Processo tributario: oltre al rimborso forfettario al difensore spettano anche le spese vive

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 15985 del 27 luglio 2020, in tema di rimborso delle spese legali ha operato una significativa distinzione tra il rimborso c.d. forfetario delle spese generali e quello delle spese vive. Le prime costituiscono una componente delle spese giudiziali, la cui misura è predeterminata dalla legge e compete automaticamente al difensore anche in assenza di allegazione specifica e di apposita istanza, le seconde invece devono essere documentate e liquidate in sentenza. IL FATTO Un contribuente otteneva una sentenza passata in giudicato favorevole, nei confronti dell’Ufficio. Proponeva ricorso in ottemperanza chiedendo anche la refusione delle spese documentate che veniva dichiarato inammissibile. Avverso tale decisione presentava ricorso per Cassazione sostenendo in sintesi, che in base all’art. 2 del D.M. n. 55/2014 e dell’art. 91 c.p.c., le spese vive e documentate, contrariamente a quanto affermato dal primo giudice, non potessero essere incluse nelle spese generali prevista dal D.M. n. 55/2014, essendo quest’ultima voce, una parte del compenso dovuto al procuratore. LA DECISIONE DELLA CORTE DI CASSAZIONE La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso cassando con rinvio la sentenza impugnata. La Suprema Corte innanzitutto ricorda che l’art. 91 c.p.c. prevede che il giudice che chiude il processo davanti a lui, condanna la parte soccombente al rimborso delle stesse a favore dell’altra parte e ne liquida l’ammontare insieme con gli onorari della difesa. Inoltre, l’art. 2 del D.M. n. 55/2014, nella versione ratione temporis stabiliva che oltre al compenso e al rimborso delle spese documentate (C.U., marche da bollo, compensi versati al consulente di parte) in relazione alle singole prestazioni, all’avvocato è dovuta in ogni caso, ed anche in caso di determinazione contrattuale, una somma per rimborso spese forfettarie di regola nella misura del 15% del compenso totale per la prestazione. I giudici di legittimità precisano che diverso è il rimborso c.d. forfettario delle spese generali, che costituisce una componente necessaria delle spese giudiziali, la cui misura è predeterminata dalla legge, e che spetta automaticamente al difensore, anche in assenza di allegazione specifica e di apposita istanza, da ritenersi implicita nella domanda di condanna al pagamento degli onorari giudiziali che incombe sulla parte soccombente (Cass. 13693/2018, Cass. 9385/2019). La Corte richiama anche la relazione illustrativa al Decreto ministeriale la quale chiarisce che la previsione di tale rimborso mira a ristorare il professionista di quelle voci di spesa ad esempio quelle relative alla gestione dello studio, che sono effettive ma non documentabili, quali stipendi dei dipendenti, assicurazione professionale, utenze, materiale di cancelleria, ecc. Nella specie la pronuncia impugnata aveva errato nel ritenere che le spese vive fossero incluse nel rimborso forfettario riconosciuto al professionista nella misura fissata dal D.M. n. 55/2014.

Processo tributario: oltre al rimborso forfettario al difensore spettano anche le spese vive

L’avvocato ha diritto a essere rimborsato dalla controparte anche delle spese vive di studio che non sono incluse in quelle forfettarie

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