Per comprendere appieno le dinamiche che determinano il risultato dei nuovi ISA non si può prescindere dall’avere contezza di come giocano il proprio ruolo gli “indicatori elementari”. Questi elementi sono differenziati in due gruppi: - gli “indicatori elementari di affidabilità”; - gli “indicatori elementari di anomalia”. Indicatori elementari di affidabilità Soltanto i primi, che individuano l’attendibilità di relazioni e rapporti tra grandezze di natura contabile e strutturale tipici del settore e/o del modello organizzativo di riferimento, sono suscettibili di assegnare un valore variabile su una scala da 1 a 10. Indicatori elementari di anomalia Infatti, gli “indicatori elementari di anomalia”, che stando alla So.S.E., dovrebbero segnalare la presenza di profili contabili e/o gestionali atipici rispetto al settore e/o al modello organizzativo di riferimento o evidenziare incongruenze riconducibili ad ingiustificati disallineamenti tra le informazioni dichiarate nei modelli di rilevazione dei dati per l’applicazione degli ISA, ovvero tra queste e le informazioni presenti nei modelli dichiarativi e/o in altre banche dati, con riferimento a diverse annualità d’imposta, sono suscettibili di generare un punteggio, nella migliore e numericamente marginale delle ipotesi, pari a 5 se non, nella stragrande maggioranza, pari a 1. Quali conseguenze? Questo vuole dire che mentre gli “indicatori elementari di affidabilità” potenzialmente contribuiscono ad alimentare positivamente l’esito finale, perché in grado di svettare verso l’eccellenza, assegnando anche un 9 o un 10, all’opposto gli “indicatori elementari di anomalia”, seppure partecipino al calcolo finale soltanto quando l’anomalia è presente, sortiscono l’effetto di deprimere l’esito finale. Basti pensare che, in fondo, il conseguimento per tre indicatori di affidabilità di tre 9 può agevolmente essere vanificato dal poco gradevole “ingresso” di due indicatori di anomalia che, con il loro voto di 1, determinano l’inaffidabilità del contribuente con un punteggio finale di 5,8: Indicatore di affidabilità1 (9) + Indicatore di affidabilità2 (9) + Indicatore di affidabilità3 (9) + Indicatore di anomalia1 (1) + Indicatore di anomalia2 (1) 5 Il problema è che mentre gli indicatori “buoni” sono pochi, quelli “cattivi” sono tantissimi: un po’, insomma, come accade con il colesterolo “buono” e quello “cattivo”. ISA dei commercialisti: un esempio Infatti, analizzando l’ISA dei commercialisti, cod. AK05U, si assiste al fatto che gli indicatori di affidabilità - quelli “buoni” - sono soltanto 3, mentre quelli “cattivi”, che per carità entrano in gioco soltanto quando viene riscontrata l’anomalia, sono comunque ben 75! Così, gli “indicatori di affidabilità” sono i compensi per addetto, il valore aggiunto per addetto e il reddito per addetto: i settantacinque “indicatori di anomalia” sono invece suddivisi in: - sette indicatori riferibili alla “gestione caratteristica”; - un indicatore riferibile alla “gestione dei beni strumentali”; - tre indicatori riferibili alla “redditività”; - un indicatore riferibile alla “gestione extra-caratteristica”; - sessantatré indicatori riferibili agli “indicatori specifici”. Quasi superfluo sottolineare che, a fronte di tale costruzione, le possibilità di incappare in qualche anomalia, e conseguente incasso del voto di 1, sono davvero dietro l’angolo.