Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha pubblicato sul proprio portale la nota tematica n. 5 del 12 febbraio 2021, riguardante l’impatto della crisi COVID-19 sul fabbisogno di liquidità delle imprese. Con la recessione innescata dalla crisi epidemiologica Covid-19, le imprese italiane non finanziarie con fatturato annuo fino a 50 milioni di euro e con un numero di dipendenti inferiore alle 250 unità avrebbero registrato complessivamente alla fine del 2020 un fabbisogno di liquidità pari a 103,2 miliardi di euro, in assenza di interventi di sostegno pubblici. Grazie alle misure di sostegno per fronteggiare l’emergenza previste nei decreti “Cura Italia”, “Liquidità”, “Rilancio”, “Ristori”, “Ristori Bis”, “Ristori Ter” e “Ristori Quater” (in particolare, l’estensione della Cassa integrazione, il differimento degli oneri tributari, la moratoria sui prestiti, il sostegno alla struttura dei costi e i trasferimenti a fondo perduto) vi è stata una attenuazione degli effetti della crisi limitando il fabbisogno di liquidità delle imprese a 38,5 miliardi (con una riduzione del 62,7% del deficit potenziale) e sono state quasi dimezzate la percentuale di imprese in crisi di liquidità alla fine del 2020 (dal 42,4% al 22,1%). Includendo nell’analisi gli schemi di garanzia pubblica sui finanziamenti previsti dal Decreto “Liquidità”, il deficit si ridurrebbe a 8,8 miliardi di euro. Risulta quindi evidente come le misure siano state efficaci nel sostenere le imprese nel corso dell’anno. Le misure hanno compensato le società di persone in contabilità ordinaria (per l’82% del deficit potenziale) più delle società di capitali (per il 61% del deficit potenziale). La misura principale di sostegno è stata la moratoria sui debiti, che ha assicurato alle imprese risorse per circa 63 miliardi (il 72,5% del totale). A livello settoriale, poco meno della metà delle misure agevolative è andata a beneficio di imprese non coinvolte direttamente nel lockdown ma che hanno ugualmente subito danni come conseguenza della crisi. In particolare, hanno ricevuto fondi rilevanti anche le imprese operanti nei settori del Commercio, della Manifattura e nella filiera del Turismo e Cultura. Le misure sono state particolarmente rilevanti per le imprese di minori dimensioni, che hanno sofferto maggiormente gli effetti della crisi sanitaria e che hanno sperimentato crisi di liquidità più gravi. La nuova nota del mef quindi analizza gli effetti della crisi Covid-19 sul fabbisogno di liquidità delle imprese italiane, prima e dopo gli interventi di sostegno pubblico. Lo studio si concentra sulle imprese non finanziarie con fatturato fino a 50 milioni di euro e con un numero di dipendenti inferiore alle 250 unità ed estende innovandola la metodologia proposta da Schivardi, avvalendosi di una base dati più ampia e disaggregata che include le società di capitali e le società di persone in contabilità ordinaria e integra informazioni provenienti da molteplici fonti, consentendo di cogliere la variabilità degli effetti su ogni singola impresa. Nello specifico, la base dati è stata ottenuta integrando le informazioni desunte dagli ultimi bilanci e dichiarazioni dei redditi disponibili con le operazioni attive e le operazioni passive registrate dalle singole imprese nelle comunicazioni periodiche IVA, i dati INPS sulle retribuzioni pagate dalle singole imprese, nonché le informazioni sul calo del fatturato per settore di attività economica desunte dalla base dati della fatturazione elettronica. La metodologia utilizzata consente di simulare sia il numero delle aziende che entro la fine del 2020 risultano potenzialmente illiquide, sia l’entità del fabbisogno di liquidità per ciascuna impresa e per l’economia nel suo complesso. Quindi l’analisi è finalizzata a valutare l’efficacia delle varie misure, evidenziando quali provvedimenti siano stati indirizzati principalmente verso le imprese in condizione di deficit di liquidità alla fine del 2020. La principale conclusione dello studio è che le misure hanno contribuito a limitare il fabbisogno di liquidità delle imprese. In particolare, la moratoria sui debiti, i contributi a sostegno delle strutture di costo e i trasferimenti a fondo perduto sono stati strumenti particolarmente efficaci a sostegno delle imprese che effettivamente hanno registrato un deficit di liquidità. Le misure di sospensione o esenzione delle imposte sono invece caratterizzate da un minor livello di efficacia, poiché le risorse si sono orientate anche verso imprese che non hanno registrato carenza di liquidità.