Il decreto fiscale collegato alla legge di Bilancio 2020 (D.L. n. 124/2019) punta forte sui pagamenti elettronici. Il decreto prevede una serie di misure volte ad incentivare l’utilizzo di strumenti di pagamento elettronici o comunque tracciabili. Sono previste infatti misure premiali a favore degli utilizzatori e sgravi fiscali a favore degli esercenti. A partire dal 1° gennaio 2020 saranno peraltro accettate detrazioni solo per spese sostenute con pagamenti tracciabili. La previsione di sanzioni a carico degli esercenti che non consentono i pagamenti in parola, prevista nella prima versione del decreto, è stata invece eliminata dagli emendamenti al decreto approvati alla Camera. L’importanza attribuita al progetto come mezzo di contrasto all’evasione fiscale è stata più volte ribadita dai suoi promotori ed è confermata dall’ingente plafond messo a disposizione per la sua attuazione: 3 miliardi di euro l’anno per gli anni 2021 e 2022, oltre alle maggiori entrate derivanti dall’emersione di imponibile conseguente all’applicazione delle misure. Sorgono tuttavia alcuni dubbi. Innanzitutto, se la manovra si dimostrerà efficace nel contrastare l’evasione oppure si risolverà in un esborso netto per lo Stato. In secondo luogo, l’aumento prevedibile dei volumi di transazioni con carte dovrebbe essere accompagnato da una riduzione dei costi a favore degli utilizzatori? Infine, se l’obiettivo è ridurre il contante a favore di transazioni tracciabili, perché non includere tutti i pagamenti elettronici, compresi quelli legati alle nuove società del fintech? Analizziamo nel dettaglio come si compone la complessa struttura di incentivi/disincentivi, quale impatto può avere sulle abitudini dei consumatori e degli esercenti e sui conti degli intermediari finanziari. Incentivi ai pagamenti elettronici e lotta al contante L’obiettivo è di favorire il graduale sviluppo di strumenti alternativi al contante. Il decreto prevede peraltro una graduale riduzione dei limiti di utilizzo del contante a 2.000 euro per singola transazione a partire dal 1° luglio 2020 e a 1.000 euro dal 1° gennaio 2022. Per aumentare i flussi di pagamento elettronico si è preferita la strada dei sistemi premiali e degli incentivi a metodi più coercitivi. Gli incentivi toccano sia gli esercenti sia gli utilizzatori. Laddove siano previste sanzioni, queste sono legate alla necessità di garantire a tutti la possibilità di utilizzare pagamenti tracciabili. Esercenti È previsto un credito d’imposta del 30% da utilizzare esclusivamente in compensazione, calcolato sul costo delle transazioni con carta e bancomat, per chi ha un’attività che non superi 400.000 euro all’anno tra ricavi e compensi. La misura è rivolta a tutti gli esercenti, compresi i professionisti (avvocati, medici, consulenti). A partire dal 1° luglio 2020, era prevista dalla prima versione del decreto una sanzione di 30 euro aumentata del 4% del valore della transazione negata ai clienti. La Camera ha tuttavia eliminato questa previsione. Il motivo sarebbe il mancato accordo con le società di monetica per ridurre i costi delle transazioni per gli esercenti, che sarebbe stata una coerente contropartita. Utilizzatori È allo studio un sistema premiale per i pagamenti cashless, senza cioè utilizzo del contante, che potrebbe essere nella forma di un rimborso di una percentuale delle spese effettuate con carta o bonifico, in particolare per alcuni servizi a maggior rischio evasione. Tra i sistemi ipotizzati il più accreditato sarebbe quello di consentire uno sgravio dell’IVA in caso di pagamento con carte o bonifici, sgravio che si concretizzerebbe in un rimborso cumulativo in base alle spese effettuate con carta durante l’anno. Il calcolo delle spese e del conseguente rimborso sarà affidato agli intermediari in qualità di sostituto di imposta. La novità più importante risiede però nella