Regime forfetario e partecipazione in società: la causa ostativa può essere rimossa entro il 2019

Il nuovo regime forfetario per le imprese e i professionisti con aliquota di tassazione al 15%, in vigore dal 1° gennaio 2019, imbarca i primi chiarimenti. Infatti, dopo le risposte fornite nei vari convegni di inizio anno, l’Agenzia delle entrate ha diffuso una corposa circolare (la n. 9/E del 10 aprile 2019) nella quale ha analizzato gli aspetti più rilevanti del nuovo regime cercando di chiarire i tanti dubbi emersi in questi primi mesi di applicazione delle nuove norme. Il documento di prassi effettua una disamina molto accurata dell’intera disciplina, soffermandosi su tutti i suoi vari aspetti, ma ci sono alcuni passaggi che, ad una prima lettura, meritano di essere evidenziati. Le cause ostative Un aspetto che merita attenzione riguarda le nuove cause ostative introdotte dal 1° gennaio 2019. In sintesi, non possono accedere al regime forfetario: - i soggetti che partecipano, contemporaneamente all'esercizio dell'attività, a società di persone, ad associazioni o a imprese familiari (art. 5, D.P.R. n. 917/1986), ovvero che controllano direttamente o indirettamente società a responsabilità limitata o associazioni in partecipazione, le quali esercitano attività economiche direttamente o indirettamente riconducibili a quelle svolte dagli esercenti attività d’impresa, arti o professioni (art. 1, comma 57, lett. d) Legge n. 190/2014); - le persone fisiche la cui attività sia esercitata prevalentemente nei confronti di datori di lavoro con i quali sono in corso rapporti di lavoro o erano intercorsi rapporti di lavoro nei 2 precedenti periodi d'imposta, ovvero nei confronti di soggetti direttamente o indirettamente riconducibili a tali datori di lavoro, esclusi coloro i quali hanno effettuato periodi di tirocini professionali (art. 1, comma 57, lett. d-bis) Legge n. 190/2014). Sulla prima causa ostativa, essa non opera solo a condizione che il contribuente, nell’anno precedente a quello di applicazione del regime stesso, provveda preventivamente a rimuoverla, fatto salvo quanto si dirà appresso con specifico riferimento alla partecipazione nelle s.r.l. Ad esempio, nel caso in cui il contribuente possieda delle quote in una società in nome collettivo, se lo stesso cede le quote possedute nella s.n.c. entro la fine dell’anno precedente potrà applicare il regime forfetario a decorrere dall’anno successivo e ciò a prescindere che il contribuente inizi una nuova attività o prosegua un’attività già svolta. Stesso ragionamento vale per la partecipazione in altre società di persone, in associazioni, in imprese familiari, in aziende coniugali. Su questo aspetto, nella circolare è riportata un’importante apertura resasi necessaria anche per ottemperare ai dettami dello Statuto del contribuente: se al 31 dicembre 2018 il contribuente si trovava in una delle condizioni tali da far scattare l’applicazione della causa ostativa in esame già a partire dal 2019, lo stesso potrà comunque applicare nell’anno 2019 il regime forfetario, ma dovrà rimuovere la causa ostativa entro la fine del 2019, a pena di fuoriuscita dal regime forfetario dal 2020. Inoltre, le operazioni di realizzo delle partecipazioni al fine di applicare il regime forfetario non configurano ipotesi censurabili ai fini dell’abuso del diritto trattandosi di comportamenti volti a rimuovere le cause ostative prima di applicare il regime, rispettandone in tal modo la ratio sottostante. Se, invece, il contribuente si trova nel regime forfetario e la causa ostativa sopraggiunge in corso d’anno a seguito di acquisizione per eredità delle partecipazioni, se non la rimuove entro la fine dell’anno, fuoriuscirà dal regime forfetario dall’anno successivo. Inoltre, non costituisce causa ostativa la partecipazione in società semplici, tranne nei casi in cui le stesse producano redditi di lavoro autonomo o, in fatto, d’impresa. Per quanto riguarda, invece, la partecipazione in s.r.l. viene precisato che: - ai fini dell’applicazione della causa ostativa, assume rilevanza l’anno di applicazione del regime e non l’anno precedente, dal momento che solo nell’anno di applicazione del regime si può verificare la riconducibilità diretta o indiretta delle attività economiche svolte dalla s.r.l. alle attività economiche svolte dal contribuente in regime forfetario; - per la definizione di controllo, diretto e indiretto, occorre rifarsi a quanto previsto dall’articolo 2359, primo e secondo comma, del codice civile; - nell’ambito delle persone interposte vanno ricompresi il coniuge, i parenti entro il terzo grado e gli affini entro il secondo grado (familiari di cui all’articolo 5, comma 5, del TUIR); ad esempio, la causa ostativa opererà nel caso in cui la moglie del contribuente che applica il regime forfetario detiene una partecipazione pari al 50% in una s.r.l. (che esercita attività economiche direttamente o indirettamente riconducibili a quelle svolte dal predetto contribuente); - occorre avere in ogni caso riguardo alle attività effettivamente svolte in concreto dal contribuente e dalla s.r.l. indipendentemente dai codici ATECO 2007 dichiarati, per valutarne la correlazione; - non sono ritenute “attività economiche direttamente o indirettamente riconducibili” tutte le attività autonomamente esercitate dalla s.r.l., condizione che è ritenuta sussistente, oltre che in assenza di acquisti di beni o servizi dalla persona fisica in regime