Fatture oggettivamene inesistenti: rileva anche l’assoluzione in sede penale

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20579 del 29 settembre 2020, ha precisato che in caso di fatture oggettivamene inesistenti, ai fini della deducibilità o meno dei costi per le prestazioni contestate, assume rilevanza anche l’esito del parallelo processo penale, ove il contribuente sia stato pienamente assolto. IL FATTO A seguito di un Pvc, l’Ufficio notificava ad una Spa due avvisi di accertamento contestando, tra l’altro, la contabilizzazione di fatture oggettivamente inesistenti, con conseguenti recuperi a tassazione sia ai fini delle imposte dirette, sia dell’Iva. Successivamente l’Agenzia emetteva anche atto di contestazione sanzioni conseguenti ai due atti impositivi suindicati. La contribuente presentava tre distinti ricorsi accolti dalla CTP. L’Ufficio proponeva i relativi appelli, ritenuti tutti fondati dalla CTR, ritenendo fondata la tesi erariale sull’inesistenza delle prestazioni oggetto delle fatture contestate. Parallelamente per i medesimi fatti rilevanti ai fini fiscali era stato instaurato un procedimento penale, che, in seguito, si concludeva con assoluzione del legale rappresentante della Spa. Quest’ultima ricorreva per Cassazione avverso le tre distinte pronunce di appello, evidenziando, tra i vari motivi, che successivamente si era concluso positivamente il giudizio penale. LA DECISIONE DELLA CORTE DI CASSAZIONE La Corte di Cassazione, riuniti i tre ricorsi, ha accolto parzialmente i motivi di doglianza della contribuente. Il legale rappresentante della società, alcuni mesi dopo le sentenze della CTR, era stato assolto, con sentenza passata in giudicato, dal reato di utilizzo di elementi passivi fittizi al fine di evadere le imposte, in relazione alle fatture contestate negli avvisi di accertamento. Il Legislatore, con l’art. 14 co. 4-bis L. 537/1993 (come modificato dal DL 16/2012), ha previsto in merito alla deducibilità dei costi, la relativa preclusione interviene se gli stessi siano direttamente utilizzati per il compimento di un delitto non colposo; la medesima disposizione prescrive però che ove intervenga una sentenza definitiva di assoluzione, il contribuente ha diritto al rimborso delle maggiori imposte versate in relazione alla indeducibilità comminata a seguito della contestazione penale poi venuta meno. In caso di fatture false, dunque, la pronuncia penale citata dalla Spa assumeva rilevanza perché escluderebbe la sussistenza dei fatti di reato dai quali è derivata la contestazione da parte dell’Ufficio dell’indeducibilità dei costi, ritenuti inesistenti. Trattandosi di fatto sopravvenuto, era necessario che un giudice di merito accertasse effettivamente se vi fosse coincidenza tra la condotta (e le fatture) oggetto di esame in sede penale e quella oggetto di contestazione ai fini tributari. Da qui la cassazione con rinvio alla CTR.

Fatture oggettivamene inesistenti: rileva anche l’assoluzione in sede penale

Può avere rilevanza la pronuncia in sede penale con la quale si esclude la sussistenza dei fatti di reato dai quali è derivata la prospettazione della non deducibilità dei costi

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