Attività di culto: nessuna deroga alla disciplina urbanistica

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con la nota n. 3734 del 16 aprile 2019, prende in esame il caso delle associazioni di promozione sociale che, pur non prevedendolo espressamente nell’atto costitutivo o nello statuto, svolgono attività di culto in modo promiscuo con attività di promozione sociale. In primo luogo, il Ministero del lavoro specifica che non configura un’attività di culto la semplice celebrazione occasionale. Qualora invece le celebrazioni siano ricorrenti e sistematiche, quotidiane o in giorni fissi e orari predefiniti funzioni religiose e a carattere confessionale, la collocazione delle stesse tra le attività diverse appare problematica. In particolare, se le attività di culto caratterizzano gli enti religiosi civilmente riconosciuti, le stesse sembrano sussumibili nella categoria delle attività diverse. La disciplina di favore prevista per gli Enti del Terzo settore esclude le attività “non istituzionali” anche se strumentali a quelle di interesse generale previste dallo statuto come oggetto principale del rapporto sociale, attraverso le quali ciascun ente persegue le finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale che lo caratterizzano come Ente del Terzo settore. Ne deriva che, qualora un locale sia adibito in maniera sistematica e organizzata allo svolgimento di celebrazioni religiose o altre attività di culto, non è possibile derogare alla ordinaria normativa urbanistica in materia di destinazione d’uso. Anche il Consiglio di Stato ha chiarito che l’associazione di promozione sociale non può insediare un luogo di culto non occasionale o precario in aree e territori comunali non vocati definendo tale condotta “urbanisticamente scorretta”.

Attività di culto: nessuna deroga alla disciplina urbanistica

Le associazioni di promozione sociale che svolgono periodicamente attività di culto non possono esercitare l’attività in immobili non a norma con la regolamentazione urbanistica

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