previsione di una detrazione ad hoc per alcune categorie di spese particolarmente soggette a rischio evasione, per le quali il pagamento con carte o bonifici darebbe diritto ad una sorta di cashback. Il cashback avrebbe la forma della detrazione come per altre tipologie di spesa (donazioni, spese mediche, etc.). Resta da confermare nel caso se la detrazione sarà del 10% o del 19%. Inoltre, è al vaglio l’ipotesi di legare le detrazioni attualmente in vigore all’utilizzo dei pagamenti elettronici. Al Ministero dell’Economia e delle Finanze è demandato il compito di stabilire modalità attuative e condizioni di accesso ai benefici, attraverso un apposito decreto da adottarsi entro il 30 aprile 2020. Riflessioni finali L’Italia è uno dei Paesi dell’area UE con il più alto tasso di utilizzo del contante, ma i pagamenti elettronici stanno evidenziando una costante crescita. Nel 2018 il numero di pagamenti effettuati con moneta elettronica è cresciuto del 6,8% mentre i pagamenti via smartphone crescono addirittura del 700%, seppur con una base di partenza ancora esigua. Gli importi transati sono risultati superiori a 80 miliardi. Restano ancora ampi margini di miglioramento ed è su questo che il decreto vuole far leva. Uno dei punti cruciali per la diffusione dei pagamenti elettronici è tuttavia l’abbattimento dei costi. In tale contesto la momentanea sospensione della trattativa per una convenzione con le società di monetica è una parziale battuta d’arresto. Allo stato attuale salta dunque la previsione della gratuità dei pagamenti con carte di credito per importi inferiori a 5 euro e con bancomat per importi inferiori a 20 euro e l’attesa riduzione generale delle commissioni. I rappresentanti dei circuiti di pagamento Bancomat, Visa, Mastercard e American Express dal canto loro ritengono che non ci siano margini per ulteriori riduzioni e che il mercato sia già efficiente, ma al di là della naturale resistenza dei diretti interessati è indubbio che un aumento importante dei volumi in un business che ha alti costi fissi e pochi costi variabili, determini dei vantaggi concreti che è corretto siano distribuiti anche tra gli utilizzatori. Proprio per accelerare l’abbattimento dei costi, il decreto avrebbe potuto includere tra i pagamenti incentivati anche quelli effettuati tramite smartphone, i nuovi servizi legati al Fintech che per loro natura sono efficienti ed economici e sono peraltro coerenti con l’obiettivo di garantire la tracciabilità dei pagamenti. È auspicabile che una revisione futura delle norme includa a breve anche questo tipo di pagamenti. Infine, sull’efficacia della manovra nella lotta all’evasione, partiamo da un’estremizzazione: l’eliminazione del contante cancellerebbe del tutto fenomeni come evasione fiscale o riciclaggio? La risposta è no, di certo, perché non tutte le forme di evasione sono legate all’utilizzo del contante. Ma è innegabile che darebbe un contributo fattivo. Riguardo l’efficacia attuale del decreto, invece, è presto per fare previsioni. L’auspicio è che sia tale da far emergere imponibile che più che compensi le risorse pubbliche impiegate, generando altresì un meccanismo virtuoso per il futuro. Tra gli esperti tuttavia c’è chi si dichiara scettico sul buon esito dell’iniziativa e immagina una serie di difficoltà applicative. In primis dovute alle competenze necessarie all’interno della PA per questo tipo di attività, più legate alla tecnologia e agli strumenti di pagamento che a temi puramente fiscali. Altra considerazione importante è legata alla protezione dei dati personali. È possibile per esempio tracciare i pagamenti eleggibili per gli sgravi senza intaccare il diritto alla privacy del contribuente? È questo un tema delicato che il Ministero dell’Economia dovrà senz’altro dirimere nei prossimi mesi, insieme al Garante, prima di pervenire al definitivo decreto attuativo.