Sembra finalmente in dirittura d’arrivo la proroga del termine dal 30 giugno al 30 settembre per il versamento delle imposte dovute dai contribuenti che applicano i nuovi ISA. L’evoluzione della situazione, soprattutto negli ultimi giorni, ha indotto i politici ad accogliere la richiesta presentata nei giorni scorsi dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli esteri contabili. La soluzione mostra buon senso anche se si tratta, per il momento, solo di un emendamento al decreto Crescita non ancora approvato. L’emendamento ha per ora incassato il voto favorevole delle Commissioni bilancio e finanze della Camera. La precedente proroga Il ministro Tria ha firmato nei giorni scorsi il DPCM che prevedeva la proroga del termine ordinario dal 30 giugno al 22 luglio in quanto il giorno 20 cade di domenica. Lo stesso decreto prevede la possibilità di effettuare il versamento entro i 30 giorni successivi rispetto alla nuova scadenza, quindi entro il 20 agosto, con la maggiorazione dello 0,40 per cento. La proroga avrebbe dovuto interessare le categorie economiche per le quali risulta approvato il relativo ISA, quindi ne avrebbero beneficiato anche i contribuenti che nel periodo d’imposta 2018 hanno applicato il regime forfetario di cui alla legge n. 190/2014 ed il regime di vantaggio degli ex minimi. Ora, però, lo scenario è destinato a cambiare radicalmente. Conseguentemente il decreto firmato dal ministro delle Finanze è destinato ad essere superato completamente. L’emendamento al decreto Crescita L’ambito applicativo dell’emendamento risulta essere estremamente ampio anche se, diversamente dal precedente decreto sottoscritto dal ministro Tria, ed ora completamente superato, non riguarderà i contribuenti forfetari e i contribuenti ex minimi. Sono interessati alla nuova proroga tutti i contribuenti nei cui confronti trovano applicazione i nuovi ISA 2019. La nuova scadenza, senza che sia dovuta la maggiorazione dello 0,40 per cento, riguarda tutti i tributi collegati alla dichiarazione dei redditi. Si tratta dell’IRPEF, dell’IRES, dell’IRAP, ma anche dell’IVA dovuta a saldo del 2018 che, una volta superata la scadenza annuale del 16 marzo scorso, può essere versata entro il medesimo termine previsto per i tributi risultanti dalla dichiarazione dei redditi. La proroga è ampia in quanto non interesserà esclusivamente i contribuenti che decideranno di adeguarsi ai nuovi ISA, ma in generale ogni contribuente anche se questo dovesse risultare sufficientemente affidabile, ovvero anche nell’ipotesi in cui deciderà di non integrare la dichiarazione dei redditi con ulteriori componenti positivi non risultanti dalle scritture contabili. Finalità della proroga Le finalità della proroga sono intuibili, ma è possibile effettuare qualche riflessione. Si tratta sicuramente di un atto dovuto in quanto le prime applicazioni del software hanno dimostrato numerose carenze dell’applicativo. I primi “voti” non rappresentano, quindi, un risultato troppo attendibile essendo altamente probabili numerosi interventi tecnici finalizzati alla rimozione di questi malfunzionamenti. Deve poi considerarsi che gli operatori dovranno acquisire dimestichezza con il nuovo modello, avranno necessità di più tempo per comprendere i risultati che ne deriveranno e soprattutto per incontrare tutti i clienti per effettuare le necessarie valutazioni di merito. Se il legislatore si fosse irrigidito eccessivamente, negando la nuova proroga, l’operazione degli ISA sarebbe fallita prima ancora di nascere. Se l’intento è quello “annunciato” di favorire la compliance, quindi l’emersione di materia imponibile, è necessario che tutti gli “attori” in campo abbiano materialmente la possibilità di incontrarsi e confrontarsi. Solo dopo un confronto consapevole delle circostanze che hanno determinato l’attribuzione di un voto piuttosto che un altro, i professionisti e i contribuenti potranno decidere con maggiore serenità come considerare il risultato dei nuovi ISA e, conseguentemente, effettuare la scelta da loro ritenuta migliore.