Il Governo sta procedendo alla riscrittura integrale del calendario fiscale. La novità dovrebbe riguardare soprattutto i contribuenti in possesso del numero di partita IVA. Dovrebbe così essere completamente superato l’attuale sistema fondato sul versamento di due acconti di imposta ed il relativo saldo. Il Governo intenderebbe chiamare alla cassa gli autonomi con periodicità mensile o trimestrale in modo “da spalmare” la somma dovuta lungo l’intero arco temporale di un anno ed evitare, così, picchi di uscite. Sembra dunque tracciata la strada per una nuova dichiarazione dei redditi precompilata, ma con tante complicazioni. Se la novità dovesse essere effettivamente approvata gli operatori sarebbero probabilmente tenuti ad una serie di adempimenti completamente nuovi che rischiano di “congestionare” ancora di più le strutture professionali. Sussiste il concreto rischio che, ancora una volta, i professionisti siano tenuti ad assolvere una serie di mansioni proprie dello Stato. Il Governo ha dichiarato di voler introdurre il nuovo sistema con gradualità, prima per i soggetti di minori dimensioni, ma già con decorrenza dall’anno 2021. E’ probabile, quindi, che alcune anticipazioni siano già contenute nella prossima Manovra d’estate che dovrebbe essere varata, secondo le dichiarazioni del Ministro Gualtieri, entro la prima settimana del mese di agosto. Criterio di cassa pura Secondo le indiscrezioni pubblicate dalla stampa specializzata il reddito dovrebbe essere determinato in base ad un criterio di cassa puro. Se l’indicazione fosse confermata la scelta sarebbe sicuramente positiva. La reale possibilità di spesa e la capacità contributiva devono essere misurate sulla base degli incassi effettivi e delle spese effettivamente sostenute. Tale soluzione, però, pur essendo condivisibile, fa sorgere “a catena” una serie di problemi. In primis, l’Agenzia delle Entrate è in possesso esclusivamente dei dati relativi alle fatture elettroniche emesse e ricevute. Tali dati potranno essere agevolmente acquisiti dal Sistema di Interscambio. Non sono noti, però, gli avvenuti incassi e pagamenti. Sussiste, quindi, il concreto rischio che tali informazioni vengano chieste ai contribuenti che saranno tenuti all’effettuazione di comunicazioni periodiche con evidente aggravio degli adempimenti. In alternativa, il Fisco potrebbe considerare tutte le fatture emesse incassate e tutte le fatture ricevute pagate. In tale ipotesi il contribuente sarebbe onerato di fornire la comunicazione contraria. In altre parole, sarebbe il contribuente a dover comunicare al Fisco che una determinata prestazione non è stata incassata o pagata. Con un incremento degli adempimenti. Costi non documentati da fatture Si pone il problema di comprendere come il Fisco possa “intercettare” i costi non documentati da fatture. Ad esempio: si tratta degli stipendi pagati ai lavoratori dipendenti, del versamento dei contributi, ma anche della quota pagata ogni anno per l’iscrizione all’ordine professionale, oppure ancora le spese sostenute per i taxi in occasione di una trasferta di lavoro. Anche in questo caso, seguendo la stessa logica della dichiarazione precompilata, il legislatore potrebbe obbligare tutte le categorie di soggetti coinvolti ad effettuare comunicazioni periodiche dei predetti dati. L’operazione si palesa, però, estremamente più complicata e foriera, come detto, di nuovi adempimenti. Ciò al fine di determinare il reddito effettivamente incassato ogni mese per obbligare i contribuenti ad effettuare versamenti mensili o trimestrali. Sembra, quindi, un sistema favorevole ai contribuenti, ma in realtà il vero soggetto beneficiario risulterebbe essere lo Stato che incasserebbe ogni mese o ogni tre mesi. La periodicità sarebbe analoga a quella prevista per i lavoratori dipendenti, ma senza avere le caratteristiche di tali soggetti. Costi pluriennali Si pone il problema di comprendere come i costi pluriennali debbano partecipare nel nuovo sistema alla determinazione del reddito degli autonomi. Anche in tale ipotesi, sulla base di alcune indiscrezioni, sembra che i predetti costi debbano partecipare alla determinazione del reddito in un’unica soluzione in base al principio di cassa. E’ possibile quindi, nell’ipotesi in cui il contribuente sostenga costi di ingente ammontare, che il periodo d’imposta evidenzi una perdita. Ne conseguirebbe una penalizzazione per i lavoratori autonomi che, secondo l’articolo 8 del T.U.I.R. non possono fruire del meccanismo del riporto a nuovo delle perdite per cinque anni. Il legislatore dovrebbe tenere conto di tale circostanza. Diversamente, ancora una volta, un sistema solo sulla carta più favorevole rischierebbe di penalizzare ancora una volta i lavoratori autonomi.