Agenzia delle Entrate - Circolare n. 19/E/2019 Migliorare l’efficacia dei controlli fiscali, valorizzando le basi dati disponibili, anche ai fini della selezione dei contribuenti più a rischio di evasione da sottoporre a verifiche: di assoluta importanza a questo scopo sono le nuove fonti di dati, come la fatturazione elettronica e la trasmissione telematica dei corrispettivi, che garantiscono all’Amministrazione finanziaria una serie di informazioni in via anticipata rispetto alla presentazione delle dichiarazioni annuali, assicurando la possibilità di osservare in maniera ampia e tempestiva i comportamenti dei contribuenti e di intervenire con tempistiche ridotte rispetto al passato. Nel dettare con la circolare n. 19/E/2019 gli indirizzi operativi e le linee guida a fini accertativi, l’agenzia delle Entrate pone una particolare attenzione sulle attività di analisi del rischio che, affiancandosi a quelle preventive di promozione della compliance fiscale per l’assolvimento spontaneo degli obblighi tributari e per l’emersione delle basi imponibili, risultano potenziate dalla disponibilità di nuovi dati in tempo reale. L’Amministrazione finanziaria sta così effettivamente modificando il proprio ruolo, passando da mero ricevitore passivo di dichiarazioni fiscali, che vengono sottoposte a controlli “ex post”, a quello di facilitatore attivo di tax compliance, mediante l’acquisizione e la processabilità in tempo reale delle informazioni riguardanti le transazioni commerciali e i connessi pagamenti operati dalle aziende nel B2B e nel B2C, secondo quanto auspicato dall’Ocse con il report «Tax compliance by design» del 28 ottobre 2015. Sono proprio le informazioni risultanti dalla trasmissione di fatture elettroniche e corrispettivi telematici a permettere di analizzare e selezionare i soggetti a maggiore rischio di evasione Iva: il documento di prassi evidenzia come risultano infatti modificate le modalità di programmazione ed esecuzione di alcuni controlli, per i quali potranno essere intercettati sin dall’origine potenziali fenomeni di frode, riscontrando immediatamente le anomalie ed incrociandole con le informazioni presenti in anagrafe tributaria. Ciò che assume rilevanza non è quindi solamente la disponibilità del dato, quanto la possibilità di valorizzare le informazioni dallo stesso ritraibili, ampliando le capacità di analisi avanzata attraverso l’utilizzo di strumenti tecnologici più evoluti quali big data, machine learning ed intelligenza artificiale. Secondo quanto indicato dall’agenzia delle Entrate, la selezione degli operatori potrà basarsi ad esempio su un confronto tra gli importi delle cessioni, risultanti da fatture elettroniche e corrispettivi telematici, con quanto riportato nelle comunicazioni dei dati delle liquidazioni periodiche Iva e successivamente con la stessa dichiarazione Iva. Altra analisi sarà quella relativa alle relazioni tra clienti e fornitori residenti, nonché ai rapporti commerciali con l’estero, anche in questo caso avvalendosi delle informazioni contenute nell’esterometro. Già con il report datato 18 marzo 2019, l’agenzia delle Entrate aveva evidenziato i risultati del recupero dell’Iva, realizzati in appena due mesi dall’avvio dell’obbligo di fatturazione elettronica, grazie alle analisi del rischio basate sulle e-fatture e sui dati del portale «Fatture e corrispettivi». Erano stati, infatti, intercettati acquisti fittizi per 3,2 miliardi di euro e bloccati falsi crediti Iva per 688 milioni di euro, semplicemente incrociando i dati e verificando la presenza di ingenti crediti Iva nelle dichiarazioni annuali, l’assenza di fatture in acquisto nel portale «Fatture e corrispettivi» e la presenza di fatture di acquisto emesse da soggetti con un elevato profilo di rischio.