Corte di Cassazione - Sentenza n. 30363 del 21 novembre 2019 Nella quantificazione presuntiva di un maggior ricarico di vendita di beni al dettaglio, occorre considerare il prezzo risultante dagli scontrini fiscali e non limitarsi a calcolare i valori dalle dichiarazioni rese dal contribuente in sede di accesso. Non è poi corretto rilevare le percentuali di ricarico sui prezzi dei prodotti relativi all’anno di esecuzione della verifica e applicarli ai periodi di imposta precedenti. Sono questi alcuni dei principi stabiliti dalla Corte di Cassazione nella sentenza n. 30363 del 21 novembre 2019, che appare particolarmente interessante perché affronta questioni concernenti prassi operative spesso utilizzate dai verificatori sia della Guardia di Finanza, sia dell’agenzia delle Entrate. IL FATTO A un bar venivano contestati maggiori ricavi applicando una percentuale di ricarico sulla base delle dichiarazioni rese dal contribuente in occasione della verifica. Secondo la prospettazione difensiva erano stati ignorati i reali prezzi risultanti dagli scontrini fiscali. Nel computo dei caffè era stata poi omessa qualunque valutazione sull’autoconsumo delle tazzine di caffè da parte degli addetti al bar durante la giornata, ed era stata ignorata la parte del prodotto utilizzabile quale “sfrido”. L’individuazione delle percentuali di ricarico relative all’anno 2003 (oggetto di contestazione) era stata determinata tenendo conto del listino prezzi esposto nel 2007. Mentre la Ctp riteneva infondato l’atto impositivo, la Commissione regionale accoglieva l’appello dell’Amministrazione confermando la legittimità della rettifica. Avverso tale decisione ricorreva in cassazione il contribuente il quale ribadiva, tra l’altro, che i giudici di appello non avessero tenuto conto delle inesattezze palesate negli atti difensivi ai fini della determinazione del prezzo di vendita. La difesa lamentava ancora l’omessa valutazione della disomogeneità dei prodotti venduti (vino, caffè, tramezzino ecc.) e quindi delle differenti percentuali di ricarico applicabili. LA DECISIONE DELLA CORTE DI CASSAZIONE La Suprema Corte ha accolto il ricorso. Secondo i giudici di legittimità infatti la Ctr avrebbe dovuto verificare e valutare tutte queste allegazioni difensive tra cui la necessità di considerare i prezzi risultanti dagli scontrini senza fermarsi alle dichiarazioni del contribuente. Inoltre, secondo la sentenza, i giudici di appello avrebbero dovuto esaminare le varie circostanze rappresentate dal contribuente in ordine alle possibili ragioni di applicazione di ricarichi complessivi inferiori rispetto a quelli supposti dai verificatori quali lo sfrido dei beni, l’autoconsumo ecc.