Il taglio delle tasse è uno dei temi centrali che si pone periodicamente in prossimità della presentazione e della successiva approvazione della legge di Bilancio. L’operazione è sicuramente difficile, ma molto dipenderà anche dalle risorse che entreranno nelle casse dello Stato anche a seguito dell’adesione al concordato preventivo biennale. Verso un ulteriore taglio delle tasse? Il primo nodo da sciogliere è costituito dalla riduzione del cuneo fiscale. Sono due le soluzioni che si profilano all’orizzonte per confermare questa misura: - la prima consisterebbe semplicemente in una proroga della misura fino al 31 dicembre 2025, quindi per un ulteriore anno; - la seconda soluzione vedrebbe la riduzione del cuneo fiscale come una misura a regime. In questo caso il reperimento delle risorse sarà ben più impegnativo. Il secondo intervento potrebbe riguardare gli scaglioni dell’IRPEF già ridotti a tre a seguito di una precedente modifica del legislatore (D.Lgs. n. 216/2023) La prima soluzione potrebbe interessare la riduzione dell’aliquota IRPEF intermedia di due punti percentuali, quindi dal 35 al 33 per cento. La seconda soluzione potrebbe consistere nell’incremento a 60.000 euro del limite del secondo scaglione oltre il quale scatta l’applicazione dell’aliquota IRPEF del 43%. Attualmente il limite che, una volta superato, fa scattare la maggiore aliquota, è pari a 50.000 euro. Il nodo delle risorse Il problema è quello delle risorse, come si intuisce chiaramente anche sulla base dei decreti di attuazione della riforma fiscale. Si considerino, ad esempio, le sanzioni ridotte dopo l’approvazione del relativo decreto (D.Lgs. n. 87/2024). Tale riduzione si applica esclusivamente alle violazioni commesse dal 1° settembre prossimo. Non troverà quindi applicazione il principio del favor rei. La spiegazione è agevole in quanto le casse dello Stato non sarebbero riuscite ad “ammortizzare” le minori entrate. Si consideri, ancora, lo schema di decreto delegato approvato prima della pausa estiva con la previsione di numerose novità in materia di imposte sui redditi. Per il momento sono ancora attesi i pareri delle competenti Commissioni parlamentari, ma la relazione illustrativa spiega con chiarezza che il decreto non prevede la possibilità di considerare in deduzione dal reddito di lavoro autonomo le quote di ammortamento dei beni immobili strumentali, utilizzati come sedi degli studi dei professionisti. Anche in questo caso la relazione illustrativa spiega che il rinvio della misura è dovuto alla mancanza della copertura finanziaria che avrebbe richiesto l’intervento del legislatore. Per ora, quindi, le quote di ammortamento restano indeducibili. Ulteriori risorse dovrebbero pervenire dal taglio di alcuni bonus fiscali che oggi non hanno più senso. Si tratta, ad esempio, del c.d. bonus monopattino, ma più in generale del taglio di deduzioni e detrazioni che si sono formate e strutturate nel tempo, ma che oggi, sia pure in alcuni casi, sono prive di qualsiasi logica. Sarà però necessario comprendere come in concreto venga effettuato il taglio. In alcuni casi le detrazioni potrebbero essere completamente “cancellate”. In altri, invece, la cancellazione potrebbe non essere integrale, parametrando la relativa riduzione al reddito come già avvenuto in passato. Il legislatore dovrebbe però salvaguardare completamente le detrazioni aventi maggiore rilevanza sociale come ad esempio le spese sanitarie. Il taglio di deduzioni e detrazioni è stato nel corso degli ultimi anni spesso al centro del dibattito parlamentare. Tuttavia, gli interventi fino ad oggi realizzati solo in alcuni casi hanno determinato l’azzeramento del beneficio fiscale.