Redditometro, Confprofessioni: intervento in antitesi ai principi della riforma fiscale
L’appello del presidente Stella: preoccupati per la retroattività del decreto, no al grande fratello fiscale
«Sorpresi da un intervento che si pone in antitesi con il percorso avviato con la riforma fiscale». È il commento del presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, sul decreto del MEF che fissa i criteri per la definizione sintetica del reddito delle persone fisiche.
«Il decreto che “riattiva” il redditometro», spiega Stella, «presenta una serie di criticità, sia sul piano dei principi che dovrebbero informare il rapporto fisco/contribuente che su quello della definizione dei criteri atti a individuare i potenziali evasori».
«Se è vero che la norma di legge che legittima il redditometro esiste da anni», aggiunge il presidente di Confprofessioni «non possiamo non sottolineare che i criteri individuati dal decreto verranno applicati, con effetto retroattivo, relativamente ai redditi prodotti a partire dal 2017. In tal senso il decreto segna un passo indietro rispetto ai principi fissati dalla legge delega per la riforma fiscale, dove particolare attenzione è stata data proprio al riequilibrio del rapporto tra amministrazione fiscale e contribuenti».
«Sul piano del merito», continua il presidente di Confprofessioni «auspichiamo che l’elenco delle spese indicate ai fini della determinazione della capacità reddituale dei contribuenti sia rivisto, focalizzandosi su variabili più adatte a individuare tenori di vita non in linea con i redditi dichiarati ed eliminando ogni riferimento a spese comunemente sostenute dalla generalità dei contribuenti. Mentre sul piano del metodo riteniamo imprescindibile, al fine di evitare errori macroscopici nell’utilizzo di uno strumento così delicato, che venga preventivamente garantita e testata l’interoperabilità delle 161 banche dati gestite dall’Amministrazione finanziaria».
«Siamo da sempre favorevoli all’introduzione di strumenti sofisticati per il contrasto all’evasione fiscale», conclude Stella, «ma è fondamentale che vengano utilizzati selettivamente, altrimenti si rischia non soltanto di legittimare il grande fratello fiscale, ma anche di produrre risultati insoddisfacenti in termini di recupero dell’evasione».