Acquisti con plafond anche in assenza di dichiarazione IVA

Con l’ordinanza n. 14190 del 24 maggio 2019, la Corte di Cassazione ha riconosciuto la bontà del plafond maturato in un’annualità per la quale era stata omessa la dichiarazione IVA, al fine di effettuare acquisti senza applicazione dell’imposta (art. 8 comma 1 lett. c) del DPR 633/72) nell’anno successivo. La decisione della Suprema Corte è diretta conseguenza dei principi sanciti dalle Sezioni Unite nella sentenza n. 17757 dell’8 settembre 2016. In tale sede si era affermato che, pur in mancanza di dichiarazione annuale per il periodo di maturazione dell’eccedenza di IVA detraibile, il suddetto credito d’imposta (risultante dalle dichiarazioni periodiche e dai regolari versamenti nel corso dell’anno) deve essere riconosciuto. Il diritto alla detrazione può essere esercitato entro i termini ordinari di cui all’art. 19 comma 1 del DPR 633/72 (Cass. 21 dicembre 2016 n. 26525), con riferimento all’anno in cui il diritto è sorto. È, quindi, ormai pacifico che il credito emergente da una dichiarazione omessa possa essere compensato o riportato a nuovo, non dovendo essere necessariamente richiesto a rimborso, ferma la condizione che le liquidazioni siano state effettuate correttamente e che il soggetto passivo abbia rispettato tutti i requisiti sostanziali per esercitare il diritto alla detrazione (più di recente, sulla scia delle Sezioni Unite, si vedano Cass. 21 novembre 2016 n. 23624, Cass. 25 gennaio 2017 n. 1962, Cass. 13 settembre 2018 n. 22340). Come detto, i principi devono essere estesi alla più particolare situazione nella quale il soggetto passivo, nell’anno di omessa dichiarazione IVA, abbia maturato il plafond, utilizzato poi nell’anno di imposta successivo per effettuare acquisti in sospensione d’imposta. Sul punto, l’ordinanza in commento è convincente nell’equiparare la disciplina delle compensazioni del credito IVA rispetto alla disciplina che consente di effettuare acquisti in regime di sospensione d’imposta sulla base di un plafond maturato nell’anno d’imposta precedente, con conseguente applicazione dei principi di derivazione comunitaria. Applicando i principi della Corte alla fattispecie di interesse, il soggetto passivo che possieda i requisiti sostanziali per ottenere lo status di esportatore abituale ha il diritto all’utilizzo del plafond (così come è stato affermato, in termini più generali, per la detrazione dell’imposta) a prescindere dal rispetto del requisito formale rappresentato dalla presentazione della dichiarazione IVA annuale per l’anno in cui il plafond è maturato. Resta ferma, anche nella situazione in esame, l’applicabilità delle sanzioni derivanti dall’omessa dichiarazione, mentre, valorizzando i principi della Corte, sembra da escludere l’irrogazione all’esportatore abituale della sanzione amministrativa prevista dall’art. 7 comma 4 del DLgs. 471/97 per chi dichiara all’altro contraente (o in Dogana), in mancanza dei presupposti richiesti dalla legge, di volersi avvalere della facoltà di acquistare (o importare) senza pagamento dell’IVA.

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