Evasione fiscale: conto sequestrabile anche se garantito da pegno regolare

Anche in presenza di un pegno regolare può essere disposto il sequestro preventivo funzionale alla confisca per equivalente di somme di denaro depositate sul conto corrente del presunto evasore. Stop invece in presenza di un pegno irregolare. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con la sentenza n. 16763 del 17 aprile 2019. IL FATTO Il caso trae origine da una ordinanza con cui il Tribunale del riesame di Padova rigettava l'appello proposto da una Banca avverso la decisione con cui il Gip aveva a sua volta disatteso la richiesta di revoca del sequestro preventivo di tre conti correnti, di un certificato dì deposito e di alcune obbligazioni disposto il 22 novembre 2017, in relazione ai reati di cui agli art. 2 e 8 del d.lgs. n. 74/2000, contestati all'indagato. LA DECISIONE DELLA CORTE DI CASSAZIONE Sul punto la Corte di Cassazione ha ribadito che non può essere disposto il sequestro preventivo funzionale alla confisca per equivalente di somme di denaro depositate su conto corrente costituite in pegno irregolare a garanzia di una obbligazione dell'imputato, attesa la immediata acquisizione della proprietà delle stesse da parte del creditore, con la precisazione che, ai fini della individuazione e differenziazione del pegno irregolare rispetto a quello regolare, non rilevano né il "nomen" contrattualmente attribuito al rapporto e nemmeno il fatto che la somma di denaro rimanga depositata su un conto corrente bancario intestato al debitore e continui a maturare interessi, essendo invece decisiva la circostanza che, nel caso di inadempimento del debitore, il creditore abbia la facoltà di soddisfarsi immediatamente e direttamente sulla cosa o sulle cose date a pegno, secondo la previsione di cui all'art. 1851 cod. civ., ovvero debba attivare una forma di vendita pubblica, ai sensi degli art. 2796 e 2797 cod. civ. Alla luce di tale premessa ermeneutica, i giudici cautelari correttamente avevano valorizzato la previsione contrattuale secondo cui, in caso di inadempimento delle obbligazioni garantite, la banca può far vendere, con preavviso, dato in forma scritta, di cinque giorni, in tutto e in parte e anche in più riprese, con o senza incanto, i titoli costituiti in pegno a mezzo di intermediari autorizzati o di altra persona autorizzata a tali atti, ovvero, in mancanza, di ufficiale giudiziario. Inoltre, le Suprema Corte ha ricordato che in tema di sequestro preventivo, il terzo che affermi di avere diritto alla restituzione della cosa sequestrata non può contestare l'esistenza dei presupposti della misura cautelare, potendo unicamente dedurre la propria effettiva titolarità o disponibilità del bene sequestrato e l'inesistenza di relazioni di collegamento concorsuale con l'indagato. Tale orientamento è stato ribadito dalla Cassazione (Sez. 2, n. 53384 del 12/10/2018), nell'ambita di una riflessione più ampia sui poteri di intervento del terzo interessato nel procedimento penale, essendosi in particolare evidenziato che nell'attuale sistema normativo, il terzo interessato da un provvedimento di sequestro preventivo o coinvolto nella confisca penale di un bene, di massima non ha titolo né per partecipare al giudizio di merito sul fatto di reato che costituisce il presupposto tanto della misura cautelare reale che del provvedimento ablativo, né per impugnare le sentenze emesse nel corso del procedimento penale, e tanto anche alla luce della (limitata) apertura alla partecipazione al giudizio di cognizione del terzo interessato sancita dall'art. 104 bis comma 1 quinquies delle norme di attuazione del codice di rito. Si è in particolare osservato che, anche nella fase cautelare, in cui non vi è una sicura affermazione della penale responsabilità dell'indagato, ma solo l'esistenza del cd. fumus commissi delicti, la legittimazione processuale del terzo interessato è comunque correlata alla sola rivendicazione della pretesa alla restituzione del bene sequestrato, nei limiti della titolarità del bene sequestrato e dell'assenza di relazioni con il soggetto indagato, essendo invece riservata solo a quest'ultimo la contestazione a più ampio raggio dei requisiti di legittimità della cautela.

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