L’integrativa con intero pagamento rende non punibile l’uso di fatture false

In sede di conversione in legge del DL 124/2019, è stata prevista l’estensione anche ai reati di dichiarazione fraudolenta (artt. 2 e 3 del DLgs. 74/2000) della speciale causa di non punibilità derivante dall’intera estinzione del debito, sebbene nel rispetto di determinati requisiti temporali e quantitativi, ora prevista per i soli delitti di dichiarazione infedele e omessa. La fattispecie è frequente, riguardando, tra l’altro, l’utilizzo nella dichiarazione dei redditi e/o IVA di fatture in tutto o in parte false, in senso sia oggettivo sia soggettivo. Si tratta di una novità da accogliere con favore, in quanto si passa da un sistema in cui la dichiarazione integrativa presentata in occasione del ravvedimento operoso poteva, ai fini penali, avere il sostanziale effetto di autodenuncia, a un sistema in cui la stessa si erge addirittura a causa di non punibilità. Ai sensi dell’art. 13 comma 2 del DLgs. 74/2000: “I reati di cui agli articoli 4 e 5 [e, se verrà confermato l’emendamento apposto in sede di conversione del DL 124/2019, anche di cui agli artt. 2 e 3, ndr] non sono punibili se i debiti tributari, comprese sanzioni e interessi, sono stati estinti mediante integrale pagamento degli importi dovuti, a seguito del ravvedimento operoso o della presentazione della dichiarazione omessa entro il termine di presentazione della dichiarazione relativa al periodo d’imposta successivo, sempreché il ravvedimento o la presentazione siano intervenuti prima che l’autore del reato abbia avuto formale conoscenza di accessi, ispezioni, verifiche o dell’inizio di qualunque attività di accertamento amministrativo o di procedimenti penali”. In primo luogo, viene chiaramente meno l’orientamento sostenuto sia dall’Agenzia delle Entrate sia dalla Guardia di Finanza (risposte rese nel corso di Telefisco 2018), secondo cui il ravvedimento operoso non potrebbe riguardare condotte dolose. Rimane però un punto dubbio, riguardante l’ambito di applicazione temporale della causa di non punibilità. Se è evidente che la stessa postula, oltre al pagamento intero delle imposte, anche quello degli interessi e delle sanzioni (anche in misura ridotta grazie al ravvedimento), non è chiaro se tale pagamento debba avvenire “entro il termine di presentazione della dichiarazione relativa al periodo d’imposta successivo” oppure possa anche essere disposto in un momento successivo. Analizzando la formulazione lessicale del riportato art. 13 comma 2 del DLgs. 74/2000 ne deriva, secondo l’interpretazione preferibile, che la causa di non punibilità: - per il reato di dichiarazione omessa, presuppone il pagamento “entro il termine di presentazione della dichiarazione relativa al periodo d’imposta successivo”; - per il reato di dichiarazione infedele (e, a seguito della potenziale modifica, anche di dichiarazione fraudolenta), non richiede particolari limiti temporali, ma il solo limite dell’avvio di controlli di natura penale e/o tributaria. Fugati i dubbi sulla validità del ravvedimento Se, in relazione all’ultimo caso indicato, il pagamento avviene dopo il controllo, esso può, se del caso, valere come attenuante ai sensi dell’art. 13-bis del DLgs. 74/2000, sempre che sia posto in essere entro l’apertura del dibattimento penale di primo grado. La soluzione esposta si salda appieno con il sistema tributario, in cui la dichiarazione omessa non può essere ravveduta dopo 90 giorni dal termine ultimo per la dichiarazione (se è tardiva ma presentata nei 90 giorni, non ha rilevanza penale); ecco quindi che trova giustificazione lo sbarramento temporale del legislatore penale, coincidente con il “termine di presentazione della dichiarazione relativa al periodo d’imposta successivo”. Per le altre violazioni dichiarative, il ravvedimento operoso non incontra nessun limite temporale, potendo avvenire sino alla notifica dell’avviso di accertamento.

L’integrativa con intero pagamento rende non punibile l’uso di fatture false

Rimane il dubbio circa il termine entro cui deve avvenire il pagamento

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