Amministratori di società responsabili se non impediscono il compimento di fatti pregiudizievoli

Gli amministratori di società sono responsabili in solido nel caso in cui, essendo a conoscenza di fatti pregiudizievoli, non abbiano fatto quanto in loro potere per impedirne il compimento o eliminarne od attenuarne le conseguenze dannose. Lo ha ribadito la Corte di Cassazione con la sentenza n. 8544 del 27 febbraio 2019. IL FATTO Il caso trae origine da una sentenza con cui la Corte d'Appello di Milano ha confermato la condanna per bancarotta semplice nei confronti del presidente del Cda e di un suo componente, per aver aggravato il dissesto della società, astenendosi dal chiederne il fallimento. In particolare, i giudizi di merito hanno accertato che la società fallita svolgeva intermediazione immobiliare per conto di un unico cliente, in virtù di un contratto con esclusiva e che fin da subito aveva commissionato a terzi l'esecuzione delle attività previste dal contratto, terzi che doveva pagare senza che le rimanesse alcun margine di profitto; è stato, inoltre, posto in rilievo che tutti gli esercizi erano stati chiusi in perdita e che il patrimonio netto era stato negativo a partire dal 2007, aumentando la perdita progressivamente dai 240mila euro di dicembre 2007 ai quasi 800mila del dicembre successivo. Secondo i giudici del merito l'aggravamento del dissesto era ricollegabile anche alla realizzazione di più incarichi di consulenza retribuiti in anticipo e, talvolta, senza che fosse stata reperita la prova che le attività oggetto della consulenza fossero state effettivamente realizzate. LA DECISIONE DELLA CORTE DI CASSAZIONE La Corte di Cassazione ha confermato il verdetto di appello. L'art. 2932 del codice civile, dopo aver sancito al primo comma la necessità per gli amministratori dell'adempimento dei doveri imposti dalla legge o dallo statuto, con la diligenza connaturata all'incarico ne sottolinea - comma secondo - la responsabilità solidale nel caso in cui, essendo a conoscenza di fatti pregiudizievoli, non abbiano fatto quanto in loro potere per impedirne il compimento o eliminarne od attenuarne le conseguenze dannose. La disposizione codicistica è stata ritenuta fondativa, in capo agli amministratori di società, della posizione e del correlativo obbligo di garanzia di impedire gli atti pregiudizievoli per la società stessa e per i creditori, essendosi precisato che il mancato adempimento ai predetti doveri comporti, in ambito penalistico, la responsabilità per omissione in concorso nei delitti fallimentari commessi da altri amministratori, ex art. 40 cpv cp, consistita nella mancata vigilanza e nella mancata attivazione per impedire l'adozione di atti di gestione pregiudizievoli. In proposito si è altresì puntualizzato - in una visione dinamico-funzionale del ruolo di gestione e della responsabilità solidale e collegiale degli organi amministrativi - che l'inerzia del singolo amministratore, anche se da sola insufficiente ad impedire l’evento pregiudizievole, nell'unirsi all'identico atteggiamento omissivo - sia esso colposo o doloso - degli altri componenti dell'organo amministrativo, acquista efficacia causale rispetto al dissesto, o all'aggravamento del dissesto, in quanto l'idoneità dell'opposizione del singolo a impedire l'evento deve essere considerata non isolatamente, ma nella sua attitudine a rompere il silenzio e a sollecitare, con il richiamo agli obblighi imposti dalla legge ed ai principi di corretta amministrazione, un analogo atteggiamento da parte degli altri amministratori.

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