Riforma degli scambi intracomunitari dal 2020. Assonime illustra le “quattro soluzioni rapide” (Quick fixes)

Assonime ha illustrato, nella circolare n. 29 del 19 dicembre 2019, la riforma degli scambi intracomunitari e le “quattro soluzioni rapide”, cd. Quick fixes, finalizzate a risolvere quattro questioni specifiche che davano luogo ad interpretazioni difformi nei vari Stati membri. Dal 1° gennaio 2020 si avrà una nuova disciplina IVA europea degli scambi intracomunitari, con modifiche, chiamate “Quick fixes”. Con la direttiva n. 2018/1910 del 4 dicembre 2018 sono state individuate alcune disposizioni riguardanti il regime di call-off stock, le operazioni a catena, e la valenza da attribuire al numero di identificazione IVA nelle cessioni intracomunitarie. La direttiva in commento avrebbe dovuto essere adottata dall’Italia entro il 31 dicembre 2019; poiché non è stata ancora recepita, è interessante analizzare le problematiche che gli operatori nazionali dovranno affrontare dal 1° gennaio 2020. Per tale ragione Assonime ha invocato l’urgenza di un intervento da parte dell’Agenzia delle Entrate per chiarire l’ambito applicativo e temporale della direttiva. Il sistema VIES Secondo la nuova normativa, negli scambi intracomunitari ha rilievo il numero di identificazione dei soggetti passivi d’imposta, che vien usato quando l’operazione è tra due soggetti passivi identificati in due diversi Stati membri dell’Unione europea con un proprio numero di partita IVA, attribuito dallo Stato membro di appartenenza. Il VIES (Vat Information Exchange System) è un sistema che consente lo scambio di informazioni tra le amministrazioni fiscali degli Stati membri dell’Unione europea e verifica se il numero è formalmente corretto e corrisponde ad un operatore esistente ed in attività. Per migliorare il sistema VIES, sono state disposte regole comuni tra gli Stati membri per criteri da seguire per identificare i soggetti passivi, che implicano una serie di controlli sull’attività esercitata e, più in generale, sulla veridicità delle informazioni fornite dagli operatori in vista dell’attribuzione del numero di partita IVA. Non essendo ancora stata recepita la direttiva in Italia, si pone il problema di capire se le norme trovano immediata applicazione e allora gli operatori nazionali sarebbero tenuti a considerare l’iscrizione al VIES tra i requisiti obbligatori per la non imponibilità delle cessioni intracomunitarie. Diversamente, è più plausibile pensare che queste norme non siano suscettibili di immediata applicazione e si avrebbe un disallineamento tra le norme dell’Unione e le norme nazionali che, al momento, non includono l’iscrizione al VIES tra i requisiti sostanziali che il soggetto passivo deve soddisfare per beneficiare del regime di non imponibilità IVA nelle cessioni intracomunitarie. Regime di call-off stock L’Unione Europea ha previsto che siano disciplinate in modo armonizzato le operazioni intracomunitarie poste in essere in esecuzione dei contratti di call-off stock. Pertanto nella direttiva n. 2018/1910/UE, che è in linea con la nostra disciplina IVA nazionale del consignment stock, si differisce la realizzazione dell’operazione comunitaria al momento in cui avviene il passaggio di proprietà dei beni, ossia al momento del prelievo dei beni dal deposito da parte dell’acquirente. Secondo le nuove modifiche intervenute il trasferimento di un bene in altro Stato membro non si considera più un’operazione “assimilata” ad una cessione intracomunitaria, ma una vera e propria cessione intracomunitaria che si realizza in un momento successivo all’arrivo dei beni nello Stato membro di destinazione ossia quando l’acquirente preleva i beni dal deposito esistente in tale Stato. Con il mancato recepimento della direttiva entro il 31 dicembre non si avranno particolare effetti in tale ambito. Infatti, il regime ai fini IVA delle operazioni che realizzano le fattispecie del call-off stock in ambito nazionale è già seguito per il contratto di consignment stock. Cessioni a catena Le cessioni a catena sono cessioni consecutive di beni, oggetto di un unico trasporto intracomunitario dal primo fornitore all’acquirente finale, dove vi sono tre o più operatori economici, cedente, uno o più operatori intermedi e acquirente finale. La direttiva n. 2018/1910/UE ha individuato il regime IVA delle operazioni a catena con l’introduzione dell’art. 36-bis nella Direttiva IVA. Se vi sono queste condizioni, la spedizione o il trasporto deve essere imputato unicamente alla cessione effettuata nei confronti dell’operatore intermedio. Quindi, soltanto questa cessione potrà qualificarsi come intracomunitaria e beneficiare del regime di non imponibilità. Nell’ordinamento tributario italiano non essendo stata la direttiva 2018/1910 recepita ancora, dal 1° gennaio 2020, potrebbe verificarsi un disallineamento tra le norme degli Stati membri che hanno recepito le disposizioni della direttiva e le norme nazionali. Di conseguenza gli operatori nazionali non potranno utilizzare le semplificazioni riguardanti le operazioni a catena, e saranno costretti a nominare un rappresentante fiscale o a richiedere l’identificazione diretta al fine di assolvere i relativi obblighi IVA nello Stato membro di partenza o in quello di arrivo dei beni.

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