Contrasto alle frodi nei carburanti, alle compensazioni indebite, all’evasione e all’uso del contante. Su queste quattro direttrici si muovono gli oltre 50 articoli che compongono l’ultima versione del Dl fiscale collegato alla manovra, entrato ieri sera a Palazzo Chigi per un primo esame. Mentre per il via libera definitivo si dovrà attendere l’inizio della prossima settimana al rientro del Presidente della Repubblica, in viaggio negli Stati Uniti fino a domenica sera. Tra le novità apparse ieri c’è anche la sanzione per il Pos. O meglio, la doppia sanzione per commercianti ed esercenti che non si doteranno del terminale o non accetteranno i pagamenti tramite moneta elettronica. Insieme alla penalità fissa di 30 euro ce ne sarà anche una del 4% del valore della transazione per cui viene negato il pagamento in modalità tracciabile. Sarà il cliente a dover denunciare al Prefetto la violazione e saranno gli ufficiali e gli agenti della polizia giudiziaria ad effettuare accertamenti e controlli. Nella lotta al contante la norma più dibattuta è quella sul ritorno della soglia per l’utilizzo del cash a mille euro rispetto agli attuali tremila. Un ritorno al passato visto che era la soglia in vigore fino al 31 dicembre 2015 ed era stata introdotta dal Governo Monti nel decreto salva Italia di fine 2011. I renziani di Italia Viva sono contrari alla norma e chiedono, in alternativa, un gradualità nel ritorno ai mille euro (con l’ipotesi di un debutto nel 2021). Anche per i Cinque Stelle il nuovo tetto al contante non è una priorità: «si può ma non mi pare una discussione primaria». ha detto il presidente della Camera, Roberto Fico intervenendo a «CartaBianca» su Rai Tre. Ritorno al passato che riguarda anche gli appalti. Viene, infatti, fatta rivivere la responsabilità solidale con i subappaltatori per le ritenute non versate. Oltre a questo, si introduce un divieto di compensazione qualora non abbiano effettuato il versamento al committente. Sempre sul fronte compensazioni, resta la stretta su crediti Irpef, Ires e Irap che se superiori a 5mila euro dovranno prima passare dall’indicazione nella dichiarazione dei redditi dell’anno in cui maturano. Dal 2021 anche i sostituti d’imposta dovranno attendere la dichiarazione per compensare i crediti dal modello 770, su cui “pesa” l’erogazione del bonus 80 euro in busta paga. Ma la novità di maggior rilievo è l’introduzione di una sanzione di mille euro da marzo 2020 per ogni F24 con crediti sospetti che l’agenzia delle Entrate già da fine ottobre 2018 può bloccare per trenta giorni nell’ottica di effettuare controlli preventivi nelle situazioni ritenute più a rischio. In arrivo anche la stretta sulle compensazioni Inps e Inail voluta fortemente da Pasquale Tridico ma che non servirà come copertura per la manovra. I due istituti, infatti, avvieranno una «cooperazione rafforzata» con le Entrate, a cui potranno segnalare operazioni sospette. A metà tra fisco e lavoro, c’è anche l’estensione del reverse charge Iva alle cooperative di somministrazione lavoro. Una misura fortemente voluta dal sottosegretario al Mef, Maria Cecilia Guerra. Nel mirino soprattutto di falsi crediti Iva per il pagamento di ritenute fiscali e contributi previdenziali. I settori principalmente coinvolti sono quelli della logistica, dei servizi alle imprese, dell’alimentare e della meccanica che presentano un consistente utilizzo di manodopera in appalto. Il decreto fiscale attua anche la digital tax, che sarà operativa dal 1° gennaio, dovrà essere versata entro il 16 marzo dell’anno successivo (dunque il primo appuntamento alla cassa sarà per il 2021) e sarà accompagnata dall’obbligo di dichiarazione entro il 30 giugno. Il prelievo del 3% si applica, dunque, sui ricavi dell’anno solare (e non più per trimestre come inizialmente previsto). Per far scattare l’obbligo si farà riferimento all’indirizzo Ip italiano o ad altri sistemi di geolocalizzazione. La web tax resterà in vigore fino all’attuazione di eventuali accordi internazionali sulla tassazione dell’economia digitale.