forfetario, anche – se del caso – nelle ipotesi in cui i costi dei predetti beni e servizi non fossero fiscalmente deducibili; stesso discorso per tutte le attività esercitate dalla s.r.l. avvalendosi anche di acquisti di beni o servizi dalla persona fisica in regime forfetario, ma che siano classificabili in una sezione ATECO differente da quella in cui sono classificabili le attività esercitate dalla persona fisica in regime forfetario. In merito alla verifica dell’altra causa ostativa (attività svolta nei confronti dell’ex datore di lavoro), la verifica del requisito della prevalenza va effettuata solo al termine del periodo d’imposta. Ad esempio, se un contribuente ha avuto un rapporto di lavoro concluso nel 2018, lo stesso può applicare il regime forfetario nel 2019, ma se alla fine del 2019 risulta che ha fatturato prevalentemente nei confronti del suo precedente datore di lavoro ovvero di soggetti direttamente o indirettamente ad esso riconducibili dovrà fuoriuscire dal regime forfetario nel 2020. Inoltre, solo i revisori e i sindaci di società non rientrino nell’ambito di applicazione della causa ostativa, data l’intrinseca natura dell’attività svolta; viceversa, le altre categorie di percettori di redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente ivi previste vi rientrano (amministratori, collaboratori ecc.). Attenzione, infine, agli eventuali comportamenti posti in essere nel periodo d’imposta 2018 nelle more dell’entrata in vigore della legge di bilancio 2019 volti a modificare le condizioni del duplice rapporto di lavoro (autonomo e dipendente o assimilato) al fine di traslare una quota di redditi percepiti dalla tipologia di redditi di lavoro dipendente o assimilati a quella di redditi di lavoro autonomo per poter usufruire nel 2019 del regime forfetario sulla maggiore quota di redditi di lavoro autonomo: l’Agenzia avverte che queste operazioni saranno oggetto di sindacato ai fini dell’abuso del diritto. Il calcolo del limite dei ricavi/compensi Un’altra delle più importanti novità della nuova norma è stata quella di aver “livellato” la soglia limite di accesso al regime fissandola, per tutti e a prescindere dall’attività svolta, a 65.000 euro annui. Su questa nuova soglia, si sono addensati alcuni dubbi, alimentati anche da alcune risposte date dall’Agenzia in questi mesi. E’ evidente che se il contribuente ha superato la (vecchia) soglia di 30.000 euro di ricavi/compensi al 31 dicembre 2018 che, in base alle vecchie regole, lo proiettava fuori dal regime, ma, sempre al 31 dicembre 2018, si trovava entro i 65.000 euro, può rimanere nel regime agevolato applicando le nuove regole. Sulle modalità di determinazione dei ricavi/compensi, vengono, però, fatte alcune importanti precisazioni: - per la verifica del superamento del limite, si deve tener conto del regime contabile applicato nell’anno di riferimento; perciò, ad esempio, coloro che hanno operato in contabilità ordinaria devono calcolare l’ammontare dei ricavi conseguiti applicando il principio di competenza e coloro che hanno applicato il regime semplificato devono calcolare l’ammontare dei ricavi conseguiti applicando il regime di cassa; - nel calcolo del limite non rientrano i ricavi/compensi derivanti dall’adeguamento ai nuovi ISA; - ai fini del calcolo del limite, invece, concorrono i proventi conseguiti a titolo di diritto d’autore. Su quest’ultimo passaggio va detto che permangono le perplessità già da più parti sollevate allorquando ciò è stato anticipato in occasione di una risposta fornita dall’Agenzia delle entrate alcune settimane fa. Il dubbio sta nel fatto che, equiparando in qualche modo i redditi di lavoro autonomo derivanti da attività assimilate (redditi derivanti dalla utilizzazione economica, da parte dell’autore o inventore, di opere dell’ingegno, di brevetti industriali e di processi, formule o informazioni relativi ad esperienze acquisite in campo industriale, commerciale o scientifico, se non sono conseguiti nell’esercizio di imprese commerciali), di fatto si crea un problema di riqualificazione degli stessi, non solo ai fini delle imposte dirette ma anche ai fini IVA e IRAP. La forzatura è evidente e, forse, per renderla quanto più possibile inattaccabile, nella circolare si precisa che i predetti redditi concorrono “alla verifica del limite di 65.000 euro solo se correlati con l’attività di lavoro autonomo svolta, circostanza che sarà ritenuta sussistente se, sulla base di un esame degli specifici fatti e circostanze, gli stessi non sarebbero stati conseguiti in assenza dello svolgimento dell’attività di lavoro autonomo”. In pratica, si afferma che se tali redditi derivano in qualche modo dall’attività di lavoro autonomo “principale” del soggetto (ad esempio, le pubblicazioni su riviste professionali fatte da un commercialista o avvocato, su materie oggetto della propria professione), allora vengono attratti ai fini del calcolo del limite. Anche con tali affermazioni, resta, comunque, il fatto che si tratta di una presa di posizione che potrebbe dare adito ad eventuali contenziosi dall’esito per nulla scontato.

Regime forfetario e partecipazione in società: la causa ostativa può essere rimossa entro il 2019

Ai fini dell’applicazione del regime forfetario, è possibile rimuovere la causa ostativa relativa alla partecipazione in società anche entro il 2019 ma con alcuni distinguo se si tratta di partecipazione in srl

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