La scissione della società semplice non è operazione abusiva

Con la risposta n. 124 del 30 aprile 2025, l'Agenzia delle Entrate ha offerto un'analisi approfondita sulla potenziale abusività di una scissione totale non proporzionale di una società semplice, un'operazione sempre più frequente nella gestione dei patrimoni ereditari, soprattutto immobiliari. Il quesito Il caso in esame riguardava una società semplice, avente ad oggetto la gestione di partecipazioni societarie in immobili da locazione e una società agricola. A seguito del decesso del socio fondatore, la totalità delle quote era pervenuta in comunione a tre eredi (nipoti). L'esigenza di riorganizzazione nasceva dalla volontà dei soci di rendere autonome le rispettive organizzazioni patrimoniali e stabilizzare gli assetti proprietari nel lungo periodo, in considerazione delle diverse prospettive di investimento e governance manifestate dai tre eredi, al fine di evitare che le diverse posizioni potessero ostacolare la valorizzazione del patrimonio. L'operazione prospettata consisteva in una scissione totale non proporzionale della società semplice in favore di tre nuove società semplici (NewCo X, Y, Z), ciascuna detenuta al 100% da uno degli eredi, con il mantenimento del socio d'opera già presente nella scindenda. L'assenza del "vantaggio fiscale indebito" nelle imposte dirette Il contribuente, nel formulare la propria soluzione interpretativa, riteneva che la scissione non integrasse gli estremi dell'abuso del diritto ai sensi dell'articolo 10-bis della Legge n. 212 del 2000, in quanto non si realizzava alcun vantaggio fiscale indebito. L'Agenzia delle Entrate ha accolto tale impostazione, richiamando la propria prassi e la natura fiscale della società semplice. Irrilevanza fiscale dell'operazione Il parere dell'Amministrazione finanziaria si fonda sulla specifica disciplina tributaria delle società semplici e sulla ratio della neutralità fiscale. Nello specifico: a differenza delle società commerciali, la scissione di una società semplice è considerata estranea al perimetro applicativo dell'articolo 173 del TUIR (che disciplina la neutralità delle operazioni societarie d'impresa); il trasferimento dei beni dalla società scissa alle beneficiarie, sebbene determini un trasferimento di fatto, non è riconducibile ad alcuna delle ipotesi realizzative contemplate dall'articolo 67 del TUIR e pertanto è fiscalmente irrilevante; l'eventuale concambio delle partecipazioni nella scissa con quelle nelle beneficiarie non è riconducibile ad alcuna fattispecie impositiva per i soci ex articolo 67 del TUIR. L'unica eccezione si verifica in presenza di ristori, in denaro o in natura, che, attribuendo rilevanza impositiva ai maggiori valori, configurerebbero una cessione a titolo oneroso. La condizione essenziale per l'esclusione di abusività, sotto il profilo fiscale, è che gli asset trasferiti (nel caso di specie, le partecipazioni) conservino presso le beneficiarie il medesimo valore fiscalmente riconosciuto che avevano in capo alla scissa. In conclusione, l'Agenzia ha stabilito che la scissione rappresentata, alle condizioni esposte (mantenimento del costo fiscale degli asset e delle partecipazioni, assenza di conguagli), non configura alcun vantaggio fiscale ai fini delle imposte dirette. La sua irrilevanza fiscale, in capo alla scissa e ai soci, esclude ab origine la sussistenza del primo elemento costitutivo dell'abuso del diritto ex articolo 10-bis. Imposte indirette: l'atto di divisione della comunione Ai fini delle imposte indirette, l'operazione ha come effetto ulteriore lo scioglimento della comproprietà sulla partecipazione totalitaria detenuta in comunione dagli eredi nella società semplice scissa. Lo scioglimento della comunione sulla partecipazione configura un atto di divisione, che, secondo l'orientamento della Cassazione (sent. n. 20645/2005) e la prassi (circolare n. 18/E del 2013), ha natura dichiarativa. Di conseguenza, si applica l'imposta di registro con l'aliquota proporzionale dell'1 per cento, in linea con l'articolo 3 della Tariffa, parte Prima, allegata al d.P.R. n. 131 del 1986. La risposta n. 124/2025 fornisce un essenziale punto di riferimento per i professionisti che assistono gli eredi nella delicata fase di riorganizzazione di assetti societari non commerciali, confermando la piena legittimità, e la conseguente neutralità fiscale, delle scissioni di società semplici motivate da comprovate esigenze extrafiscali di governance e gestione del patrimonio post-successione.

La scissione della società semplice non è operazione abusiva

L'Agenzia delle Entrate sdogana l'operazione di riorganizzazione per i patrimoni immobiliari non commerciali ereditati, escludendo il vantaggio fiscale indebito ex art. 10-bis della legge n. 212/2000

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