 1 euro su base mensile. Alcune considerazioni Fin qui le modifiche alle percentuali di applicazione del tasso di rivalutazione, ma tenendo presente l’importo della rivalutazione stessa, la drastica riduzione del tasso, passato dall’1,1% del 2019 allo 0,40% previsto per il 2020, quindi ridotto a quasi un terzo, comporterà degli aumenti decisamente contenuti degli assegni pensionistici. Basti pensare che nel 2019 il titolare di un assegno pari, ad esempio, a 1.500 euro, quindi rientrante nella fascia di applicazione del 100%, ha beneficato di un aumento pari a 16,5 euro lordi mensili, mentre nel 2020 l’aumento sarà pari a soli 6 euro, con l’applicazione del tasso pieno dello 0,40%. Per quanto riguarda le altre fasce di riferimento, le cui percentuali di applicazione della rivalutazione rimarranno invariate, alle pensioni di importo da quattro a cinque volte il minimo si applica un tasso di rivalutazione pari allo 0,31%, a quelle da cinque a sei volte il minimo un tasso pari allo 0,21%, che passerà allo 0,19% per gli assegni da sei a otto volte il minimo, allo 0,18% per quelli da otto a nove volte il minimo, mentre le pensioni il cui importo è oltre nove volte il minimo si applicherà un tasso di rivalutazione pari allo 0,16%. Questo vuol dire che, considerando un titolare di assegno pensionistico ricadente, ad esempio, nella fascia da cinque fino a sei volte il trattamento minimo con l’applicazione del tasso al 52%, con una pensione pari a 2.600 euro lordi mensili, nel 2019 ha beneficiato di un aumento di circa 14,9 euro lordi mensili, mentre nel 2020 si potrà attendere un aumento ridotto a circa 5,40 euro. Va, infine, sottolineato, che all’aumentare degli importi, le pensioni di valore più elevato dovranno preoccuparsi, più che dal meccanismo di riduzione dell’indice di perequazione, del contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro che confermato e riformulato in base alla rivalutazione dei trattamenti pensionistici.