Nell'ultima bozza di decreto fiscale spicca, tra i provvedimenti di maggiore impatto finanziario individuati dal Governo, la stretta sulle indebite compensazioni, fenomeno negli ultimi anni non occasionale. In termini di minore spesa per le casse dello Stato si stimano 1,08 miliardi di euro nel 2020 e 0,88 miliardi negli anni successivi. Sinteticamente, il contrasto alle indebite compensazioni viene declinato attraverso tre interventi: il differimento temporale delle compensazioni relative ai crediti afferenti le imposte sui redditi, le addizionali, le imposte sostitutive e l'Irap; l'estensione dell'obbligo di effettuare pagamenti tramite compensazione attraverso i canali telematici dell'agenzia delle Entrate anche per i contribuenti non titolari di partita Iva; un radicale inasprimento del sistema sanzionatorio. Per quanto riguarda la prima misura, l'attuale regime prevede che le compensazioni orizzontali di crediti di natura fiscale di importo non superiore a 5mila euro possono essere liberamente effettuate a partire dal 1° gennaio dell'anno successivo a quello in cui sono sorti, mentre quelle afferenti crediti di ammontare superiore sono sottoposte a vincoli diversi a seconda dell’imposta. In particolare, ferma restando l'apposizione del visto di conformità, se la compensazione di crediti relativi a imposte sui redditi e Irap può essere eseguita dal 1° gennaio dell'anno successivo, quella dei crediti Iva (articolo 17 del Dlgs 241/1997) può essere messa in atto solo dal decimo giorno successivo a quello di presentazione della dichiarazione o dell'istanza da cui il credito emerge. Il decreto fiscale interviene estendendo la citata norma sui crediti Iva ai crediti inerenti le imposte sui redditi e le relative addizionali, le imposte sostitutive delle imposte sui redditi e l'Irap: in altre parole, quindi, la compensazione dei crediti tributari sarà universalmente possibile soltanto trascorsi dieci giorni dall'invio delle relative dichiarazioni. Di fatto si produce un differimento temporale del momento in cui diviene possibile l'utilizzazione del credito fiscale in compensazione. Considerando i termini attuali per l'invio delle dichiarazioni dei redditi e Irap, tutto ciò avrà un impatto non secondario sulla liquidità del settore dell'economia, rischio rilevato nei giorni scorsi anche dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili che, in una nota, ha chiesto di garantire la possibilità di presentare le dichiarazioni almeno dalla fine del mese di febbraio. L'allarme dei commercialisti viene suffragato anche dalla stessa relazione tecnica al decreto fiscale che quantifica gli effetti di tale slittamento in circa 248 milioni. La seconda misura estende anche ai soggetti non titolari di partita Iva l'obbligo di servirsi dei canali telematici delle Entrate per eseguire pagamenti con la compensazione di crediti tributari. Per tali soggetti l'obbligo di presentazione dei modelli F24 attraverso i summenzionati canali vige soltanto nei casi in cui la compensazione sia totale (saldo F24 pari a zero). Secondo la relazione illustrativa tali misure consentirebbero all'Agenzia di svolgere un riscontro sulla legittimità del credito prima dell'utilizzo in compensazione, scartando le deleghe di pagamento non conformi. Viene infine introdotta una specifica disciplina sanzionatoria che contempla l'irrogazione di una sanzione fissa di 1.000 euro su ogni delega di pagamento identificata in sede di controllo quale tentativo di indebita compensazione. Una misura che, non essendo proporzionata all'entità delle somme compensate, desta più di una perplessità, ma che rappresenta un indubbio passo avanti rispetto alla stravagante proposta di Daspo ai commercialisti.