Ingegneri e architetti che dal 18 dicembre si trovano a versare in ritardo i contributi dovuti alla Cassa di previdenza (Inarcassa), saranno sanzionati con meno severità rispetto al passato. La delibera approvata dall’ente previdenziale nel marzo 2017 è stata infatti finalmente approvata dai ministeri vigilanti (Giustizia ed Economia). Da oggi, quindi, non si applica più l’articolo 10, comma 1 del Regolamento di previdenza 2012 di Inarcassa, che prevedeva, in caso di ritardo nei pagamenti dei contributi soggettivo e integrativo una maggiorazione pari al 2% mensile, fino ad un massimo del 60% dei contributi non corrisposti nei termini, oltre agli interessi. Il nuovo sistema sanzionatorio Le nuove sanzioni arrivano ad un massimo del 30% dei contributi non versati (quindi la metà rispetto al passato), e inoltre crescono più lentamente. Il ritardo nei pagamenti dei contributi viene sanzionato secondo i principi di progressività e proporzionalità della sanzione con una maggiorazione dei contributi non corrisposti nei termini pari a: - 1% per ogni mese di ritardo per i primi dodici mesi di ritardo; - 12% fissi per i ritardi compresi tra il tredicesimo e ventiquattresimo mese; - 2% in più per ogni mese di ritardo per i mesi successivi fino ad un massimo del 30%. Alla sanzione vanno sommati anche gli interessi. Le nuove regole si applicano dal 18 dicembre 2019 e la prima scadenza sanzionabile è quindi quella del 31 dicembre 2019 (conguaglio 2018 e contributi minimi 2019 rateizzati). Il problema dei morosi e la delibera Inarcassa L'iter per alleggerire le sanzioni ai ritardatari è stato lungo e tormentato. La prima delibera, fortemente voluta dal presidente dell'istituto Giuseppe Santoro, infatti, risale al febbraio 2016. La decisione venne presa perché, a causa delle crisi, il fenomeno del ritardo nei versamenti, fino al 2010 marginale, aveva iniziato a diventare importante, e non solo per Inarcassa ma per tutte le Casse private. Dato questo scenario Inarcassa aveva studiato un meccanismo per non infierire eccessivamente su coloro che, non potendo effettuare i versamenti entro i termini per mancanza di liquidità, venissero troppo penalizzati. L’essere in regola con i contributi è necessario sia per maturare il diritto alla pensione, sia per poter accedere ai servizi di welfare messi a disposizione dalla Cassa. Nel 2016, quando Inarcassa decise di elaborare un nuovo e più equo sistema sanzionatorio gli iscritti in ritardo con i pagamenti erano circa 50mila. La sentenza del Tar La delibera del 2016 venne però bocciata dai ministeri vigilanti; Inarcassa decise allora di scriverne una meno articolata, che prevedesse un aumento graduale delle sanzioni così da premiare chi, seppur in ritardo, effettuava i versamenti dovuti in tempi ragionevoli. I ministeri però bocciarono anche la seconda delibera, ma contro questa decisione la Cassa ha presentato ricorso al Tar che, con la sentenza n. 9566/2019 del luglio scorso gli ha dato ragione. Il 18 dicembre è infine arrivato il nullaosta ministeriale, necessario per applicare le nuove regole.