Pensioni: cosa ci aspetta nel 2019?

Il nuovo anno si apre con alcuni significativi elementi di novità in materia previdenziale obbligatoria già definiti ed altri che verranno disciplinati con il decreto collegato alla Manovra 2019 che, da quanto si apprende, dovrebbe approdare in Consiglio dei Ministri tra il 10 e il 12 gennaio. Per quel che riguarda la previdenza complementare entrano in vigore le novità recepite nel nostro ordinamento alla luce della direttiva IORP II ed è in corso di definizione in ambito Ue la disciplina del nuovo PEPP, il piano previdenziale individuale paneuropeo. Novità in materia di previdenza obbligatoria Procedendo a tratteggiare il quadro aggiornato in materia di previdenza obbligatoria va ricordato come dal 1° gennaio 2019 entra in vigore l’adeguamento automaticoall’incremento della speranza di vita dei requisiti pensionistici in misura pari a 5 mesi. La pensione di vecchiaia retributiva potrà richiedersi quindi con 67 anni di età con almeno 20 di contributi. Per il pensionamento anticipato si passa per gli uomini, salvo intervento nell’atteso decreto collegato, da 42 anni e 10 mesi e 43 anni e 3 mesi, mentre per le donne da 41 anni e 10 mesi a 42 anni e 3 mesi. Beneficiano in ogni modo della sterilizzazione dell’incremento le categorie di lavoratori maggiormente esposti ad attività gravose ed usuranti. Si tratta di coloro che rientrano in una delle 15 categorie professionali definite gravose che dallo scorso anno sono rientrate nel perimetro dell'APE sociale. La dispensa dall'adeguamento dei requisiti per la pensione di vecchiaia e per la pensione anticipata interesserà anche le categorie dei lavori usuranti di cui al D.L.gs n. 67/2011 a condizione che gli interessati possano vantare un requisito minimo di 30 anni di contributi e che l'attività usurante sia svolta per almeno metà della vita lavorativa oppure per almeno sette anni negli ultimi dieci prima del pensionamento. Nel 2019 vengono poi adeguati automaticamente i coefficienti di trasformazione del metodo di calcolo contributivo all’incremento della speranza di vita. Considerando l’invecchiamento della popolazione si determina un effetto riduttivo sull’importo della futura pensione. Prosegue poi la sperimentazione dell’APE volontaria (e dell’APE aziendale) che ha debuttato nello scorso mese di aprile in sensibile ritardo rispetto all’originaria tabella di marcia (sarebbe dovuto partire il 1 maggio 2017). Per effetto della legge di Bilancio 2019 nel nuovo anno si raffredda poi la rivalutazione delle pensioni. Si allungano le fasce di importo da cinque a sette, si va dalla rivalutazione al 100% per le pensioni fino a 1.521 euro lordi al 40% di quelle sopra 4.563 euro lordi (9 volte il minimo). Entra poi in vigore per 5 anni il contributo di solidarietà su quelle che sono stare ridenominate come pensioni di platino, quelle superiori ai 100 mila euro lordi annui: sono 24.287. Si va dal 15% sulla parte che eccede i 100 mila euro e fino a 130 mila euro, 25% sull'eccedenza tra 130 e 200 mila euro, 30% tra 200 e 350 mila euro, 35% tra 350 e 500 mila euro, 40% sopra i 500 mila euro. Sono escluse dal prelievo le pensioni interamente contributive, quelle di invalidità e i trattamenti riconosciuti a superstiti, vittime del dovere o del terrorismo. Nessun assegno potrà in ogni caso scendere sotto i 100 mila euro. Nel decreto previdenza che è in dirittura di arrivo si regolamenta la tanto attesa quota 100, la nuova pensione di cittadinanza con l’integrazione a 780 euro del tenore di vita dei pensionati indigenti, il ripristino di opzione donna con la possibilità delle lavoratrici dipendenti e autonome con, rispettivamente, 57 e 58 anni di età e 35 anni di contributi, di pensionarsi anticipatamente con il calcolo però contributivo del trattamento di quiescenza. Verrà poi prorogata per un anno l’APE sociale la cui sperimentazione avrebbe dovuto esaurirsi alla fine del 2018. Novità in materia di previdenza complementare Andando alla previdenza complementare, va ricordato come la Manovra ha aumentato la soglia degli investimenti qualificati dei fondi pensione dal 5 al 10 per cento e irrobustisce le competenze della COVIP anche alla luce del recepimento della direttiva IORP II nel nostro ordinamento. A tal proposito si evidenzia come alla luce della normativa comunitaria si richiede che le forme pensionistiche complementari si dotino di un efficace sistema di governo societario, con una struttura organizzativa trasparente e una informativa completa agli aderenti e beneficiari, relativa ai diritti e obblighi delle parti coinvolte, alla individuazione della migliore forma pensionistica e ad una consapevole assunzione dei rischi di investimento, anche ai fini di facilitare l’attività transfrontaliera. A tendere va ricordato come entro il 10 giugno 2019 va recepita la ShareHolder Rghts Directive che produce sensibili effetti sui fondi pensione che, così come stabilito dalla bozza che è stata posta di recente in consultazione, vengono considerati come investitori istituzionali se abbiano almeno 100 aderenti. Tra gli obiettivi della direttiva vi è quello di aumentare il livello e la qualità dell'impegno dei proprietari e dei gestori degli attivi nei confronti delle società partecipate, favorendo un maggiore e più trasparente dialogo tra investitori ed emittenti. Vi è anche l’obbligo per le forme previdenziali di dotarsi di politiche di voto (secondo il principio del comply or explain) ed engagement nei confronti delle società partecipate nonché le eventuali metodologie di valutazione dei risultati non finanziari nel lungo periodo. E’ poi in programma nei primi mesi del 2019 il trilogo tra Commissione UE, Parlamento UE e Consiglio UE sui PanEuropean Personal Pension con l’obiettivo di creare un mercato unico delle forme pensionistiche di terzo pilastro.

Pensioni: cosa ci aspetta nel 2019?

Sono tante le novità per le pensioni contenute nel decreto previdenza, collegato alla legge di Bilancio 2019, che dovrebbe approdare in Consiglio dei Ministri tra il 10 e il 12 gennaio

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