Nel percorso parlamentare, per l’approvazione del decreto su reddito di cittadinanza e pensioni, il riscatto laurea agevolato si è innovato superando l’inizialmente previsto “tetto” anagrafico dei 45 anni. Nel passaggio parlamentare alla Camera si slega infatti tale opportunità dal vincolo di età ma viene posta la condizione che il periodo di riscatto agevolato si collochi dal 1996, periodo di competenza del metodo contributivo. Come funziona e quali sono le valutazioni da condurre? Perimetro di applicazione La nuova disciplina concerne anche gli iscritti a cui si applichi il sistema di calcolo misto (cioè, sia retributivo sia contributivo, in base al criterio del pro rata), purché, come detto, i periodi oggetto di riscatto siano da valutare secondo il sistema contributivo (quindi, periodi o frazioni di periodo successivi al 31 dicembre 1995). Non possono invece usufruirne coloro che hanno conseguito il diploma universitario prima del 31 dicembre 1995. In tal caso i periodi da riscattare vengono valutati secondo i criteri della riserva matematica che generalmente prevedono la corresponsione di un onere economico di gran lunga superiore. Chi ha frequentato l'università a cavallo degli anni 1995/1996, conseguendo il relativo diploma dopo il 31 dicembre 1995, può riscattare nella forma agevolata solo gli anni di frequenza del corso di studio successivi a tale data. L'ambito di applicazione non comprende poi i lavoratori autonomi iscritti a forme pensionistiche gestite da soggetti di diritto privato. Come funziona Il riscatto laurea agevolato si pone come possibilità aggiuntiva rispetto a quella standard e prevede che l'onere del riscatto sia costituito dal versamento di un contributo pari, per ogni anno da riscattare, al livello minimo imponibile annuo di cui all'articolo 1, comma 3, della l. n. 233/1990, moltiplicato per l'aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche dell'assicurazione generale obbligatoria per i lavoratori dipendenti, vigenti alla data di presentazione. In termini quantitativi circa 5.240 euro da pagare per ogni anno di studio, con un totale che varia da circa 15mila euro per una laurea breve a 25mila per un corso quinquennale. Secondo, invece, i criteri ordinari di calcolo del riscatto di periodi da valutare secondo il sistema contributivo, la retribuzione di riferimento è quella assoggettata a contribuzione nei dodici mesi meno remoti rispetto alla data della domanda ed è rapportata al periodo oggetto di riscatto; su tale base si applicano le aliquote contributive di finanziamento vigenti (nel regime ove il riscatto operi) alla data di presentazione della domanda. Il dossier del Servizio Studi della Camera segnala che la formulazione letterale della novella non esplicita che resta ferma la facoltà di applicazione del criterio ordinario di calcolo, esplicitazione che è in ogni caso posta nella circolare INPS n. 36 del 5 marzo 2019. Come specifica l’INPS con la circolare n. 6/2019 se il riscatto del corso di studi è già definito con l’integrale pagamento dell’onere dovuto, non si può chiedere la rideterminazione dell’onere in base ad una modalità alternativa. Altra ipotesi è quella in cui sia iniziato il pagamento rateale, in questo caso si potrà interrompere lo stesso, ottenere l’accredito del periodo corrispondente alla quota versata del capitale come già determinato e presentare per il periodo del corso di studi residuo, nuova domanda di riscatto il cui onere potrà essere determinato, a richiesta, con il criterio alternativo. Se poi il riscatto non si è ancora perfezionato con l’accettazione dell’onere si potrà ritirare la domanda in questione e proporne una successiva, con la consapevolezza che i criteri di calcolo dell’onere terranno conto della nuova data di presentazione della domanda. Profili di vantaggio Fermo restando che il riscatto laurea va considerato soggettivamente nell’ambito di una ponderata pianificazione previdenziale ma anche finanziaria, come fattore di vantaggio va sicuramente evidenziato il costo relativamente contenuto. Si rammenta poi che anche questa forma di riscatto è utile ad incrementare sia la dote previdenziale rappresentata dal montante previdenziale che l'anzianità utile ai fini del diritto che della misura della pensione. Nel metodo di calcolo contributivo integrale per esempio un montante più consistente apporta anche un beneficio potenziale in termini di età pensionabile essendo contemplato un ulteriore canale di accesso alle prestazioni, basato sull’età anagrafica (20 anni) e sulla disponibilità di un capitale accumulato tale da alimentare una rendita pari ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale. Il costo dell’operazione può essere versato poi all’ente previdenziale in una sola soluzione o in 120 rate mensili, senza interessi o altri oneri ed è fiscalmente deducibile. Va però considerato quello che si definisce come “rischio politico”, vale a dire la possibilità che possa essere modificata in orizzonti temporali più o meno lunghi la normativa con un possibile depotenziamento degli effetti previdenziali benefici del riscatto laurea.