Illecita influenza se il presidente della società trucca l’assemblea

Il delitto di illecita influenza sull’assemblea ex articolo 2632 c.c., nel testo introdotto dalla legge n. 61/2000, è integrato da qualsiasi operazione che artificiosamente consenta di alterare la formazione delle maggioranze assembleari, rendendo così di fatto possibile il conseguimento di risultati vietati dalla legge o non consentiti dallo statuto della società. Lo ha ribadito la Corte di Cassazione con la sentenza n. 20451 del 9 luglio 2020. IL FATTO Il caso trae origine da una sentenza con cui la Corte d'appello di Torino ha confermato la decisione con cui il Tribunale ha assolto l'imputato dai reati di truffa, appropriazione indebita e illecita influenza sull'assemblea ai danni della compagine sociale, di cui fa parte anche la ricorrente. In particolare quest'ultima ha lamentato che l'imputato, quale presidente dell'assemblea tenutasi il 29 luglio 2007, l'aveva fraudolentemente estromessa da tale assemblea e aveva consentito la partecipazione di un'altra società, così avendo determinato una maggioranza a sé favorevole, al fine della delibera della sua conferma nella qualifica di amministratore della società (delibera la cui adozione, essendo l'assemblea in seconda convocazione, sarebbe stata impedita dalla partecipazione della ricorrente e di suo figlio, che avrebbero votato per il rinnovo del consiglio di amministrazione). L'appellante ha rimarcato che dalle testimonianze nonché dalla documentazione prodotta emergeva sia la consapevolezza dell'imputato circa le contrarie indicazioni, date al mandatario da parte della ricorrente, sia il comportamento del medesimo, che aveva impedito anche fisicamente alla socia di partecipare all'assemblea, così avendo alterato la formazione delle maggioranze. LA DECISIONE DELLA CORTE DI CASSAZIONE Tali deduzioni appaiono rilevanti ai fini del giudizio della responsabilità dell'imputato, incidendo sulle valutazioni da compiere in ordine all'esistenza o meno di comportamenti fraudolenti, determinanti l'alterazione delle maggioranze nell'assemblea sociale e, quindi, atti ad integrare il delitto di cui all'art. 2632 c.c. La Cassazione è ferma nel ritenere che è affetta da nullità per difetto di motivazione la sentenza d'appello che, a fronte di motivi specifici di impugnazione con cui si propongono argomentate critiche alla ricostruzione del giudice di primo grado, si limiti a "ripetere" la motivazione di condanna, senza rispondere a ciascuna delle contestazioni adeguatamente mosse dalla difesa con l'atto di appello. Orbene, nel caso in esame la Corte d'Appello si era limitata ad affermare che non fosse emersa la prova sulla consapevolezza dell'imputato circa le indicazioni date dall'altra socia al mandatario, senza spiegare le ragioni per cui dalle testimonianze e dalla documentazione, indicate dall'appellante, non potesse trarsi la prova dell'anzidetta consapevolezza; né la Corte aveva detto alcunché sul se dagli elementi probatori acquisti potesse o meno trarsi la prova dei comportamenti dell'imputato, tesi ad allontanare l'appellante dalla partecipazione all'assemblea. Per la Cassazione è evidente che la legittimità o meno della partecipazione del mandatario rilevava al fine non del sindacato sulla condotta del terzo ma delle valutazioni richieste dall'art. 2636 c.c. per potere affermare o escludere la sussistenza del delitto di illecita influenza, ossia per accertare se l'imputato avesse o meno fraudolentemente impedito la partecipazione all'assemblea della socia e così alterato la formazione delle maggioranze assembleari. Ne consegue l'accoglimento del ricorso.

Illecita influenza se il presidente della società trucca l’assemblea

Il delitto di illecita influenza sull’assemblea è integrato da qualsiasi operazione che artificiosamente consenta di alterare la formazione delle maggioranze assembleari

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