Possibile limitare l’esonero dagli obblighi connessi al Rdc

Il reddito di cittadinanza, introdotto dal DL 4/2019, si concretizza in un sostegno economico a integrazione dei redditi familiari, associato a un percorso di reinserimento lavorativo e sociale. I soggetti beneficiari sono coloro che possiedono, cumulativamente, al momento della presentazione della domanda e per tutta la durata dell’erogazione del beneficio precisi requisiti di cittadinanza, residenza e soggiorno, requisiti reddituali e patrimoniali, nonché requisiti riferiti al godimento dei beni durevoli. Il possesso dei requisiti sopra indicati non è, tuttavia, sufficiente, tenuto conto che il DL 4/2019 accorda l’erogazione del beneficio a condizione che i componenti maggiorenni, non occupati e non frequentanti un regolare corso di studi rendano la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro (c.d. “DID”) e aderiscano a percorsi personalizzati di accompagnamento all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale, mediante la sottoscrizione del patto di lavoro e/o del patto di inclusione sociale, a seconda delle necessità del nucleo familiare di appartenenza. L’art. 4 del DL 4/2019 ha poi previsto alcune ipotesi di esclusione e di esonero dall’adempimento di tali obblighi, in relazione alle quali si è espresso il Ministero del Lavoro con la circolare n. 187/2020. In particolare, il Ministero ricorda che sono esclusi dall’obbligo di partecipazione a un percorso di inserimento lavorativo o di inclusione sociale i componenti del nucleo familiare che: non siano maggiorenni; siano occupati; frequentino un regolare corso di studi (ad esempio frequentino scuola secondaria superiore di secondo grado, corso di laurea o corso di specializzazione, dottorato, ecc.); percepiscano la pensione di cittadinanza; siano titolari di pensione diretta; abbiano un’età anagrafica pari o superiore a 65 anni, a prescindere dalla fruizione di un trattamento pensionistico; le persone con disabilità, che possono tuttavia manifestare la loro disponibilità al lavoro ed essere destinatari di offerte di lavoro alle condizioni, con le percentuali e le tutele offerte dalla L. 68/99. L’art. 4, comma 3 del DL 4/2019 prevede poi la possibilità di esonero dagli obblighi di partecipazione a un percorso di inserimento lavorativo o di inclusione sociale per: i componenti del nucleo familiare con carichi di cura, valutati con riferimento alla presenza di soggetti minori di 3 anni ovvero di componenti del nucleo familiare affetti da disabilità grave o non autosufficienza; i lavoratori considerati in stato di disoccupazione perché aventi un reddito di lavoro dipendente o autonomo corrispondente a un’imposta lorda pari o inferiore alle detrazioni spettanti ex art. 13 del TUIR; coloro che frequentano corsi di formazione per la qualifica e il diploma professionale. Ulteriori fattispecie di esonero dai percorsi di reinserimento lavorativo sono poi state individuate in sede di Accordo in Conferenza Unificata e riguardano le persone con uno stato di salute tale da non consentire la partecipazione ai predetti percorsi, comprese le donne in stato di gravidanza, e soggetti impegnati in percorsi di tirocini formativi e di orientamento o di inclusione sociale. L’esonero può avvenire al momento della convocazione dei beneficiari da parte dei Centri per l’impiego o dei servizi competenti dei Comuni, previo rilascio, da parte dell’interessato, dell’autocertificazione ex art. 47 del DPR 445/2000, più l’eventuale idonea documentazione probatoria eventualmente richiesta (es. certificato medico, ecc.). È inoltre possibile procedere con il c.d. “esonero parziale”, in presenza di nuclei familiari interessati non solo da un percorso di reinserimento lavorativo, ma anche sociale. In tali casi, l’esonero potrebbe essere limitato agli obblighi di adesione a un percorso personalizzato di inserimento lavorativo (stipula e rispetto degli impegni previsti nel Patto di lavoro), mentre potrebbe essere considerato opportuno, per il nucleo familiare, proseguire nella stipula di un Patto per l’inclusione sociale. Sanzioni per la mancata presentazione alle convocazioni La mancata presentazione, senza giustificato motivo, da parte di un solo componente il nucleo familiare alle convocazioni effettuate dai servizi competenti comporta l’applicazione di una decurtazione “progressiva” delle mensilità del beneficio economico, sino alla decadenza dalla prestazione. In proposito, precisa il Ministero, sono oggetto di sanzione tutte le convocazioni necessarie alla definizione e attuazione dei patti.

Rilevanza fiscale criptovalute: plusvalenza di 2 mila euro è soglia, non franchigia

Omissioni ed evasioni contributive: nuovo regime sanzionatorio dal 1° settembre 2024

In arrivo il bonus Natale di 100 euro in busta paga

Spese mediche rimborsate: quando spetta la detrazione del 19%

Credito d’imposta Zls: domande dal 12 dicembre 2024

Ristrutturazioni ed ecobonus: quando è obbligatoria la comunicazione ENEA

Concordato preventivo: codici tributo per maggiorazione acconto e imposta sostitutiva

Contributo Superbonus 2024, definito il contenuto delle domande

Concordato preventivo biennale, arrivano le prime indicazioni operative

Possibile limitare l’esonero dagli obblighi connessi al Rdc

Esonero parziale in presenza di nuclei familiari interessati non solo da un percorso di reinserimento lavorativo, ma anche sociale

Lascia un commento Annulla risposta

Newsletter

Articoli correlati

Lascia un commento Annulla risposta