Il Parlamento sta per chiudere i battenti per la consueta pausa estiva, ma la politica non va mai “in vacanza”. E' questo lo slogan più adatto per descrivere la situazione attuale con un dibattito sempre più acceso intorno al tema più intrigante del momento: la flat tax. La Lega è tornata sul punto, e dopo aver potenziato l’applicazione dell’aliquota unica del 15 per cento a favore di professionisti e ditte individuali con ricavi e compensi non superiori al limite di 65.000 euro, intende estendere la “tassa piatta” ai lavoratori dipendenti e pensionati. Al contrario il M5S intende realizzare l’obiettivo della riduzione delle imposte, rimodulando gli scaglioni dell’IRPEF e riducendo da cinque a tre le aliquote applicabili. Il progetto della Lega La Lega punta ad estendere la flat tax del 15 per cento fino a 30.000 euro di redditi per i contribuenti single; fino a 55.000 euro per i nuclei monoreddito e fino a 65.000 euro per i nuclei familiari che possiedono più redditi. Il modello proposto presenta più di una criticità. Il primo problema è rappresentato dalla “struttura” dell’attuale sistema di deduzioni e detrazioni d’imposta. L’estensione della “tassa piatta” potrebbe essere accompagnata dalla cancellazione di alcune deduzioni e detrazioni d’imposta attualmente in vigore. La circostanza potrebbe ridurre sensibilmente i vantaggi fiscali dovuti all’applicazione di un’unica aliquota. In alcuni casi, la nuova flat tax potrebbe anche tradursi in un incremento dell’imposizione o perlomeno in una mancata diminuzione. L’aumento degli oneri impositivi sarà poi più probabile per i contribuenti in possesso di redditi di modesta entità. In conseguenza di ciò, la Lega sta pensando di introdurre una clausola di salvaguardia. In buona sostanza, se l’introduzione della flat tax determinasse un aumento delle imposte, il contribuente potrà scegliere di non tenere conto della novità. In tale ipotesi, continuerà a determinare le imposte in base al sistema tributario attualmente in vigore fondato sull’applicazione di cinque aliquote IRPEF. Se questa possibilità fosse confermata risulterebbe introdotto un ulteriore elemento di complicazione del sistema tributario. I contribuenti risulterebbero di fatto obbligati ad effettuare un “doppio” calcolo. La scelta si porrebbe in evidente controtendenza con le più volte ricordate esigenze di semplificazione. La proposta del M5S Il movimento 5S si è mostrato sempre contrario all’estensione della flat tax. Al contrario si vuole lavorare sulla riduzione delle aliquote IRPEF. In particolare, l’obiettivo principale consiste nell’accorpare le aliquote IRPEF del 27 e del 38 per cento. Allo stesso tempo si sta pensando di estendere o rafforzarne la portata del bonus di 80 euro introdotto dal Governo Renzi. La pace fiscale - bis Un terreno “minato” è costituito dalla nuova edizione della “pace fiscale”. Gli schieramenti politici in campo sono d’accordo nell’estendere la disciplina del saldo e stralcio, già prevista per le persone fisiche, anche alle società in difficoltà economica. Invece il M5S, è contrario alla possibilità di definire o liberare la mole di contante attualmente detenuta nelle cassette di sicurezza con il pagamento di un’imposta. L’idea è della Lega, ma non sarà agevole trovare l’accordo politico. Il M5S è anche contrario a qualsiasi ipotesi riguardante la presentazione di una dichiarazione integrativa. Tale possibilità era originariamente prevista dalla “Manovra economica 2019”, ma la versione definitiva del D.L. n. 118/2019 non ha più previsto tale possibilità. Anche in tale ipotesi non sarà agevole trovare l’accordo politico.