Prima ancora che decollassero le opere di ristrutturazione e di efficientamento energetico, non era difficile intuire i rischi della tempesta perfetta che si sarebbe potuta generare con un’agevolazione fiscale come quella del superbonus 110% e anche l’UIF aveva avvertito (comunicazione 11 febbraio 2021) dell’insorgenza di notevoli rischi di frode: creazione “a tavolino” di crediti inesistenti tramite fatture false e monetizzazione degli stessi crediti fittizi mediante i meccanismi di cessione ad istituti finanziari, ovvero una gigantesca frode in danno di una pletora di contribuenti allettati dalla possibilità di rifarsi la casa “a costo zero”. Approfittando, infatti, dell’ingenuità di tanti cittadini che magari, prima di comprare un banale televisore, pretendono rigorose garanzie e che invece, per accedere in fretta al superbonus, non si sono curati in alcun modo di accertarsi meglio su chi fosse il proponente della “gallina dalle uova d’oro”, in tanti hanno firmato contratti e consegnato documenti a procacciatori di spregiudicati “general contractor”, gettatisi nel ghiotto affare proponendo miracoli edilizi ed energetici i quali, purtroppo, ora potrebbero trasformarsi nell’incubo di molti proprietari di immobili su cui l’Agenzia delle Entrate si potrebbe ovviamente rivalere. Non può, quindi, dormire sonni tranquilli chi in questi mesi avesse avuto contatti con improbabili “general contractor” di dubbia eticità e impresari di varia natura che si fossero eclissati dopo aver acquisito sia documentazione tecnica degli immobili sia dati fiscali e documenti di identità. Come verificare eventuali frodi Se, infatti, fossero stati firmati contratti per il 110%, ma i lavori non fossero mai iniziati e semmai, ad ogni domanda di saperne di più, gli interlocutori ancora reperibili respingessero le richieste con qualsiasi pretesto, sarà sicuramente opportuno dare un’occhiata al proprio “Cassetto fiscale”, cliccando nella sezione “Comunicazione opzioni per interventi edilizi e Superbonus” e infine in “Esito istanza”. In quest'ultima sezione apparirà la "storia" dei bonus fiscali e, a quel punto, ove si trovassero importi e movimenti che non dovrebbero esserci sarà bene contattare in fretta le autorità competenti per sporgere denuncia, in quanto qualcuno potrebbe aver fruito di crediti fiscali di ignari cedenti, a fronte di fatture per operazioni inesistenti. Prima che siano le autorità inquirenti a farlo, sarà così possibile scoprire se si sia caduti nella rete di soggetti che hanno fatto stipulare contratti per “appalto lavori con cessione del credito d’imposta” e che, ricevuti i contratti, potrebbero poi avere emesso false fatturazioni attestanti uno stato di avanzamento lavori per una percentuale non inferiore al 30%, minimo richiesto per vantare la cessione di un credito d’imposta poi ceduto per ottenerne la monetizzazione. Rischio contestazioni e recuperi fiscali La cronaca quotidiana ormai ci dice che la diffusione degli illeciti è già oggetto di indagine della magistratura e ha motivato le recenti strette legislative anti-frode ma, a breve, potrebbe essere a rischio sia la serenità sociale sia la stabilità nervosa di molti contribuenti vittime di profili problematici (e penali) dei quali molti sono ancora largamente ignari. Per recuperare la frode, infatti, lo Stato cercherà dapprima di rincorrere il truffatore, ma non sarà semplice per il privato committente rimanere indenne da contestazioni e recuperi fiscali nei casi in cui, come prevedibilmente spesso accadrà, si fosse incappati in una rete di frodatori talmente “furbi” da rendersi irreperibili o, comunque, patrimonialmente non aggredibili. Un noto scrittore diceva che gli italiani hanno un tale culto per la furbizia che arrivano persino all’ammirazione di chi se ne serve a loro danno. Sarà, però, di diverso avviso chi fosse rimasto vittima di questa ennesima manifestazione della fraudolenza fiscale, che poteva e doveva essere meglio prevenuta e contrastata in quanto già ampiamente prevedibile nelle pieghe della stessa legge agevolativa.