Pensione di cittadinanza: i requisiti per richiederla

Nel decreto legge collegato alla legge di Bilancio 2019, oltre alla disciplina del reddito di cittadinanza e al “pacchetto previdenza”, troverà sede anche la pensione di cittadinanza. Così come anticipato dal Ministro Luigi Di Maio la partenza della nuova prestazione assistenziale dovrebbe posizionarsi tra febbraio e marzo. Nella legge di Bilancio vi è, infatti, la previsione del Fondo per il reddito di cittadinanza che ha la finalità di introdurre nel nostro ordinamento entrambe le misure (reddito e pensione di cittadinanza) con una dotazione, a seguito delle modifiche intervenute al Senato, pari a 7,1 miliardi di euro per il 2019, 8,055 per il 2020, 8,317 per il 2021. Obiettivo della pensione di cittadinanza La logica della pensione di cittadinanza, in ottica redistributiva e di equità sociale, è quella di consentire al pensionato, non dotato di redditi sufficienti, di raggiungere livelli di esistenza “liberi (dal bisogno) e dignitosi”, finalità da perseguire in maniera ancor più urgente, è la considerazione, nell’attuale fase socio-economica del Paese. Come si legge nella bozza di decreto la pensione di cittadinanza ha la finalità di fungere quale misura di contrasto alla povertà delle persone anziane. Va ricordato come nel disegno di legge presentato prima dell’estate di intervento sulle pensioni d’oro, poi evoluto nel contributo di solidarietà introdotto nella legge di Bilancio con la nuova soglia dei 100 mila euro, si delineava un legame solidaristico con il finanziamento della integrazione delle pensioni minime e delle pensioni sociali, elevando i trattamenti che oggi si attestano intorno ai 450 euro mensili fino alla soglia dei 780 euro. Nel concreto si prevedeva l’istituzione presso il Ministero del lavoro e delle Politiche sociali di un “Fondo risparmio” nel quale sarebbe confluito il risparmio ottenuto dal ricalcolo inizialmente ipotizzato da destinarsi agli aumenti connessi alla introduzione della pensione di cittadinanza. Nella legge di Bilancio, in continuità con la precedente previsione, si istituiscono presso l’INPS e gli altri Enti previdenziali interessati appositi fondi denominati “Fondo risparmio sui trattamenti pensionistici di importo elevato” in cui confluiscono i risparmi derivati sia dal raffreddamento dello schema di perequazione che dalla introduzione del contributo di solidarietà quinquennale sull’importo delle pensioni eccedenti la soglia di 100.000 euro lordi annui, mediante specifiche aliquote di riduzione, crescenti per specifiche fasce di importo. Le somme ivi confluite, si dispone, restano accantonate. Come dovrebbe funzionare In analogia a quanto previsto per il reddito di cittadinanza si tratterà di un contributo di "housing support e sostegno al reddito". Una quota sarà infatti destinata al costo dell’abitazione ed un’altra sarà finalizzata alla integrazione del tenore di vita. I beneficiari saranno pensionati che abbiano più di 65 anni e solo se facenti parte di un nucleo familiare tutto di ultra 65enni. Come dovrebbe funzionare? Eccezion fatta per qualche distinguo, il meccanismo di funzionamento è analogo a quello del reddito di cittadinanza. I requisiti economici peculiari saranno rappresentati da un ISEE non superiore a 9.360 euro e un reddito di 7.560 euro l’anno. Valgono gli stessi paletti del reddito di cittadinanza valutando cioè la disponibilità di un patrimonio immobiliare, esclusa la prima casa, inferiore a 30 mila euro e di una disponibilità finanziaria inferiore ai 6 mila euro (soglia aumentata di 2 mila euro per ogni componente ulteriore della famiglia fino ad un massimo di 10 mila euro). Ugualmente verrà “ponderato” nella valutazione anche il possesso di auto (autoveicoli immatricolati per la prima volta nei sei mesi antecedenti la richiesta della prestazione e non superiori ai 1.600 centimetri cubi di cilindrata a prescindere dall’anno di immatricolazione) moto e imbarcazioni (il limite è 250 centimetri cubi, non immatricolate nei due anni antecedenti la richiesta del sussidio). Con riferimento ai parametri reddituali il reddito familiare non deve poi superare i 7.560 euro (9.360 euro se in affitto). Il limite della integrazione è individuata nella “soglia di povertà” di 780 euro al mese suddiviso in un’integrazione al reddito fino a 7.560 euro l’anno (630 al mese) se single e di 882 euro nel caso di coppie e una quota per l’affitto o il mutuo da 150 euro (1.800 euro annui).

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