Mef, pubblicati i dati Ires per l’anno d’imposta 2021
Sotto la lente le dichiarazioni fiscali di società di capitali ed enti non commerciali. In stragrande maggioranza si tratta di aziende la cui natura giuridica è quella delle Srl
Da una prima analisi delle statistiche, sono molti i segni + che, oltre alla ripresa del Pil, certificano in modo piuttosto evidente la fuoruscita del tessuto produttivo e del fare-impresa italiani dal periodo pandemico. In termini numerici, infatti, i dati pubblicati di recente dal Mef, sul sito del dipartimento delle Finanze, sulle dichiarazioni Ires e Irap relative all’anno d’imposta 2021, e presentate nel corso degli anni 2022 e 2023, registrano ben 216,7 miliardi di gettito Ires, in pratica un balzo in avanti del 33% rispetto al 2020 e +17,7% rispetto al 2019 ante-pandemia, mentre, ai fini Irap, l’imposta dichiarata è stata pari a 26,2 miliardi, mettendo a segno un +16,6% rispetto al 2020 e +5,8% rispetto al 2019. Stesso trend di crescita per l’Ace, un’agevolazione introdotta nel 2011 per favorire il rafforzamento della struttura patrimoniale delle imprese e del sistema produttivo italiano, peraltro reso ancor più allettante proprio nel 2021, i cui dati evidenziano un ammontare di deduzione spettante di 30,2 miliardi, +58,4% rispetto al 2020 e +64% sul 2019.
Identikit dei soggetti Ires – Prima di addentrarci nelle statistiche, è utile precisare il contorno dei soggetti passivi Ires. In Italia, infatti, il tipo di imposizione diretta sulle attività di impresa dipende dalla natura del soggetto passivo, persone fisiche o persone giuridiche, e dall’organizzazione che sceglie di assumere, società di persone o di capitali. In questa cornice, in linea generale, i lavoratori autonomi e le imprese individuali sono assoggettati a Irpef, mentre le persone giuridiche, con la rilevante eccezione delle società di persone, sono assoggettate all’Ires, l’imposta sul reddito delle società. Fatta questa premessa passiamo ad analizzare i dati.
La corsa inarrestabile delle società di capitali – Nell’anno d’imposta 2021 le dichiarazioni delle società di capitali sono state 1.321.476, in crescita rispetto all’anno precedente (+3,2%) e anche al 2019 (+4,6%). Larga parte delle società di capitali (91%) sono costituite da società a responsabilità limitata. Sempre nel 2021, le società di capitali hanno dichiarato un imponibile di circa 170 miliardi di euro, +31,3% rispetto al 2020 e +14% rispetto al 2019, di cui circa 116 miliardi tramite il modello Redditi Sc e circa 54 miliardi tramite il modello Consolidato (Cnm). In particolare, osservando lo stato delle aziende che hanno presentato la dichiarazione sul 2021, si può rilevare come meno del 7% risulta in fallimento, in liquidazione o estinta. In particolare, quelle in fallimento sono diminuite del 9,2% rispetto al 2020 e di circa il 16% rispetto al 2019. I settori invece maggiormente interessati da fallimenti sono: “Commercio all’ingrosso e al dettaglio” (22,1%), “Costruzioni” (21,2%) e “Manifatturiero” (19,4%). Anche questo un indicatore della ripresa in atto rispetto al periodo Covid.
Sorpresa Sud – La distribuzione territoriale dei dichiaranti conferma un generale incremento del numero di società di capitali, che però appare più accentuato nel Sud, +3,9% rispetto al 2020 e +5,9% se confrontato con il dato del 2019. Stesso trend, seppur meno marcato, è osservabile nel Nord-Ovest del Paese, +3,4% rispetto al 2020 e +5,1% rispetto al 2019. Questo dato in controtendenza per quanto riguarda l’area meridionale d’Italia, non trova però conferme in riferimento al reddito imponibile dichiarato. Al riguardo, infatti, le società che dichiarano un reddito imponibile Ires risiedono per il 48% al Nord e per circa il 29% al Sud e nelle Isole.
Il gettito per settore d’attività – D’interesse è anche l’analisi del reddito fiscale dichiarato e disaggregato per area d’attività. Infatti, mentre il gettito complessivo è pari a 216,7 miliardi di euro, +33% rispetto al 2020 e +17,7% rispetto al 2019, i settori in cui si riscontra l’incremento maggiore sono quelli dell’“Attività dei servizi di alloggio e ristorazione” (+147% rispetto al 2020 e -38,1% rispetto al 2019), in pratica il più colpito dalle restrizioni nel periodo pandemico, seguito dalle “Costruzioni” (+60,5% rispetto al 2020 e +62,9% rispetto al 2019) e dal “Trasporto e magazzinaggio” (+59% rispetto al 2020 e -9,5% rispetto al 2019). Tutti indizi che confermano l’uscita graduale delle imprese dalla crisi pandemica.
