Processo tributario: legittimo il termine di 30 giorni per il deposito del ricorso

Corte Costituzionale - Ordinanza n. 273 del 13 dicembre 2019 La Corte Costituzionale, mediante l’ordinanza n. 273 del 13 dicembre 2019, ha confermato la legittimità costituzionale degli artt. 22 e 27 del DLgs. 546/92, a mente dei quali la costituzione in giudizio del ricorrente nel rito tributario deve avvenire, a pena di inammissibilità, entro trenta giorni dalla presentazione del ricorso e detta inammissibilità può essere rilevata, d’ufficio, in sede di esame preliminare del ricorso. IL FATTO Il giudizio giunge dinnanzi alla Consulta a seguito dell’ordinanza di rinvio della Commissione tributaria provinciale di Genova n. 85 del 1° aprile 2009, che aveva sollevato la questione di legittimità costituzionale in riferimento agli artt. 3, 24, 97 e 111 Cost. Secondo la parte rimettente, gli artt. 22, commi 1 e 2, e 27 comma 1 del DLgs. 546/92 consentirebbero un’irragionevole disparità di trattamento tra il ricorrente nel giudizio tributario e l’attore nel processo civile, il quale, nell’ipotesi di mancata costituzione in giudizio nel termine a lui assegnato e di costituzione tempestiva del convenuto, conserva la possibilità di costituirsi fino alla prima udienza (art. 171 comma 2 c.p.c.). Così ragionando (ritenendo dunque valida la costituzione in giudizio tardiva anche per il ricorrente), altresì nel rito tributario non verrebbe rallentato il giudizio in maniera apprezzabile, dal momento che il ricorso potrebbe essere esaminato in una udienza pubblica da fissare successivamente alla costituzione del resistente nel rispetto di trenta giorni liberi. Si tratterebbe, in altri termini, di sopprimere l’esame preliminare del ricorso (che va eseguito scaduti i termini per la costituzione delle parti) prevedendo la trattazione della controversia con le modalità di cui agli artt. 30 e seguenti del DLgs. 546/92. LA DECISIONE DELLA CORTE COSTITUZIONALE I giudici costituzionali non condividono l’impostazione della rimettente e respingono le questioni di legittimità costituzionale proposte. In primo luogo, si sottolinea come non sia in vigore nel nostro ordinamento un principio costituzionale di necessaria uniformità tra i diversi tipi di processo e, in particolare, fra il rito tributario e quello civile (Corte Cost. 14 luglio 2017 n. 199, che richiama numerose pronunce in senso conforme). Tanto premesso, vengono ritenute dirimenti, con riferimento al rispetto dell’art. 3 Cost., i tratti peculiari della giurisdizione tributaria rispetto a quella amministrativa e civile, correlati sia alla natura impugnatoria del processo sia al rapporto sostanziale oggetto del giudizio, rapporto “che attiene alla fondamentale ed imprescindibile esigenza dello Stato di reperire i mezzi per l’esercizio delle sue funzioni attraverso l’attività dell’Amministrazione finanziaria (Corte Cost. 12 marzo 1998 n. 53)“. Garantita la certezza del diritto e la riscossione dei tributi In ogni caso, sottolinea la Corte, la discrezionalità del legislatore nella conformazione degli istituti processuali incontra il limite nell’esigenza che non vengano imposti oneri tali o non vengano prescritte modalità tali da rendere impossibile o estremamente difficile l’esercizio del diritto di difesa o lo svolgimento dell’attività processuale. La costituzione in giudizio del ricorrente entro trenta giorni successivi alla notifica del ricorso non rappresenta, dunque, un onere eccessivamente gravoso e neppure manifestamente irragionevole. Pertanto, alla luce di tali considerazioni, la Corte Costituzionale dichiara la manifesta infondatezza delle questioni di legittimità costituzionale degli artt. 22 commi 1 e 2 e 27 comma 1 del DLgs. 546/92, confermando le regole sulla costituzione in giudizio attualmente in vigore.

Processo tributario: legittimo il termine di 30 giorni per il deposito del ricorso

La costituzione in giudizio del ricorrente nel rito tributario deve avvenire, a pena di inammissibilità, entro trenta giorni dalla presentazione del ricorso

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