Corsa ai crediti d’imposta – Indicativa è anche la fruizione dei diversi crediti d’imposta nella disponibilità delle società. In particolare, il credito per investimenti in beni strumentali materiali (ex super-ammortamento), nel 2021 è stato utilizzato da 152mila aziende, per un ammontare di credito pari a 1,4 miliardi di euro maturato nel medesimo periodo, mentre per il credito d’imposta per investimenti in beni strumentali materiali sono oltre 57.400 le imprese che ne hanno beneficiato, per un ammontare di 9,9 miliardi di euro. E ancora, il credito d’imposta per investimenti in beni strumentali immateriali, utilizzato da società che hanno effettuato investimenti in beni immateriali 4.0. ha visto l’adesione di oltre 6.300 aziende, il cui credito d’imposta maturato equivale a 70 milioni di euro. Infine, sono oltre 15.700 le imprese che hanno beneficiato del credito d’imposta per ricerca e sviluppo, in transizione ecologica e in innovazione tecnologica (legge n. 160/2019), per un ammontare del credito spettante di 1,3 miliardi di euro. Ricordiamo che a tali bonus vanno aggiunti anche il credito d’imposta per gli investimenti in beni strumentali nuovi nel Mezzogiorno e quello per le erogazioni liberali in denaro a sostegno della cultura e dello spettacolo (Art bonus).
Enti non commerciali, identikit dei contribuenti che compilano il modello Redditi ENC – Questa tipologia organizzativa è estremamente composita e può essere ripartita tra: enti non commerciali pubblici o privati, diversi dalle società, inclusi i trust che non hanno per oggetto esclusivo o principale l’esercizio di attività commerciali; le organizzazioni non lucrative di utilità sociale, le Onlus, ma a eccezione delle società cooperative , mentre sono ricomprese le cooperative sociali; società ed enti non commerciali di ogni tipo, compresi i trust, non residenti nel territorio dello Stato. In pratica, tali enti non adottano lo schema organizzativo societario né si prefiggono, come scopo unico o prevalente, di dar corso a iniziative di carattere imprenditoriale, considerandosi quindi commerciali solo le cessioni di beni o le forniture di servizi compiute nell’esercizio di impresa.
Il numero dei contribuenti che hanno utilizzato il Modello ENC – Complessivamente i contribuenti che hanno presentato il modello “Redditi ENC – Enti non commerciali” per l’anno d’imposta 2021 sono stati 144.218 (-0,2% rispetto all’anno precedente e -2,1% rispetto al 2019), di questi sono 6.182 quelli che hanno utilizzato il regime delle Onlus, in diminuzione del 4,2% rispetto al 2020 e del 6,4% rispetto al 2019. In realtà, se consideriamo la forma giuridica di tali contribuenti si coglie in modo diretto l’estrema varietà dei soggetti che utilizzano il modello Redditi ENC. In particolare, la forma giuridica prevalente è quella delle “Associazioni non riconosciute e comitati”, seguita da quella degli “Altri enti ed istituti con personalità giuridica” (in cui sono inclusi gli enti religiosi e le parrocchie) che rappresentano, rispettivamente, il 63,3% e il 10,4% del totale. Più indietro le società ed enti non residenti, 2.662, e le società dilettantistiche costituite in società di capitali senza fine di lucro, 2.154. Continua invece la crescita dei “Trusts”, 4.298, in pratica +3,5%rispetto al 2020 e +7,3% rispetto al 2019.
Il gettito Ires degli enti non commerciali, Fondazioni bancarie in testa – Sempre in riferimento all’anno d’imposta 2021, il reddito complessivo dichiarato ammonta a 3,8 miliardi di euro, mentre il reddito imponibile è pari a 3,7 miliardi euro. L’Ires netta complessivamente dichiarata è stata invece di circa 706 milioni di euro con un aumento, rispetto al 2020, pari a circa il 7,8% ma in diminuzione rispetto al 2019 (-14,2%). Le tipologie di natura giuridica che hanno dichiarato gli importi più rilevanti sono state: le “Fondazioni bancarie” (18,5%), gli “Enti pubblici non economici” (15,6%) e gli “Enti e Istituti di Previdenza e Assistenza” (12,2%).